Formazione

Ripartiamo dallo sport a scuola

La lettera di un insegnante in risposta all’intervista di Pescante su “Vita”

di Redazione

La lettura dell?intervista a Mario Pescante sul vostro settimanale, del 26 giugno 1998, mi ha permesso di apprezzare alcuni passaggi sui quali credo sia utile riflettere. È interessante notare come negli ultimi due anni si sia evidenziato un sostanziale cambiamento di atteggiamento nei riguardi del problema scuola. Siamo passati dalla ?scuola da aggredire?, espressione letta più volte sui giornali, a una ?scuola nella quale investire? per poterne sfruttare e gestire le grandi potenzialità. Credo che la dichiarazione di palese fallimento nel rapporto con la scuola sia il risultato di due fattori: la limitata conoscenza delle dinamiche interne alla scuola e la assoluta mancanza di criteri di sviluppo stabiliti a livello politico. La scuola, purtroppo, è sempre stata considerata fondamentale solo per la formazione culturale e del tutto inutile per la formazione sportiva: come se i due aspetti fossero in antitesi. La stessa pessima e miope considerazione sulle potenzialità della scuola è sempre stata espressa dagli operatori del movimento sportivo nazionale: Coni e federazioni. La rigidità delle sue regole interne e l?attività sportiva sempre poco organizzata è stata mal sopportata dalle federazioni, che hanno messo in secondo piano la scuola come ambiente utile alla diffusione dell?attività motoria e sportiva. Questo limitato contesto in cui è sempre stata collocata la scuola è la conseguenza della negligenza dei politici. Non c?è mai stato un serio dibattito su ciò che si deve fare per sviluppare una corretta attività sportiva giovanile e quindi non ci sono mai state scelte serie che ne stabilissero i criteri di gestione. Se osserviamo ciò che succede in Europa scopriamo che i sistemi di organizzazione sportiva giovanile sono fondamentalmente due: il primo, utilizzato da Spagna e Italia, si basa sulle società sportive, organizzate in federazioni e Coni con personale fondamentalmente volontario, come sottolinea Pescante nell?intervista; il secondo, utilizzato da tutti gli altri stati come Inghilterra, Francia, Germania, Olanda, pone la scuola al centro di tutto il movimento. È evidente soprattutto ai non addetti ai lavori, che nel primo sistema si è creato una specie di deregulation selvaggia sulla quale Pescante ha giustamente posto l?accento: la nascita degli Enti di Promozione sportiva che hanno occupato i grandi spazi dell?attività sportiva per tutti e che hanno avuto forti finanziamenti attraverso i loro strettissimi legami con i partiti politici; le strutture di carattere ?speculativo? dove l?attività motoria ha assunto, probabilmente a sproposito, un ruolo ?paramedico?, e forse per un lapsus, non sono state citate le strutture Coni, inutilmente elefantiache e costosissime. Questi sono solo alcuni esempi di come in Italia sia permesso lo sperpero di grandi quantità di denaro senza favorire una vera sensibilizzazione sportiva. Tale situazione ha determinato un livello culturale motorio ancora primordiale e uno sviluppo sportivo giovanile molto limitato, settoriale e monotematico, che si sta sempre più impoverendo. Tale risultato può essere confermato dai confronti che le nostre nazionali giovanili hanno con i coetanei dei Paesi europei. La seconda realtà presente in Europa, vede la scuola come centro di sviluppo dell?attività motoria dalla scuola materna all?università. Dai dati attuali, e secondo pareri anche di illustri sportivi, sembra che questo modello sia vincente; gli stati che lo attuano hanno uno sviluppo sia a livello culturale sia a livello di praticanti nettamente superiore al nostro. Questa situazione non può essere valutata che a livello politico. Un chiaro esempio di questa situazione è la legge sul dilettantismo. Se nella definizione di un organismo come il ?Comitato sport per tutti? non vengono nemmeno citati i rappresentanti del mondo sportivo scolastico, è evidente che le scelte fatte tendono a salvaguardare e a tamponare solo la situazione attuale. Una scelta in questa direzione sarebbe stata un segnale importante che avrebbe dimostrato l?inizio di un cambiamento di direzione. Come insegnante di Educazione Fisica e tecnico sportivo credo che sia opportuno che i politici si prendano in carico la ricerca di una soluzione .


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