Mondo

Ong: c’è il pericolo che riprenda il conflitto

i prossimi dodici mesi sono un banco di prova per il più grande Paese africano

di Emanuela Citterio

Un rapporto pubblicato da dieci organizzazioni umanitarie – tra cui Oxfam, Save the Children e World Vision – dal titolo Rescuing the Peace in Southern Sudan lancia l’allarme riguardo alla forte possibilità di un ritorno alla guerra civile. “Non è ancora troppo tardi per evitare il disastro, ma i prossimi dodici mesi sono un banco di prova per il più grande Paese africano” – afferma il rapporto. Una preoccupazione condivisa dallo stesso Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, che nei giorni scorsi nel quinto anninversario dell’accordo di pace ha chiesto a tutte le parti in causa di raddoppiare gli sforzi per portare a compimento il processo di pace.

Per Paul Valentin, direttore di Christian Aid, una delle ong che hanno partecipato alla stesura del rapporto, “una nuova guerra non è inevitabile, ma tutto dipende dall’attenzione che la comunità internazionale saprà dimostrare”. Maya Mailer, co-autore del rapporto, spiega infatti che l’anno scorso si è registrata nel sud del Sudan una escalation di violenza che potrebbe proseguire e trasformarsi in una delle più gravi emergenze dell’Africa nel 2010. Secondo le agenzie umanitarie, l’anno scorso circa 2.500 persone sono state uccise e 350mila sono state costrette a fuggire dalle loro case.

Nel corso del 2010 la campagna “Sudan 365” vedrà impegnati migliaia di attivisti e celebrità della musica in eventi in almeno 15 stati in uno sforzo internazionale coordinato per lanciare un appello ai leader del mondo a prendere provvedimenti urgenti atti a prevenire il riaccendersi e il propagarsi del conflitto in Sudan. Gli eventi sono stati organizzati dalla coalizione di associazioni e gruppi, tra cui per l’Italia, Italians for Darfur, alla quale hanno aderito Amnesty International, Save Darfur, FIDH, Refugees Internatrional , Human Rights Watch, International Rescue Commettee, Darfur Consortium e Arab Coalition for Darfur ed è rilanciata in Italia da “Articolo 21” e da “Artisti socialmente utili”.

L’impegno preso dalle associazioni di “Sudan 365” inizia a distanza di solo un anno dal referendum che deciderà il futuro del Sudan e che segnerà l’anniversario dei primi cinque anni del “Comprehensive Peace Agreement” (CPA), l’accordo di pace che pose fine alla guerra civile tra Nord e Sud del Sudan.

Nei giorni scorsi almeno 140 perosne sono rimaste uccise e 90 ferite nella remota regione Wunchuei dello stato di Warrap in battaglie tra due gruppi etnici in sud Sudan. Le Nazioni Unite hanno inviato nella regione un contingente di Caschi blu poichè la situazione è “di grande preoccupazione” per possibili ritorsioni. Secondo le Nazioni Unite, solo nell’ultimo anno sono stati più di duemila civili che hanno perso la vita negli scontri etnici nel Sud Sudan, precisando inoltre che da alcuni anni molte più persone muoiono in questa zona che regione nella regione del Darfur, oggetto di una maggiore attenzione da parte della comunità internazionale e dei media.

Il nord e il sud del Sudan hanno combattuto una guerra civile per ventidue anni, durante la quale hanno trovato la morte più di un milione e mezzo di civili. Il conflitto si è concluso, almeno sulla carta, nel 2005 con l’Accordo di pace comprensivo (Cpa), ma la cui efficacia è stata più volte messa in discussione a causa di alcuni punti cruciali nel documento che non si sono ancora risolti.

Fonte: Unimondo

 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA