Cultura

Benedetto XVI: “Israele esista, patria ai palestinesi”

Il pontefice prende posizione sul Medio oriente parlando di fronte al corpo diplomatico della Santa sede. Continuano intanto le violenze a Gaza e in Cisgiordania

di Daniele Biella

“Levo la mia voce, affinché sia universalmente riconosciuto il diritto dello Stato di Israele ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. E che, ugualmente, sia riconosciuto il diritto del popolo palestinese ad una patria sovrana e indipendente, a vivere con dignità e a potersi spostare liberamente”. Queste le parole pronunciate stamattina da papa Benedetto XVI trovandosi a colloquio con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. “Mi preme sollecitare il sostegno di tutti perché siano protetti l’identità e il carattere sacro di Gerusalemme, la sua eredità culturale e religiosa, il cui valore è universale”, ha aggiunto il pontefice, ”solo così questa città unica, santa e tormentata, potrà essere segno e anticipazione della pace che Dio desidera per l’intera famiglia umana”.

 

La presa di posizione di Benedetto XVI arriva all’indomani di un’altra brutta pagina per il conflitto in corso in Medio oriente. A Gaza, infatti, si continua a morire: sono tre i morti, sembrerebbe tutti appartenenti a corpi di milizie jihadiste, in seguito al bombardamento di un edificio a Gaza city (vedi foto Reuters) da parte delle forze aeree israeliane. “E’ la risposta al lancio di missili su Israele”, ha affermato il premier israeliano Netanyahu, dopo che poche ore prima almeno quattro colpi di mortai erano partiti dalla Striscia verso il territorio israeliano, senza provocare danni a persone. A un anno dall’Operazione Piombo fuso, durata tre settimane e che ha portato alla morte di almeno 1300 palestinesi, la guerra tra Israele e Hamas continua anche a riflettori spenti: ogni settimana, infatti, continuano a esserci attacchi con morti e feriti.

Non solo Gaza, comunque: anche in Cisgiordania il conflitto continua con le modalità degli ultimi tempi, tra contenziosi sulle case, che vengono demolite ai palestinesi per costruire nuove abitazioni per le colonie israeliane (rendendo di fatto nulla nella pratica la dichiarazione di Netanyahu di “congelamento degli insediamenti per dieci mesi dallo scorso dicembre), generando anche reazioni violente di civili palestinesi ai danni di israeliani, manifestazioni di attivisti palestinesi, israeliani e internazionali che spesso finiscono in scontri con l’esercito come accade ogni settimana a Ni’lin nei pressi del muro israeliano (qui un sito di riferimento palestinese tradotto in italiano), e attacchi deliberati dei coloni più oltranzisti a bambini e contadini palestinesi nei villaggi rurali delle colline a sud di Hebron (l’ultimo il 7 gennaio, leggi qui), dove operano i volontari del corpo civile italiano dell’Operazione colomba, anche loro presi di mira dalla furia dei ‘nuovi pionieri’.

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