Non profit

Body scanner, chi ci guadagna

Da anni le lobby delle società produttrici in campo per l'adozione di questa tecncologia

di Riccardo Bianchi

Sono circa 40 i body scanner già in funzione in 19 scali aerei americani e 150 sono stati acquistati la scorsa estate. Si trattava di un progetto pilota, nato sulla scia degli studi per implementare la sicurezza dei voli dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 e molto prima che Umar Farouk Abdulmutallab, il mancato martire nigeriano, tentasse di farsi saltare in aria sul volo Amsterdam-Detroit del 26 dicembre.

La spesa non è da poco. Ogni apparecchio, per altro anche con raggi-x di bassa portata, è costato tra i 130mila e i 160mila dollari. La Transportation Security Administration, la società americana per la sicurezza dei trasporti, ha già fissato l’acquisto di altri 300 apparecchi dopo il mancato colpo di Santo Stefano. In totale si tratterebbe di una spesa di quasi 80 milioni di dollari, oltre 50 milioni di euro. Ma potrebbe anche essere più alta.

Dopo il fallito attentato, infatti, il prezzo dei body scanner è salito. Il costo minimo è adesso di 150mila dollari (+15% in un solo giorno) e continuerà ad aumentare con le richieste che arriveranno da tutto il mondo.

2,58 miliardi di dollari il fatturato potenziale solo in America.

Solo in America sono 560 gli aeroporti che dovranno dotarsi di questi marchingegni. Nel progetto pilota erano quasi 10 per ogni scalo, ma già a Schiphol, a Amsterdam, ce ne sono 15 e si pensa che ne servano molti altri. Ma ipotizzando una media (per difetto) di 20 body scanner per ogni aeroporto, solo in America se ne venderebbero 11200. Moltiplicati per il costo minimo, cioè 150mila dollari l’uno, fanno 1,68 miliardi di dollari. Circa 1,12 miliardi di euro.

Se poi sommiamo tutti gli aeroporti del mondo che hanno collegamenti con gli Stati Uniti, la cifra sale a dismisura. Quello internazionale di Los Angeles accoglie voli provenienti da 70 destinazioni internazionali, supera di molto le 100 il JFK di New York. Difficile quindi calcolare tutti gli scali europei, asiatici, africani, oceanici e latinoamericani collegati con gli States. Il guadagno per le compagnie che vendono gli scanner raddoppierebbe. E sono cifre al ribasso.

Le lobby e il caso Michael Chertoff, ex segretario per la sicurezza interna che fece acquistare le sue macchine

Sarà per questo che le società produttrici stanno premendo da anni perché questa tecnologia entri in funzione e in questi giorni sono più presenti che mai nel dibattito mediatico.

Il Washington Post ha esaminato il comportamento di Michael Chertoff, ex segretario del Dipartimento per la sicurezza interna, che, dopo il 26 dicembre, ha fatto il giro di telegiornali e talk show, parlando delle qualità dei body scanner. Peccato che Chertoff sia oggi a capo del Chertoff Group, proprietario della Rapiscan Systems, tra le più importanti aziende costruttrici di questi prodotti. 

Fu proprio Chertoff a ordinare, durante l’amministrazione Bush, l’acquisto nel 2005 dei primi scanner. Oggi i 40 già presenti negli aeroporti americani provengono dai laboratori Rapiscan. E i 150 acquistati in estate sono anch’essi Rapiscan, e sono stati pagati dalla TSA circa 25 milioni di euro. Cioé 166 mila dollari l’uno, il prezzo più alto sul mercato.

Il Washington Examiner, poi, ha stilato un’intera lista di parlamentari legati finanziariamente o lavorativamente con società che commercializzano gli scanner. Si tratta di circa sei o sette senatori e deputati repubblicani, ma non mancano anche i democratici.

Le macchine non funzionano e molte sono finite in magazzino.

Ma rimane il problema della qualità, del funzionamento. Secondo quanto riportato dai giornali americani nel 2007, i marchingegni della Rapiscan non funzionano. Secondo il Seattle Times, che cita documenti del governo americano, tra il 2005 e il 2007 ne sarebbero stati acquistati addirittura 450, ma soltanto 95 sarebbero arrivati a destinazione in 38 scali. La causa sarebbero dei “problemi di manutenzione e di rendimento”. Tra i falsi allarmi, i materiali pericolosi non segnalati e corto circuiti, i tecnici erano in azione ogni giorno.

L’accusa è che la Tsa non abbia fatto nessun controllo sulla funzionalità dei prodotti, acquistandoli sulla fiducia. I numeri non concordano con quelli dati dalle autorità di 40 scanner già attivi su 19 aeroporti, ma c’è chi pensa che molti si siano rovinati e che, quindi, l’Autorità abbia mentito sulle cifre per evitare di raccontare l’errore.

 

In Italia già pronta l’azienda che dovrebbe venderle

In Italia, secondo il ministro Maroni, saranno tre gli aeroporti che, per un progetto satellite, dovranno dotarsi degli scanner: Milano Malpensa, Roma Fiumicino e Venezia. Ancora non si sa niente di preciso, i primi esemplari dovrebbero arrivare a marzo.

Si sa però chi li commercializzerà: sarà la Gilardoni srl di Mandello del Lario Lecco, che produce e vende attrezzature a raggi-x sia per la sicurezza che per il settore medico. Dalla società confermano che saranno loro a occuparsene, ma non fanno sapere se produrranno i body scanner o se faranno da tramite con le aziende americane, né lasciano trapelare indiscrezioni su prezzi e commissioni ricevute.


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