Non profit
La cooperazione si fa anche col social network
La piattaforma europea Capacity4Dev
Condividere progetti, documenti, esperienze. Avere risposte
a distanza da Bruxelles. Una ricetta online per abbattere
la burocrazia. E per incentivare la trasparenza Addio vecchie scartoffie, au revoir burocrazia. Ecco come l’Unione europea intende modernizzare la cooperazione allo sviluppo. Il lungo cammino della riforma della cooperazione tecnica avviata nel 2008 parte proprio da un sito: www.capacity4dev.eu. Non un semplice sito, ma un vero e proprio social network dedicato a chi vuole condividere progetti, documenti, esperienze, domande, ampliare i propri contatti, e avere in tempo reale risposte dalla vecchia e centralissima Bruxelles pur rimanendo in Kenya o in Angola, ad esempio, dove sta portando avanti progetti di cooperazione. Uno strumento al passo coi tempi, a cura di EuropAid (la direzione sulla cooperazione per la Commissione), ma anche e soprattutto una prima risposta alle osservazioni della Corte dei Conti che, nel 2007, aveva rilevato come i risultati della cooperazione tecnica erogata attraverso i progetti europei fossero inferiori alle aspettative.
Aperto all’inizio 2008 e costato 240mila euro, il cantiere della nuova piattaforma online è terminato nell’estate dello scorso anno. Ma è solo da ottobre 2009 che il sito è andato ufficialmente online. Sviluppato in collaborazione con il Centro di ricerca europeo che ha sede a Ispra (Varese) su piattaforma open source Drupal (http://drupal.org), oggi Capacity4Dev.eu conta oltre 700 enti registrati ad appena tre mesi dal lancio.
Il servizio offre diversi livelli di accesso: i semplici visitatori (non iscritti) possono consultare tutti i documenti disponibili per uso pubblico, mentre per beneficiare degli aspetti interattivi della piattaforma, come ad esempio caricare file, partecipare o creare gruppi o discussioni è necessario registrarsi. Gli utenti registrati possono anche creare gruppi di lavoro “ristretti” dove i contenuti presenti nell’area del gruppo saranno accessibili solo agli appartenenti al gruppo stesso.
«In realtà l’intero progetto era stato pensato per gli uffici e i progetti dell’Unione Europea dislocati all’estero, con lo scopo di mettere in rete tutti quanti e ridurre quello stato di “autismo” per cui, diciamo così, la mano destra non sa cosa sta facendo la sinistra», spiega Virginia Manzitti, dieci anni come cooperante in Burkina Faso e Senegal e dal 2002 presso EuropeAid a Bruxelles, «poi, non appena abbiamo messo online il sito, sono stati soprattutto gli enti privati e le ong indipendenti a dimostrare maggiore interesse rispetto a coloro a cui era rivolto principalmente il servizio». Uno strumento interno alla fine si è trasformato in un eccellente strumento di trasparenza verso terzi. Verso quelle ong ed enti privati che non hanno le forze per aprire sedi a Bruxelles ma che da oggi possono sperare, comunque, di fare rete.
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