Mondo

La svolta di Cecilia: Emergency a chilometri zero

Prima intervista alla neo presidente, figlia di Gino e Teresa Sarti

di Chiara Daneo

Ambulatori di base e specialistici apriranno, dopo Palermo, anche a Torino e Firenze grazie a un pool
di medici volontari. Così,
a 16 anni dalla nascita,
l’ong incomincerà ad operare anche in Italia Cecilia Strada, laureata in sociologia e componente dell’ufficio umanitario della ong da due anni, è la giovane – 30 anni e neo mamma da un mese – nuova presidente di Emergency. Succede alla madre Teresa, scomparsa da poco. Vita è andata a conoscerla tra un pannolino da cambiare, un biberon da scaldare e riunioni da fissare.
Vita: La notizia della sua nomina a presidente di Emergency è subito rimbalzata tra i media con grande velocità. Cos’ha di speciale Emergency?
Cecilia Strada: In questi 15 anni abbiamo lavorato con passione e professionalità, due concetti che per Emergency vanno di pari passo. La professionalità si traduce per noi nell’esperienza di una sanità di livello elevato e gratuita. L’obiettivo è sempre stato quello di costruire e gestire ospedali in cui porteremmo con fiducia i nostri familiari, contrastando con forza l’idea di fare sanità da terzo mondo nel terzo mondo e ponendo la gratuità come condizione imprescindibile per rendere quello alla salute un diritto realmente praticabile.
Vita: Come pensa di conciliare il nuovo ruolo con la maternità?
Strada: Ho la fortuna di poter lavorare da casa, via telefono, con il computer. Sto anche pensando di mettere un box nell’ufficio. Insomma, ci organizzeremo. Se le donne afghane riescono a tornare a lavorare nei campi subito dopo il parto, possono farcela anche le meno resistenti ma non meno determinate trentenni italiane!
Vita: Emergency ha scelto un’altra presidente donna dopo sua madre. Un caso?
Strada: In Italia la prevalenza di donne in staff è pura casualità. All’estero invece quella di dare la precedenza alle donne è stata una scelta precisa. C’è anche un particolare progetto, quello del centro di maternità di Anabah in Afghanistan, in cui viene impiegato solamente personale femminile per un duplice scopo: incentivare e supportare il loro lavoro da una parte, ma dall’altra contribuire anche a creare un ambiente in cui le donne che partoriscono si sentano a loro agio.
Vita: Durante l’incontro nazionale dei volontari a Firenze è emersa una preoccupazione sempre crescente nei confronti diritti dei migranti. C’è davvero uno spazio per l’intervento di Emergency anche in Italia?
Strada: Sì. A Palermo abbiamo già da qualche anno un poliambulatorio di medicina di base e specialistica dedicato ai migranti e alle persone in stato di bisogno. Quest’anno intendiamo lavorare molto nel nostro Paese perché crediamo che ci sia una zona d’ombra, un vuoto di diritti in cui si trovano non solo i migranti ma anche molte persone in stato di bisogno. Molte persone a causa di difficoltà economiche o logistiche non riescono ad orientarsi e, di fatto, non riescono ad accedere ai servizi sanitari. Pensando a loro stiamo progettando una serie di ambulatori di medicina di base e specialistica che lavoreranno grazie all’aiuto di medici volontari. Si sta pensando a Firenze e a Torino, ma siamo aperti anche alla valutazione di altre città in cui l’immigrazione sia particolarmente presente e i servizi non siano sufficientemente garantiti a tutti.


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