Cultura

nati per leggere, un libro per amico

Compie dieci anni il progetto che avvicina alla lettura

di Benedetta Verrini

Dieci anni di vita, centinaia di migliaia di libri regalati ai bambini, migliaia di operatori coinvolti: sono i numeri di «Nati per leggere», il progetto nato tra il 1999 e il 2000 dall’alleanza tra i pediatri e i bibliotecari italiani per sostenere lo sviluppo della lettura nei piccoli in età prescolare.
È nato sulla scia di due progetti americani, «Born to Read» e «Reach out and read». Ma «Nati per leggere» aveva già una marcia in più: «Coinvolgeva il pediatra, una figura a cui tutte le famiglie in Italia hanno accesso in modo gratuito, come attore strategico dell’avvicinamento alla lettura dei bambini», spiega Michele Gangemi, presidente dell’Associazione culturale pediatri che, assieme all’Associazione italiana biblioteche e al Centro per la salute del bambino, è tra i soggetti promotori dell’iniziativa.
«Nati per leggere» coinvolge oggi 1.130 pediatri, 1.155 bibliotecari, 1.194 volontari (che leggono a voce alta nelle sale d’attesa degli ambulatori e degli ospedali), 3.169 educatori. E raggiunge quasi il 33% della popolazione pediatrica interessata. «Molti si domandano perché dovevamo essere proprio noi pediatri a veicolare questo progetto», riflette Gangemi. «La risposta è semplice: in una visione più globale del concetto di salute, lo sviluppo dell’abitudine alla lettura ha ricadute enormemente positive sul bambino sia dal punto di vista cognitivo che relazionale».
Alcuni studi a campione realizzati da «Nati per leggere» dimostrano come, a parità di età e di contesto sociale, i bambini iniziati alla lettura hanno rendimenti molto più elevati di fronte alla comprensione e poi alla successiva produzione di un testo. «E poi c’è l’aspetto affettivo che è connesso a quello cognitivo», sottolinea Gangemi. «Un bambino che fin dai primi mesi di vita è stato abituato al momento di lettura, ascoltando la voce della sua mamma, sviluppa capacità di autostima e relazionali molto elevate».
Per funzionare, «Nati per leggere» deve inserirsi in una rete che parte dal pediatra, arriva in biblioteca, torna alla famiglia. «Nel mio ambulatorio a Verona ho il carrello dei libri di lettura del nostro sistema bibliotecario», spiega Gangemi. «Le famiglie che passano per le visite possono prenderli e poi restituirli alla biblioteca più vicina». Dove le amministrazioni locali sostengono il progetto, ai bambini che vanno dal pediatra per la prima visita (tra i tre e i sei mesi) viene persino regalato il primo libro. Nel 2008 ne sono stati regalati 136.258, provenienti da nove diversi editori.
Dopo dieci anni, il successo del modello «Nati per leggere» è stato esportato anche in Catalogna, in ex Jugoslavia, in Brasile. «Siamo felici di mettere le basi per l’apprendimento e lo sviluppo delle capacità dei bambini in tutti i mezzi, anche quelli digitali, cui avranno accesso», conclude Gangemi. La mappa con gli attori del progetto, i libri consigliati, le esperienze straniere sono sul sito.

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