Non profit

Vogliamo sviluppo? Puntiamo sul volontariato

La scommessa di Carlo Borgomeo

di Giuseppe Frangi

«Ha una funzione cruciale, perché mette insieme le persone, ricostruisce le comunità locali». I primi 100 giorni del presidente di Fondazione per il Sud Il Sud che vorrei: non c’è sintesi migliore per esprimere lo slancio con cui Fondazione per il Sud si è proiettata su questo 2010. Quello slogan è il titolo del calendario che la fondazione ha allestito, grazie a 12 fotografie affascinanti che da sole spiegano quale sia il potenziale di energie umane che la fondazione per sua missione è chiamata a stanare e a far crescere. È il Sud che vorrebbe Carlo Borgomeo, da 100 giorni alla presidenza, ma da una vita in prima linea nella battaglia per rilanciare questa parte sofferente ma straordinaria del nostro Paese.
Vita: Per tutti il Sud è una causa persa. Per lei invece è una causa che sviluppa passioni e progetti. Non si sente un po’ una bestia rara?
Carlo Borgomeo: Per nulla. E la prima conferma l’ho trovata qui dentro, in fondazione: dove mi sono imbattuto in una struttura non solo professionale, ma forte dal punto di vista motivazionale. E le assicuro che non è una cosa scontata, visto che ogni giorno ci si deve misurare con la frustrazione data dallo scarto tra l’offerta che la Fondazione può garantire e la domanda potenziale invece che bussa alla porta.
Vita: E come non creare delusione in chi non trova sostegno al proprio progetto?
Borgomeo: Il segreto è quello di sostenere progetti esemplari, capaci cioè di suggerire buone pratiche diffuse. Che facciano del mettersi in rete un punto di forza. “Esemplari” anche nel senso che si suppone che attirino l’attenzione di altri soggetti finanziatori. Con la legge 44 venivano approvati e sostenuti il 19% dei progetti presentati. Qui in alcuni casi la percentuale scende, ed è un segnale della vastità della domanda: nel bando su progetti nel socio-sanitario abbiamo finanziato 12 progetti su 230. Per questo ho in mente di sperimentare una soluzione che non lasci morire tante buone idee.
Vita: Di cosa si tratta?
Borgomeo: Dobbiamo trovare un dispositivo grazie al quale i progetti esclusi con buoni requisiti vengano messi a disposizione di altri possibili finanziatori. Che vengano rimessi in circuito e non vadano persi.
Vita: Le dimensioni della domanda sono spia della vitalità del terzo settore?
Borgomeo: Anche, ma non solo. Al Sud il terzo settore è chiamato a un ruolo vastissimo di supplenza di un’amministrazione pubblica spesso impotente. Inoltre al Sud mancano quasi totalmente le fondazioni, e quindi tutta la domanda converge su di noi.
Vita: Quali sono le novità che ci si deve attendere per questo 2010?
Borgomeo: Il bando resta uno strumento non esaltante ma inevitabile: impossibile immaginare una logica di sportelli. Tuttavia il Comitato di indirizzo della fondazione ha introdotto per il 2010 due voci innovative. Una riguarda progetti messi in campo da reti di volontariato e già operativi: quindi non cose nuove, ma cose già in essere che vengono giudicate buone e che possono trovare una possibilità di crescere e di allargarsi grazie al sostegno della fondazione. La seconda invece riguarderà progetti speciali particolarmente innovativi, non pertinenti ai temi dei bandi in essere. In questo caso l’esemplarità diventa ancora maggiore e quindi una piccola parte del budget della fondazione verrà destinato a loro.
Vita: La fondazione ha sostenuto la nascita delle prime tre fondazioni di comunità al Sud. Ce ne sono altre in cantiere?
Borgomeo: Per ora no. Dobbiamo procedere con prudenza, perché sarebbe un vero dramma se una nascesse e poi non ce la facesse. Comunque le tre che sono partite funzionano e obbediscono a tre modelli diversi, perché la la fondazione ha formalemente sancito che non ci debba essere un modello tipo. Per esempio, quella di Salerno ha coinvolto ben 63 soggetti del territorio provinciale ed è partita con 500mila euro di patrimonio da noi raddoppiato, mentre quella di Napoli è nata nel 2009 con la scelta di partire piccola senza sostegno delle istituzioni e di puntare alla crescita continua.
Vita: Come vi regolate per controllare l’efficacia dei progetti?
Borgomeo: Abbiamo un doppio meccanismo di monitoraggio. Il primo riguarda la congruità delle spese rispetto all’impostazione progettuale. Il secondo invece verifica i risultati. Ad esempio è importante monitorare la percentuali dei progetti che sopravvivono nel tempo. Il bando 2008 sul recupero scolastico ha visto il 60% dei progetti continuare anche una volta terminato il sostegno della fondazione.
Vita: La crisi ha causato un taglio nelle erogazioni di molte fondazioni. Anche la vostra dovrà ridurre i budget?
Borgomeo: No. Tra rendita del capitale investito e contributi delle fondazioni verrà mantenuto il livello di questi anni. Naturalmente è fondamentale dare conto alle fondazioni di dove finiscono i soldi che ci vengono assegnati, ed è una responsabilità che personalmente mi riguarda. Ma da tutti i contatti ho potuto verificare come per l’Acri questo sia un punto socialmente strategico e che quindi intenda continuare in versamenti annuali di queste dimensioni.
Vita: Quando si parla di Sud domina sempre il fatalismo. Con lei si avverte invece un sentimento contrario e insolito di entusiasmo. Che cosa la sorregge in questa convinzione?
Borgomeo: Il volontariato al Sud non è un’attività residuale ma è l’unica vera scommessa per lo sviluppo. Sino ad oggi si è inseguito uno sviluppo tutto quantitativo, alimentato da milioni di euro che giravano sopra la testa della gente senza mai tradursi in efficacia concreta. Invece lo sviluppo al Sud, come scrisse Sebregondi, è innanzitutto educazione alla sviluppo. E in questo il volontariato ha una funzione cruciale, perché mette insieme le persone, ricostruisce le comunità locali, sollecita il senso di responsabilità individuale e collettiva.

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