Non profit

I panificatori: «Numeri gonfiati»

Luca Vecchiato smentisce le cifre del Corriere e attacca la grande distribuzione organizzata

di Lorenzo Alvaro

«Il dato divulgato dal Corriere della Sera è quanto meno surreale». Questo il commento di Luca Vecchiato, presidente della Federazione Panificatori Italiani, circa l’inchiesta sullo spreco del pane. Da quattro giorni infatti via Solferino sostiene  che a Milano vengano quotidianamente buttati 180 quintali di pane fresco in eccedenza. «I primi dati, a livello nazionale, che stiamo raccogliendo parlano di uno spreco medio, riguardo al pane, del 2 massimo 2,5%. Le stime dell’inchiesta indicherebbero che nel capoluogo lombardo ci sarebbe un’impennata che va dal 6 al 10%. Un anomalia decisamente strana». Scetticismo anche da parte del direttore di Fondazione Banco Alimentare Onlus, Marco Lucchini «non so se queste cifre siano vere, dunque aspetto a commentarle». Le due realtà in ogni caso hanno già programmato per questa settimana un tavolo per chiarire la situazione. «Solo quando avremo dati certi potremo pensare a risposte efficaci» sottolinea Lucchini.
Questo non significa che non esista un problema di sprechi.
«Sulla questione del pane buttato i panificatori artigianali sono l’anello debole della catena, in quanto scontano l’approccio  consumistico dato dalla grande distribuzione organizzata (Gdo)» spiega Vecchiato, «La questione fondamentale è economica oltre che etica e culturale: la Gdo è il maggior centro di spreco di pane e nonostante questo non ci rimette un euro, secondo una politica di acquisto e vendita da padre padrone. La Gdo» aggiunge Vecchiato, «pretende infatti che i suoi fornitori consegnino pane fresco in abbondanza, per avere gli scaffali sempre pieni sino all’ora di chiusura quando, per contratto, il panificatore è costretto a ritirare l’invenduto a prezzo pieno e a buttare il pane. Oltre a ciò il panificatore paga il contributo fiscale come se il pane fosse venduto: una beffa che nei panifici si misura entro margini limitati ma che aumenta a dismisura quando entra in gioco la fornitura alla Grande distribuzione». La Federazione stima infatti che il pane reso a causa delle politiche di vendita della Gdo può arrivare fino al 15% del prodotto fresco presente sugli scaffali, mentre in panificio la quota raggiunge al massimo al 4-5%. «Una dinamica da cane che si morde la coda», conclude Vecchiato, «da fermare in parte attraverso una nuova messa a sistema di iniziative solidali. Siamo i primi a renderci disponibili a collaborare con organizzazioni come Il Banco Alimentare, associazioni esperte in “logistica della solidarietà” con cui si potrebbero riunire in serata le rimanenze produttive dei panificatori artigianali».

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