Welfare
Nuove comunità per minori con problemi psichici
Le suggerisce la Conferenza Unificata in un Accordo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
Sono quattro gli Accordi tra governo e Conferenza Unificata Stato-Regioni di particolare rilievo normativo e di impatto sul sociale e sulla salute pubblica pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 2 del 4 gennaio 2010.
Tutti approvati il 26 novembre 2009, gli accordi riguardano in tre casi il Tavolo permanente sulla sanità penitenziaria e affrontano i temi dei dati sanitari e delle cartelle cliniche informatizzate, le strutture sanitarie nell’ambito del sistema penitenziario e le Linee d’indirizzo per l’assistenza ai minori sottoposti a esecuzione penale.
Il quarto accordo riguarda invece le aree di collaborazione e gli indirizzi prioritari sugli interventi negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Particolarmente interessante l’Accordo relativo all’assistenza sanitaria verso i minorenni sottoposti all’esecuzione della pena, perché suggerisce l’introduzione di una nuova tipologia di comunità residenziale, con scopo di osservazione e diagnosi, in tutti i casi in cui i minori autori di reato mostrino una condizione psicopatologica. Secondo quanto si legge nel testo approvato dalla Conferenza Unificata, in queste strutture sempre aperte in tutti i casi d’urgenza, i minori dovrebbero restare solo il tempo necessario a valutarne le necessità assistenziali e a costruire un eventuale percorso terapeutico e di riabilitazione psicosociale.
Ricordando l’impegno verso una riabilitazione socio-educativa dei minori che preveda il meno possibile il ricorso a strutture privative della libertà, l’Accordo esorta a “ottimizzare la presa in carico dei minori a partire da una valutazione multidisciplinare (che deve essere fatta da una équipe di operatori: medici, psicologi, educatori, assistenti sociali), che consenta di evidenziare le caratteristiche del minore e i suoi bisogni “assistenziali” (sanitari, educativi, sociali)”. Tutti gli interventi, prosegue l’Accordo, dovranno essere valutati periodicamente in merito alla loro efficacia dalla stessa équipe di riferimento.
Per i soggetti minorenni e giovani adulti che presentano disturbi psicopatologici, alcol dipendenza, tossicodipendenza o portatori di doppia diagnosi sarà necessario “l’immediato collocamento in strutture di cura” o la “previsione di interventi terapeutici”.
L’Accordo effettua poi una presa di distanza dalla scelta (attualmente quasi scontata) del collocamento nelle attuali comunità, che “non appare spesso frutto di una valutazione il più possibile approfondita e congrua della situazione personale-familiare-sociale, oltre che penale, del minorenne”.
“Da ciò possono conseguire esperienze quanto mai dannose”, prosegue il testo, “come il succedersi di inserimenti in diverse comunità, l’assenza di progettualità che dia un significato all’inserimento stesso, l’allontanamento unilaterale del contesto familiare e sociale, senza averne valutato le potenzialità di “Contenitore favorevole” (tali contesti, adeguatamente trattati e sostenuti possono costituire i luoghi dell’intervento)”.
L’Accordo approvato dalla Conferenza Unificata sollecita dunque la realizzazione di specifici accordi a livello regionale che contengano:
-quando, da chi, come e dove debba essere effettuata la valutazione delle condizioni del soggetto, anche dal pdv sanitario;
-come debbano configurarsi le strutture di cura, recupero, riabilitazione, tenendo presente che la progettualità non può prescindere anche da interventi educativi e di inclusione sociale;
-consolidare-attivare processi di integrazione strategica, progettuale, operativa tra i vari soggetti istituzionali e non coinvolti nella presa in carico
Per quanto riguarda l’inserimento in comunità, l’Accordo sottolinea che può avvenire in comunità educative, del sociale o in comunità terapeutica.
Il testo suggerisce la creazione (o l’implementazione di strutture già esistenti) di comunità con “caratteristiche specifiche”, con il compito di “accogliere anche in situazione di urgenza il minore autore di reato, per il quale vi sia il sospetto di una condizione psicopatologica”. La comunità “dovrà svolgere, nel periodo di ospitalità del soggetto, una osservazione atta a chiarire la situazione clinica del soggetto, necessaria alla stesura di un programma terapeutico riabilitativo e l’eventuale inserimento in una struttura comunitaria residenziale, terapeutica o socio-educativa, appropriata alle “necessità assistenziali” riscontrate”.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.