Non profit

‘Ndrangheta, il botto di inizio anno

Bomba a Reggio Calabria contro i magistrati

di Franco Bomprezzi

Inizio d’anno con un botto per niente augurale a Reggio Calabria: la bomba esplosa davanti al tribunale conquista i titoli di apertura dei giornali, con l’allarme per la minaccia della ‘ndrangheta rivolta ai magistrati che stanno confiscando beni e proprietà dei criminali.

Il CORRIERE DELLA SERA di oggi apre con “Una bomba contro i magistrati-avvertimento della ‘ndrangheta per fermare le confische dei beni”. Spiega Fiorenza Sarzanini nel sommario di prima pagina: «È la scelta di compiere un’azione eclatante a dimostrare quanto alta sia la posta in gioco. Perché le cosche hanno dato il via libera all’attentato al palazzo di giustizia pur avendo la consapevolezza che l’esplosione avrebbe riportato Reggio Calabria al centro dell’attenzione, con un’inevitabile potenziamento dei controlli sul territorio…L’avvertimento riguarderebbe una serie di processi ormai giunti in appello, ma anche alcune decisioni imminenti che riguardano beni e proprietà della ‘ndrangheta. Perché è proprio la procura generale a decidere sulle confische di soldi e immobili rintracciati durante le indagini». Lo scoppio della bombola a gas da 25 chili non ha comunque procurato vittime. Al tema sono appaltate anche le pagine 2 e 3. Il CORRIERE rimarca la dichiarazioni del procuratore generale («Ce l’hanno con noi») e del presidente Napolitano («Sostegno ai giudici»). Il quotidiano chiude poi il servizio con il profilo proprio del procuratore generale in carica da novembre Salvatore Di Landro sotto il titolo “Il magistrato che disse al boss ormai libero: lavora e scorda il passato”, che descrive come un professionista cordiale con gli imputati, rispettoso delle difese, ma inflessibile. Uno che in 38 anni di professione non ha mai ricevuto una minaccia, ma con l’obiettivo di chiudere la carriera proprio a Reggio.

“Bomba alla Procura generale. La ’ndrangheta minaccia i pm” così il titolone in prima de LA REPUBBLICA che all’avvertimento mafioso dedica le successive due pagine. L’obiettivo dell’ordigno deflagrato all’alba era quello di dare un messaggio inequivocabile e devastante: se fosse esploso avrebbe potuto distruggere la parte anteriore della Procura di Reggio Calabria. Una bombola da 10 kg di gas (con il numero di matricola cancellato) su cui erano stati collocati un panetto di tritolo e un detonatore. I corrieri, ripresi dalle telecamere, avevano il casco. “Qui le cosche si spartiscono ogni metro quadrato ma ora hanno capito che i giudici non fanno sconti”: è il titolo dell’intervista al procuratore generale Salvatore di Landro che spiega così l’attentato: «i criminali sono portati a pensare che nel processo d’appello le cose si sistemano, glielo ripetono da anni anche i loro avvocati; quando questo non avviene, quando anche qui si rendono conto che prendono bastonate, qualcuno può avere la tentazione di reagire». Il suo ufficio del resto si occupa di cose molto delicate: dei processi in grado di appello e delle confische dei beni. Su entrambi i fronti, spiega Di Landro, si è «impostato il lavoro con il massimo del rigore e del controllo… Le cosche tradizionali si spartiscono il territorio con una capillarità impressionante ma le indagini vanno avanti con determinazione, i successi sono tangibili, la strada è lunga e difficile, l’importante è che venga percepito che si procede con il massimo del rigore e dell’impegno ma anche con la massima serenità». In appoggio, il quadro dell’attività delle cosche (circa 200 con 10mila affiliati e un giro d’affari di 44 miliardi l’anno). Spiega Francesco Viviano che la sfida con la procura è partita subito: dal giorno dell’insediamento di Giuseppe Pignatone, procuratore. Era la primavera del 2008 e appena insediato Pignatone fece fare una bonifica alla procura, trovando così una cimice appena collocata. La rabbia dei clan è legata soprattutto alla confisca dei beni… Tra le reazioni, da segnalare quella di Napolitano (che ha espresso «la solidarietà e la vicinanza del Paese») e del ministro Alfano secondo cui l’attentato non farà «venir meno, anzi accrescerà, l’impegno della magistratura reggina».

La notizia dell’attentato è a pag. 17 del GIORNALE  con il titolo“Reggio, bomba contro il tribunale. La ‘ndrangheta attacca lo Stato”. La cronaca da Reggio Calabria  dove si sottolinea che «l’attacco è avvenuto a pochi giorni dall’insediamento del nuovo capo procuratore» è associata ad un altro evento  accaduto a Napoli dove  un gestore “Non paga il pizzo. Bruciato il bar vicino alla Questura”. La pagina 17 raccoglie anche il caso dei “Ladri all’assalto delle nuove case per i terremotati” ma la Protezione civile rassicura «nonostante i danni non ci sarà alcun ritardo nella consegna degli chalet agli sfollati».

 “Bomba in tribunale, la ‘ndrangheta minaccia i giudici”, titola LA STAMPA. I titoli delle pagine interne sottolineano tutti come con questo «gesto intimidatorio» la ‘ndrangheta «alza il tiro», «un segnale all’intera magistratura reggina», una reazione all’«attacco finale agli intoccabili» con cui la ‘ndrangheta «vuole riaffermare la propria supremazia». Marco Minniti parla di uno scontro «arrivato alla fase acuta», il procuratore Giuseppe Pignatone, in un’intervista, parla di una «reazione irritata e vendicativa» dei mammasantissima alle «straordinarie iniziative della magistratura», un modo per «riaffermare una supremazia sul territorio messa a dura prova» dai 49 latitanti catturati nell’ultimo anno e dei beni confiscati per 800 milio di euro, come dagli 800 chili di cocaina sequestrati negli ultimi sei mesi. Un commento di Francesco La Licata sottolinea come quella di domenica sia una «comunicazione» rumorosa ma non mortale, con una «trappola già predisposta»: se il botto di domenica provocherà «una deviazione verso il ragionevole quieto vivere, soprattutto nelle istituzioni, allora avranno vinto loro».

E inoltre sui giornali di oggi:

YEMEN
LA REPUBBLICA – “Tra la gente di Sana’a «Democrazia o bombe qual è il vero Obama»”. Un reportage dalla capitale dello Yemen per spiegare la guerra vista dal suq. Lo Yemen, dove sarebbe stato addestrato l’attentatore sul volo natalizio, è ora nel mirino degli Usa e Pietro Del Re ci è andato per cogliere gli umori. Che sono molto critici nei confronti del Nobel per la pace. È un fatto però che nello Yemen ci siano colonne di Al Qaeda e che nel solo 2009 gli americani abbiano stanziato 70 milioni di dollari per aiutare i militari yemeniti.

LA STAMPA – Un pezzo di Marco Bardazzi disegna il contesto dello scenario Yemen, recentemente definito dall’Economist come «il luogo peggiore del mondo». Mentre Usa e Gran Bretagna chiudono le loro ambasciate, Bardazzi parla di un asse tra i terroristi dello Yemen e quelli della vicina Somalia, per dar vita a un «patto del terrore» che crei una sorta di «Al Qaeda nel Golfo di Aden». Al Qaeda avrebbe pescato a piene mani tra i 200mila rifugiati somali che si sono riversati nello Yemen e Obama non per nulla farà pressing sull’Onu proprio per ottenere un rafforzamento del contingente di peacekeeping in Somalia.

AFGHANISTAN
IL GIORNALE – In copertina il caso Afghanistan con un reportage  di Pierangelo Maurizio “In barba a tutti i disfattisti in Afghanistan stiamo vincendo”. A pagina 13 Maurizio scrive: «Il noi è riferito ai 42 Paesi, tra cui l’Italia, che partecipano con grandi sacrifici – 502 morti quest’anno,il prezzo più alto dal 2001 – alla missione Isaf che ha come primo scopo quello di dare sicurezza a uomini e donne, bambini martoriati da più di 30 anni di guerra. “Loro” invece è la galassia  composta da talebani, studenti coranici, trafficanti e briganti che hanno fatto del terrore più che un mezzo un fine». «In Pakistan i talebani sono costretti a colpire i civili perché stanno perdendo il sostegno della popolazione. L’esito finale è ancora lontano e non scontato. Ma negare i progressi sarebbe un errore».

PANE
CORRIERE DELLA SERA – Il giornale continua l’inchiesta sugli sprechi del cibo. “L’ultimo minuto per salvare il pane”, racconta dell’esperimento lanciato in  40 città in cui gli avanzi vengono consegnati ai volontari del quartiere. Scrive Rita Querzè: «Pioggia, nebbia o neve che sia, don Domenico Bendin ha un appuntamento fisso per ogni giorno feriale che il Signore manda in terra. Alle 19.29 in punto si presenta allo storico panificio-pasticceria Orsatti di Ferrara, a due passi dal Duomo. «Come va Don, tutto bene?», sorride la titolare mentre gli consegna tre vassoi con gli avanzi di giornata di paste e pasticcini. I cabaret in meno di mezz’ora atterrano sul tavolo della mensa dell’associazione viale K, fondata per aiutare chi ha bisogno. Don Bendin e il panificio Orsatti non sono soli. C’è tutta un’Italia che s’inventa l’impossibile per evitare gli sprechi. Convinta che l’uomo non sia solo ciò che mangia ma anche ciò che evita di buttare nella spazzatura. Gente che si mobilita soprattutto di fronte a notizie come quella segnalata ieri dal Corriere: 180 quintali di pane buttati ogni giorno solo a Milano». Il CORRIERE raccoglie anche le dichiarazioni di Carlin Petrini (“Si fermi lo spreco”) e gli interventi del ministro Luca Zaia (“Così cercheremo di recuperare il cibo”) e di Ermanno Olmi (“Quelle michette buttate, un vero crimine”).

DROGA
LA STAMPA – In comunità in coppia, padre e figlio. È questa l’ultima faccia della lotta alla tossicodipendenza, raccontata attraverso la storia di un dentista milanese, di 49 anni, e del figlio 17enne: entrambi da due mesi sono in cura presso Exodus. Con loro ci sono altre 5 coppie famigliari di padri e figli. Padre e figlio che sniffano insieme, prima di uscire, e la mamma che non sa nulla: «Non ci dormo la notte, dice don Mazzi, decine di famiglie sono sull’orlo del baratro». A margine anche la testimonianza di un operatore della clinica Le Betulle del comasco, che è drug free e in più sono «vietati gli incontri dei pazienti con visitatori che fanno uso di sostanze: da mesi notiamo che i padri dei giovanissimi in disintossicazione spariscono per ripresentarsi solo a disintossicazione conclusa». Le interviste ai ragazzi sono impressionanti.

PAPA
LA REPUBBLICA – Doppia pagina sulla critica di Benedetto XVI ai maghi, ai pronostici e agli economisti. «È  solo in Dio  che gli uomini possono riporre la speranza di un futuro migliore», ha detto all’Angelus di ieri Benedetto XVI. Doppia intervista a Giacomo Vaciago (“Non ci basta indovinare la crescita del Pil”) e Massimo Cacciari (“Ma il futuro non dipende soltanto da noi”). 

LA STAMPA – A commento dell’intervento di ieri del Papa, che ha invitato a diffidare di maghi ed economisti, poiché «il futuro dipende da Dio», un’intervista a Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior e docente di etica della finanza in Cattolica. «L’economia è una tecnica neutrale, per portare vantaggi deve trovare l’uomo disposto a considerarsi importante. Il Papa ha il merito di indicare la centralità della persona umana anche nell’economia».

EDILIZIA
IL SOLE 24 ORE – “Mezza Italia sotto vincolo verde” è il titolo di apertura del quotidiano economico. «Novità da gennaio: interventi edilizi solo con il via libera della soprintendenza». “Proposte e non solo divieti” è l’editoriale di Fulvio Irace che sottolinea positivamente «il giro di boa voluta per la figura del soprintendente che smette, finalmente, la giacca di “signor no”». All’argomento sono dedicate due pagine (2-3). Antonello Cherchi e Francesco Nariello firmano “Costruzioni con il si del soprintendente”. «Sono Trentino, Liguria e Valle D’Aosta le regioni più verdi: il loro territorio è per la maggior parte sottoposto a vincoli paesaggistici». La grande differenza col passato è che «in questo modo lo Stato si riappropria dell’ultima parola sul paesaggio, funzione finora delegata alle regioni, le quali a loro volta l’avevano sub-delegata ai comuni».  

IVA
ITALIA OGGI – “Iva, una riforma zoppa” è il titolo di apertura del quotidiano delle imprese e dei professionisti. «Dal primo gennaio sono in vigore le nuove disposizioni comunitarie. Ma le norme attuative ancora non ci sono. E s rischia il caos». L’editoriale è di Marino Longoni che sottolinea come la riforma dell’Iva ha «qualche effetto collaterale talmente vistoso che rischia di oscurare gli aspetti positivi della riforma. È il caso dell’estensione dell’obbligo della dichiarazione Intrastat alle prestazioni di servizi scambiate, anche occasionalmente, fra soggetti comunitari». Il problema più grave però è un altro. Longoni spiega che «le norme italiane di recepimento non sono ancora pronte». Un esempio di come il legislatore, nell’era di internet e della comunicazione integrata, non riesca ad arrivare puntuale ad un appuntamento. «Un semplice sottoprodotto dell’incuria e della pigrizia del legislatore».

INFLUENZA A
LA STAMPA – Francia, Olanda e Germania hanno avviato la svendita dei vaccini per l’influenza A, mentre un giornale francese ieri ha pubblicato una finta pagina di eBay con una fiala a 4 euro e l’Oms invita a regalare le dosi in eccesso ai paesi poveri. «Il fatto che il malanno si sia rivelato meno peggio del previsto, legittima il sospetto che qualcosa non sia andato come i governi ci hanno raccontato», scrive Marco Zatterin. Ma Antonio Cassese, dirigente dell’Istituto superiore della Sanità spiega che l’Italia insiste per far vaccinare anche chi non lo ha ancora fatto, perché è in arrivo un secondo picco, che sarà più forte di quella di novembre.


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