Mondo

Iraq: Pentagono offre 500 posti ai media

Permesso ai giornalisti di unirsi a unità combattimento, non mancano i timori di "addomesticamento"

di Paul Ricard

Per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, il Pentagono permetterà a centinaia di giornalisti di unirsi alle unità di combattimento Usa, in caso di conflitto contro l’Iraq. La mobilitazione, che dovrebbe riguardare 500 giornalisti, di cui 100 stranieri, promettere di offrire la copertura dal fronte più completa della storia americana. Lo riporta il New York Times. Il Pentagono ha comunicato la scorsa settimana alle varie redazioni il numero di posti disponibili, e attende ora di ricevere i nominativi dei giornalisti che verranno inviati al fronte. “Sotto molti aspetti è un’iniziativa storica” ha dichiarato Brian Whitman, uno dei portavoce del dipartimento alla Difesa che sta dirigendo le operazioni di assegnazione dei reporter alle singole unità dell’esercito Usa. In effetti si tratta di un cambiamento radicale rispetto alla politica adottata dal Pentagono durante la Guerra del Golfo, quando i giornalisti vennero tenuti a centinaia di chilometri di distanza dal fronte. La massiccia presenza di giornalisti sul fronte iracheno non manca però di sollevare questioni delicate, sia dal punto di vista strategico che da quello etico. Il Pentagono infatti ha chiarito che ai giornalisti verrà vietata la diffusione di notizie riguardanti azioni militari allo studio per il futuro, e a quelle abortite. Inoltre, si vuole evitare che i media diano notizie della morte di singoli soldati prima che le autorità militari abbiano avvertito le rispettive famiglie. “Non vogliono avere immagini di convogli militari su una determinata strada – ha dichiarato Eason Jordan, responsabile dei notiziari della Cnn – per non dare indicazioni utili all’esercito iracheno”. Secondo i documenti messi a punto dal dipartimento alla Difesa Usa, articoli e servizi su battaglie e azioni in corso d’opera non possono essere diffusi senza un permesso ufficiale. Inoltre, il giorno, l’ora e il risultato degli scontri armati potranno essere descritti solo in termini generali. Non è ancora chiaro se il cambiamento di politica costituisca un tentativo da parte del Pentagono di anticipare e controbattere a eventuali denuncie irachene di atrocità commesse contro la popolazione civile. Intanto i vertici dei media Usa non nascondono il fatto che la “coabitazione” dei corrispondenti di guerra con le truppe americane porta con se il rischio di produrre reportage addomesticati nei confronti delle operazioni americane.


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