Non profit

Stop ai veleni Ripartiamo da lavoro e famiglia

Parla Enrico Letta, numero 2 nel Pd

di Ettore Colombo

Per il vice di Bersani è proprio il welfare il terreno su cui costruire il dialogo con il governo.
Mantenendo alcuni punti fermi come il no alla riforma
della giustizia.
Il 5 per mille in Finanziaria?
«Bene, ma ora riprenderemo la battaglia per una legge che stabilizzi questo strumento
una volta per tutte»
«L’atmosfera è irrespirabile, la logica di contrapposizione è perdente, ma la nostra linea non cambia: diciamo sì a riforme di sistema, no alle leggi ad personam, ma dobbiamo renderci conto che il clima di odio è davvero il peggior campo di gioco, per il Partito democratico». Commentando a caldo l’aggressione subita da Berlusconi, l’onorevole Enrico Letta, da poco vicesegretario del “nuovo” Pd di Pierluigi Bersani, ribadisce quanto è nelle sue corde da sempre: svelenire i toni, condannare ogni radicalismo irresponsabile (a partire da quello dell’Italia dei valori e di Antonio Di Pietro, per capirci), pensare al Paese e alle riforme da fare. È proprio sulla base di questa linea (dritta) e di queste convinzioni che Letta ha ricevuto accoglienza e attenzione più che calorose all’XI congresso dell’Movimento cristiano dei lavoratori, dove ha preso la parola tra ripetuti applausi. Vita lo ha intervistato.

Vita: Nel suo intervento al congresso ha parlato di «crisi come opportunità». Cosa voleva dire? E qual è il suo giudizio sulla Finanziaria del governo?
Enrico Letta: La nefasta prevalenza di una cattiva finanza sull’economia reale ci deve far riscoprire la centralità del lavoro, come dice anche l’enciclica del Papa, che ci spinge a lavorare in questa direzione. La lotta all’evasione fiscale non può essere disgiunta dalla necessità di rilanciare un nuovo welfare, che guardi innanzitutto alle famiglie, alla non autosufficienza, alla disabilità. Ecco perché contesto, alla Finanziaria varata dal governo, l’assenza di politiche per la famiglia. Anche il “bonus famiglia”, inserito l’anno scorso come una rosa nel deserto, è stato abbandonato e la rosa si è essiccata, in totale contraddizione rispetto alle tante promesse fatte. Per uscire dalla crisi bisogna puntare sulle famiglie e sul lavoro, dove si registra una tassazione troppo alta e iniqua per i lavoratori e le imprese. Abbiamo cominciato la legislatura con le promesse di Berlusconi sull’abbattimento dell’Irap e ora non se ne vedono che le briciole, come denunciano tutte le imprese, specie le più piccole.
Vita: Almeno il 5 per mille, però, ci sarà. Una notizia positiva. È soddisfatto?
Letta: Sì, l’abbiamo “riacchiappato” per il collo e all’ultimo momento, anche grazie al pressing discreto ma efficace dell’Intergruppo per la Sussidarietà. Comunque, contano i fatti: aspettiamo di vederlo scritto nero su bianco. E, in ogni caso, la battaglia non è finita: abbiamo posto, come Intergruppo, il tema della stabilizzazione definitiva del 5 per mille, una battaglia che riprenderemo. Infine, c’è il problema dei pagamenti alle associazioni, che arrivano con almeno due anni di ritardo e che mettono in crisi specialmente le piccole, che non riescono a farsi anticipare i soldi dalle banche. Un andazzo che deve essere troncato.
Vita: Tornando a questioni più generali, è impossibile pensare a riforme comuni, con questo governo e questa maggioranza?
Letta: Il mio “no” al clima da guerra civile e alla delegittimazione reciproca che ormai dilaga, nel Paese, è fermo e chiaro, ma certo è che sulla giustizia, per dirne una, è impossibile cercare riforme condivise, in questo clima da ordalia continua. Rilancio la palla nel campo avverso su altri temi, però, che dovrebbero stare a cuore a tutti: il welfare a favore delle famiglie e la questione della ricerca e dell’università. Con un po’ di buona volontà e stanziamenti di qualche rilievo potremmo condividere percorsi comuni.
Vita: Rutelli se n’è andato, alcuni cattolici del Pd pure. Quale rapporto instaurerete in prospettiva con i centristi di Casini e con i moderati?
Letta: L’Api di Rutelli nasce con una forte “decattolicizzazione”, mi pare. Per quanto riguarda il Pd, non ho alcun timore sul fatto che possano essere rappresentate con pari dignità tutte le culture politiche che ne sono alla base, a partire da quella cattolica. Con i centristi e con i moderati dobbiamo intensificare il dialogo e pensare a una seria politica di alleanze in vista delle Regionali, e non solo di quelle.

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