Volontariato
Bertolaso: una spa per essere ancora più efficienti
Il capo dipartimento traccia il futuro della Protezione civile
«Se approvata sarà una struttura di servizio alle nostre dipendenze». E sulle sue dimissioni conferma: «Non so quando, ma presto farà il volontario» Quasi nove mesi, e Guido Bertolaso è ancora qui. Nella caserma della Guardia di finanza di Coppito dove, al netto di qualche fugace riapparizione casalinga, ha trascorso tutto il suo tempo dallo scorso 6 aprile ad oggi. Con tre eccezioni: «Il funerale di mio padre, e i casi di Viareggio e Messina». Dall’Aquila non se ne andrà nemmeno il 25 dicembre. Con lui dovrebbe esserci anche Berlusconi (ma dipenderà dalle condizioni di salute). Questo il programma di Natale del capo del dipartimento: «Cenerò con gli sfollati, poi spero di poter far celebrare la messa di mezzanotte nella basilica di Collemaggio». Che dovrebbe venir riaperta proprio per l’occasione. «Ecco, vede, questa dovrebbe essere una notizia da prima pagina per tutti i giornali, ad otto mesi dal terremoto. Oggi invece diventa un fatto scontato, perché ormai qui sono tutti abituati a delle risposte e a dei risultati mai visti in passato». Bertolaso non è uno che i sassolini se li tiene nelle scarpe. Lo sappiamo. A lui dunque la parola.
Vita: Qual è il suo bilancio?
Guido Bertolaso: La gestione dell’emergenza ha funzionato. Abbiamo davvero impressionato tutti a livello internazionale. Ha funzionato bene anche l’idea del G8 qui a L’Aquila.
Vita: Avete pubblicato sul vostro sito l’elenco delle ditte inadempienti. C’è una responsabilità anche in chi le ha scelte?
Bertolaso: Le abbiamo scelte in base alla legge. Non potevamo fare altro che assegnare gli appalti a chi faceva l’offerta migliore. È una responsabilità condivisa.
Vita: Come si immagina lei l’Aquila fra cinque anni?
Bertolaso: Un grande cantiere: il più grande d’Europa.
Vita: Il 4 e 5 dicembre c’è stata l’assemblea dei rappresentanti del volontariato italiano. Nel documento approvato c’è un accenno al sistema di protezione civile in cui si rivendica la volontà di non essere solo il braccio, ma di partecipare anche alle decisioni…
Bertolaso: Noi abbiamo un Comitato nazionale del volontariato di protezione civile che si riunisce periodicamente. Tutti quelli che ne fanno parte sono stati eletti democraticamente. Non mi pare di aver mai sentito da nessuno di loro una critica. Solo proposte costruttive che noi recepiamo ogni volta che ce ne è la possibilità. Poi però occorre distinguere il momento di pace da quello di emergenza. In tempo di pace si lavora, si discute, si scelgono le strade e si trovano le soluzioni. Nel periodo d’emergenza si è in emergenza. C’è una struttura che comanda e gli altri si adeguano. Questa è la nostra filosofia e mi pare che i risultati si siano visti.
Vita: Il dipartimento diventerà una società per azioni come si vocifera in questi giorni?
Bertolaso: La protezione civile così come è oggi l’abbiamo fatta noi, l’abbiamo portata noi dentro la Presidenza del Consiglio alle dirette dipendenze del primo ministro. Come si può pensare che noi possiamo stravolgere un impianto che oggi a livello mondiale ci viene invidiato e copiato? La spa sarà una struttura di servizio, se sarà approvata e creata, che lavorerà per nome e per conto della protezione civile. L’idea è di avere una protezione civile più snella e più agile, concentrata sulla previsione e la gestione delle emergenze, e poi una struttura di servizio che ricostruirà, faccio due esempi, L’Aquila e Giampilieri e farà quegli interventi che noi come struttura operativa vorremmo evitare di fare.
Vita: Siamo un Paese molto a rischio soprattutto per le inefficienze, ma con una delle migliori protezioni civili. Com’è possibile?
Bertolaso: Siamo costretti ad essere i migliori e i più efficienti perché siamo a rischio. Se non avessimo problemi, non ce ne sarebbe bisogno. Lo spiego anche in Europa. Se fossimo in Finlandia non avrei bisogno di una protezione civile superefficiente.
Vita: Lei nel maggio 2008 ha accettato di diventare sottosegretario. Dunque ha acquisito oltre ad un ruolo tecnico anche un ruolo politico. Lo rifarebbe?
Bertolaso: Era l’unico modo di risolvere il problema rifiuti in Campania. Il mio è un ruolo politico nel senso che sono sottosegretario, ma lo sanno anche i sassi che sono un tecnico. Poi chiamatemi come volete.
Vita: Lei cosa preferisce?
Bertolaso: Io sono un dottore a tutti gli effetti. Sono dottore in medicina.
Vita: Ha ancora in programma di fare il volontario?
Bertolaso: Non ho cambiato idea. Quando, se il primo gennaio o il primo marzo 2010, non credo farà una grossa differenza.
Vita: Sa che Wikipedia dice che lei è il nipote di Ruini?
Bertolaso: L’altro giorno mi ha chiamato il cardinale per dirmi di non andarmene. Io gli ho detto «Buongiorno eminenza, sono suo nipote, come sta?», lui mi ha risposto di non avere nipoti e io ho ribadito che Wikipedia diceva il contrario. Allora sa cosa mi ha detto?
Vita: Cosa?
Bertolaso: «Magari avere un nipote come lei…».
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