Hanno soppresso il mitico Orient Express, mentre l’alta velocità in Italia ha accorciato le distanze tra Milano e Torino (solo 45 minuti) e tra Milano e Roma (meno di 3 ore). E questa seconda è una bella notizia che ci riporta su quel mezzo affascinante, pieno di immagini e foriero di incontri inaspettati; luogo dove divorare un libro o dove fare ordine con se stessi.
Manca all’appello, ancora, qualcosa che ricolleghi il viaggio in treno con il gusto. Un tempo, ad esempio, era diventato mitico il cestino da viaggio della stazione di Bologna, oggi invece non ci sono tracce – e sembra strano di fronte al florilegio di creatività sul gusto – di analoghe attrattive. Però il 5 dicembre una novità l’abbiamo registrata alla stazione di Modena dove, sul primo binario, girando a sinistra, in fondo, è stato aperto un negozietto luccicante che riporta la siglia ST che sta per Solidarietà e Tipicità. L’iniziativa è della cooperativa sociale Alecrim Work di Maranello, che dà lavoro a giovani svantaggiati, impiegati in lavori di alta manualità come outsourcing per le aziende (settore ceramico, plastico, post-tipografico, elettrico). Nel negozietto della stazione di Modena si trovano alcune specialità di questa terra benedetta come il Parmigiano Reggiano del caseificio 4 Madonne o il Parmigiano di montagna del caseificio Superchina Canevare. E poi il Lambrusco della Cantina Paltrinieri di Bomporto di Sorbara, le tigelle di Zocca di Ilvano Prostati detto “il Montanaro”, il Nocino di Modena di Giovanna Freno Pirronello che firma l’azienda Il Mallo. Curiosa è la “prugnata” di prugne secche della cooperativa Monterè, mentre Gaetano Stradi vende lì il miele dell’Appennino. I salumi sono del salumificio Cura Natura mentre il “Girone dei Golosi” di Luciano Santini vende gli amaretti e altri biscotti. E infine la cooperativa sociale L’Arcobaleno che fa tortellini, cappelletti e le paste ripiene tipiche dell’Emilia. Tutto il ricavato finanzia la cooperativa sociale, che in questo periodo è anche impegnata a confezionare cesti natalizi. C’è da farci un salto.
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