Non profit

La mia scuola è in autogestione. Ma il dibattito è da Bar Sport

di Pasquale Coccia

Quest’anno l’autogestione è stata soft, quella dura e pura si svolgerà a febbraio, dopo le pagelle del primo quadrimestre, e quindi lontana da interrogazioni e compiti, che potrebbero costituire occasione di ripercussioni sugli studenti, almeno stando a quanto sostiene il collettivo degli studenti. Anche i temi trattati sono stati soft: ambiente, omofobia, musica, cinema. Gli argomenti più impegnativi saranno trattati a febbraio: Afganistan, Iraq, il conflitto israelo-palestinese. Nessuno che parli di scuola, di quale modello vorrebbero, e neppure di giovani, o di spazi e politiche giovanili che mancano nel nostro Paese.
Tra i temi affrontati anche quello del rapporto tra tifosi e società di calcio. L’ospite d’eccezione era tra i più titolati: il direttore della Gazzetta dello Sport, Carlo Verdelli. L’analisi del relatore è stata interessante e articolata, tendente a denunciare il clima di tensione che si respira intorno al calcio, come se il nostro fosse un Paese da guerra civile permanente, mentre i protagonisti del calcio professionistico nulla fanno per stemperare questo clima, anzi con certe dichiarazioni tendono ad alimentarlo. Ricordava, il direttore della Gazzetta dello Sport, che nella classica del campionato spagnolo Real Madrid- Barcellona, i madrileni allo stadio sventolavano dei fazzoletti bianchi come forma di protesta verso la squadra e i dirigenti per i cattivi risultati conseguiti. Si apre il dibattito: Sandro chiede «come finirà la Roma, sarà venduta o no?»; Andrea vuole sapere «perché l’asta della bandiera passa i controlli della polizia a Torino e non a Siena?». Gli altri: «Come finirà il campionato? Chi vincerà la Champions?». Io che pensavo di assistere a un dibattito interessante, e avevo perfino portato una classe in aula magna, avverto la sensazione di trovarmi dentro uno studio televisivo dove prevale il dibattito da Bar Sport. Deluso esco, e Filippo non manca di dirmi che avremmo fatto meglio a fare un’ora di ginnastica.


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