Sostenibilità

Oxfam: niente giochi di prestigio, o l’accordo salta

Due giorni per evitare il flop: la palla è nelle mani dei paesi ricchi

di Redazione

I paesi in via di sviluppo non firmeranno un accordo debole. Per dare un futuro alle popolazioni più povere e vulnerabili e al pianeta, i capi di Stato e di Governo dei paesi più ricchi devono prendere due decisioni coraggiose: stanziare i fondi necessari per affrontare i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni. E’ l’appello lanciato oggi da Oxfam International e Ucodep mentre i negoziati di Copenhagen entrano nella fase decisiva.

“Rimangono solo due giorni per evitare il fallimento. Non facciamoci illusioni: ad oggi non ci sono i presupposti per un accordo in grado di prevenire le catastrofi legate al clima o di proteggere le popolazioni più vulnerabili”, avverte Jeremy Hobbs, direttore di Oxfam International. “Se i paesi ricchi non stanzieranno i fondi che hanno promesso due anni fa, le trattative falliranno. Si tratta di risorse indispensabili per aiutare i paesi poveri a ridurre le loro emissioni e ad adattarsi ai cambiamenti climatici. I paesi in via di sviluppo sono pronti a fare la loro parte. Ora i paesi industrializzati devono mostrare di voler fare lo stesso”.

“Come degli abili maghi di corte, i negoziatori dei paesi ricchi stanno cercando di tirare fuori dal cilindro un accordo che offra l’illusione che i leader sono pronti ad agire, ma che – in sostanza – consista in poco o nulla”, dichiara Elisa Bacciotti, portavoce di Oxfam e Ucodep. “I paesi poveri non si faranno ingannare dal trucco e hanno già detto chiaro e tondo che non sottoscriveranno un patto suicida a Copenhagen. Dal canto loro, i leader mondiali sanno bene cosa deve contenere un accordo equo, ambizioso e legalmente vincolante e hanno ancora due giorni per farlo diventare realtà”.

I nodi da affrontare con maggiore urgenza sono evidenziati nel documento diffuso ieri dalle Nazioni Unite. In particolare, le riduzioni delle emissioni dei paesi ricchi stanno salendo con fatica al 25%, ma la scienza indica come necessaria una riduzione del 40% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. Le offerte per la finanza per il clima, che potrebbero raggiungere 10 miliardi di dollari, sono solo una piccola frazione della somma indispensabile: servono 200 miliardi di dollari entro il 2020 perché i paesi poveri possano adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici e mitigarne l’impatto. C’è infine assoluto bisogno di un trattato legalmente vincolante e di un sistema efficace che assicuri che gli impegni presi siano poi rispettati.


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