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Il cavaliere sanguinante

L'aggressione a Silvio Berlusconi raccontata e commentata dai giornali

di Franco Bomprezzi

Il ferimento di Silvio Berlusconi domina le prime pagine dei quotidiani del lunedì, ampia cronaca dei fatti, ma soprattutto occasione per tuonare contro il clima di violenza e di intolleranza politica esasperata che caratterizza il nostro Paese. Sarà l’inizio di un raffreddamento dei toni o la premessa di una ulteriore pericolosa escalation?

Al ferimento di Berlusconi il CORRIERE DELLA SERA dedica la cover e le prime 11 pagine. “Berlusconi ferito in piazza: «Troppo odio»” è il titolo di apertura. La cronaca è affidata a Elisabetta Soglio: «La faccia piena di sangue. In un attimo il sorriso di Silvio Berlusconi si trasforma in una maschera tragica. È qui a un passo da me. «L’hanno colpito», urla uno dalla scorta. Il premier si accascia tenendosi il viso. «È morto», grida la folla impazzita». A colpire Berlusconi è stata una statuina che riproduce il Duomo scagliata violentemente e a distanza ravvicinata da un uomo «che
 verrà identificato poco dopo». Si tratta del 42enne Massimo Tartaglia. “Un clima avvelenato” è il primo commento che occupa l’editoriale a firma del vicedirettore Pierluigi Battista: «Non è solo una questio­ne di toni esasperati. È l’idea che la lotta politica non contempli confini e contrappesi all’aggressivi­tà verbale. È la degradazione dell’avversario a nemico da abbattere. Non la lotta politica, anche accesa, che assume le forme di una competizione leale tra schieramenti che si riconoscono reciprocamente legittimità. Ma la versione primitiva della politica come simulacro della guerra civile. Questa versione sta dominando la politica italiana con un crescendo di ostilità che sfiora la guerra antropolo­gica tra due Italie che si odiano, incapaci di parlarsi». Continua Battista: «L’aggressione cruenta di ieri al premier è un frutto di questa degenerazione. Dovranno capirlo tutti: anche chi ha irriso agli appelli contro la militarizzazione della politica come a una faccenda di bon ton, di galateo verbale. O addirittura di diserzione. No: si poteva capire benissimo dove andasse a parare la politica come scontro totale che equipara ogni moderazione a immorale cedimento, o a spirito compromissorio…chi era presente al comizio di Berlusconi ha avuto nettissima la sensazione che chi lo contestava era animato da un’ostilità irriducibile, esasperata e assoluta nei confronti di un Nemico cui non si riconosceva nemmeno il diritto di parola». «Lo sapevo, troppo odio su di me» ha detto il premier a caldo, mentre la prognosi a pag 3 parla di “Frattura al naso e due denti spezzati. Per il premier una notte in ospedale”. Si parla di un recupero in 20 giorni. A pag 5 il ritratto dell’aggressore: “Da perito a inventore, è in cura da dieci anni”, mentre a pag 6 Fiorenza Sarzanini mette in luce “Il doppio errore nel sistema di protezione” e l’avvertimento delle questura che aveva detto: incidenti possibili. Fra i commenti infine grande rilievo a un’intervista al giornalista Giampaolo Pansa: “C’è un clima da anni Settanta. Si rischia un altro caso Calabresi” e naturalmente all’appello di Napolitano: “Basta spirale di violenza”, mentre Di Pietro dice: “«Il premier istiga»”.

IL GIORNALE dedica ai fatti di piazza del Duomo di ieri sera le prime 9 pagine. “Violenza Costituzionale” è il titolo in prima pagina con un enorme foto del premier col volto insanguinato. L’editoriale è di Alessandro Sallusti e propone il tema del clima politico, in sostanza «il fronte dell’odio anti Cavaliere ha incassato il primo risultato». Un box attacca frontalmente il «mandante morale» “Di Pietro giustifica l’agguato: «È il Cavaliere che istiga»” accorgendosi però subito «di averla fatta grossa». Nello stesso box ampio spazio ai «blog e siti legati a Italia dei Valori, a Beppe Grillo e ai girotondisti vari si riempivano di messaggi». Proprio riguardo al web e ai commenti online alla vicenda è dedicato un pezzo di Paola Setti “L’odio dilaga anche sui blog «Tartaglia santo subito»”. Adalberto Signore firma “In ospedale la telefonata di Napolitano” dove riporta una cronaca dettagliata delle prime ore post attentato del premier. In basso nella stessa pagina RS riporta la durissima reazione del leader della Lega “La rabbia di Bossi: «questo è terrorismo, pronti a mobilitarci»”. A pagina 6 un’intervista di Giannino della Frattina a Ignazio La Russa “Così ho evitato il linciaggio” in cui il ministro della Difesa racconta, dopo aver sottolineato nuovamente il problema del clima d’odio, di essersi gettato sull’aggressore per proteggerlo dalla folla. Si passa poi al comizio del premier. Stefano Filippi firma “Un milione di tesserati Pdl per rilanciare assieme l’Italia”. Il punto cardine del discorso di Silvio Berlusconi è stato il momento di grande disinformazione «troppa disinformazione. Troppo grande il vallo tra quello che il governo fa e quello che riportano i media». Così annuncia il Cavaliere «Abbiamo aperto il tesseramento, vogliamo un milione di nostri elettori a lavorare insieme a noi per il bene dell’Italia e degli italiani. Li terremo informati direttamente perchè siamo un baluardo di democrazia». Il quotidiano milanese poi mette sotto la lente d’ingrandimento Casini e le sue metamorfosi politiche, dopo l’annuncio boutade dello stesso, che paventava l’ipotesi di un’alleanza con L’Idv. Nelle due pagine spazio alle opinioni di Carlo Giovanardi intervistato da Antonio Signorini, ad un box di Andrea Tornielli che raccoglie le opinioni della Chiesa, che ritiene un suicidio politico la mossa di Casini. Infine Vittorio Macioce firma “Il piano di Fini sfuma in piazza del Duomo”. Chiudendo così il giro di tutti i nemici del premier.               

Anche LA REPUBBLICA ovviamente apre con “Berlusconi aggredito a Milano”. Dopo la cronaca, subito l’editoriale di Ezio Mauro che non lascia dubbi fin dal titolo: “Contro la violenza per la libertà”.«Amici e avversari, sostenitori e oppositori oggi devono essere solidali con il premier – come siamo noi – e senza alcun distinguo, nel momento in cui un uomo è colpito dalla violenza. E devono fare muro contro l’insania di questo gesto, prima di tutto perché è gravissimo in sé poi perché può incubare una stagione tragica che abbiamo già sperimentato negli anni peggiori della nostra vita. Solo così la politica (che la violenza vuole ammutolire) può salvarsi». A pagina 9 le reazioni politiche: “Bossi accusa: atto di terrorismo Napolitano: alt a spirali di violenza”. Il presidente della Repubblica ha telefonato ieri al premier e poi emesso una nota di condanna in cui chiede di ricondurre «ogni contrasto politico e istituzionale entro limiti di responsabile autocontrollo e di civile confronto». Un messaggio cui aderiscono in pratica tutti i leader politici e non. Anche i presidenti della Consulta, Almirante, e  dell’Anm, Palamara, esprimono solidarietà. «Questi fatti vanno condannati senza se e senza ma dice Casini», una delle voci critiche nei confronti di Di Pietro, che ha espresso una posizione ambigua («non voglio mai la violenza, ma Berlusconi con i suoi comportamenti e il suo menefreghismo istiga alla violenza»). Due interviste in appoggio: a Letta, vicesegretario del Pd (critica senza dubbi il gesto, invita il Pdl a non strumentalizzare, auspica un clima più sereno) e a La Russa («la maggioranza non partecipa a questa escalation di odio, ci limitiamo a registrare la tensione che c’è»). Immancabile uno sciagurato gruppo su Facebook che inneggia allo psicopatico Tartaglia: «santo subito».

Il sito di LIBERO titola “Di Pietro predica, in piazza eseguono. Berlusconi colpito durante un comizio”. L’articolo in home page parte dalla definizione di Bossi: «Quello che hanno fatto a Berlusconi è un atto di terrorismo», per precisare che «questo atto arriva dopo le dichiarazioni di Antonio Di Pietro, che due giorni fa ammoniva sulla piazza violenta, piazza che si sarebbe sicuramente rivoltata ad un presidente del Consigli come Berlusconi». Ampio risalto ai commenti di Di Pietro: «Io non voglio che ci si mai violenza, ma Berlusconi con i suoi comportamenti e il suo menefreghismo istiga alla violenza» e ancora «condivido le rimostranze dei cittadini che ogni giorno vedono un premier che tiene bloccato il Parlamento per fare leggi che servono a lui e soltanto a lui, mentre milioni di cittadini perdono il lavoro e faticano ad arrivare a fine mese». La ricostruzione dell’aggressione è affidata al ministro La Russa, che ha detto: «L’aggressore è stato preso immediatamente, grazie alla polizia che l’ha letteralmente sottratto al linciaggio della folla. Se non ci fossero stati loro, ne sarebbero rimasti soltanto pezzetti».

«Il gravissimo episodio di Milano», scrive Stefano Folli su SOLE24ORE online  (visto che l’edizione del lunedì del quotidiano non contempla l’attualità) «deve imporre alla politica tutta, maggioranza e opposizione, un momento di seria riflessione».  A parte il fatto in sé, dice Folli, il problema è il «clima esasperato e incivile». Quindi «urge fermarsi a riflettere» e tocca ai politici e a chiunque ha una responsabilità pubblica «farla valere». «Non siamo al terrorismo, sia chiaro», puntualizza Folli, «ma l’aggressione al presidente del Consiglio è un fatto di inaudita gravità», perché «abbiamo superato la soglia di guardia. Ora tutto è possibile, anche che la prossima volta l’esaltato di turno impugni un revolver. E che la violenza politica torni a farla da padrona in Italia. È un’ora grave». Infine si scaglia contro Di Pietro: «proprio Di Pietro, pochi giorni fa, aveva evocato con tono profetico la violenza di piazza. È stato accontentato».

Editoriale del direttore Mario Calabresi su LA STAMPA sull’aggressione a Berlusconi, oltre al titolo principale e alle prime sette pagine dell’edizione di oggi. “Gli indignati a senso unico”, titola Calabresi. «Ci sono momenti in cui bisognerebbe abolire due parole: ma e però. L’aggressione a un uomo, in questo caso un primo ministro, è uno di quelli. Di fronte alla violenza non si possono accettare subordinate, ammiccamenti o tantomeno giustificazioni». Il direttore de LA STAMPA fa sapere di aver ricevuto lettere di persone che spiegano l’accaduto e lo comprendono come reazione a un governo che definiscono “xenofobo”, “antidemocratico” e “razzista” ma, scrive Calabresi, «come è possibile battersi contro le violenze e poi giustificare un’aggressione, essere democratici e pacifisti e provare soddisfazione per il volto tumefatto di Berlusconi? Significa che l’ideologia continua a inquinare le coscienze, ad oscurare le menti». Secondo il direttore de LA STAMPA è il momento di abbassare il livello dello scontro in un’Italia che «somiglia sempre più a uno stadio in cui si sente solo la voce degli ultras» e questo riguarda anche la maggioranza e il premier: «speriamo sia così saggio da capire che proprio lui – l’aggredito – ora può fare la differenza: può abbassare i toni e aprire la strada per un confronto più civile e rispettoso». Oltre alla cronaca sull’accaduto, LA STAMPA pubblica un’intervista a Rosy Bindi. Che si apre con la condanna del gesto e la solidarietà a Berlusconi, per poi proseguire su temi politici. Alla domanda sulla possibilità di un voto anticipato risponde: «Certo le opposizioni sono pronte a reagire se il premier vuole elezioni per cambiare la Costituzione». Sulla possibile alleanza con l’Udc: «è un’occasione, non per rinnegare il bipolarismo ma per costruirne uno più europeo. Per il Pd è una sfida».

E inoltre sui giornali di oggi:

MODELLO EAS
CORRIERE DELLA SERA – Il Corriere ricorda che entro domani le associazioni dovranno inviare all’agenzia delle entrate il famigerato modello Eas. «la dichiarazione che consente di conservare, oppure di ottenere, le agevolazioni fiscali sull’Iva e sulla non impunibilità di quote e contributi dei soci». Il mancato invio comporta la perdita di tutti i benefici previsti dall’articolo 148 del testo unico delle imposte sui redditi e dall’articolo 4 della normativa sull’Iva.   

LAVORO
ITALIA OGGI – State cercando un lavoro dove potete esprimevi al massimo? Il pezzo di ITALIA OGGI ‘‘Ecco le aziende dove si lavora meglio” può darvi qualche dritta e qualche nome. Come Microsoft, Mars, Cisco, Elica e Nissan, le aziende ai primi cinque posti secondo il rapporto Best Work Places Italia 2010. Su 34 aziende del panel, solo due sono italiane: Elica e Zeta Service del gruppo Zucchetti. Le altre sono multinazionali straniere. E cos’hanno di speciale queste aziende? Secondo il pezzo di ITALIA OGGI, il valore aggiunto riguarda la trasparenza verso i collaboratori sull’andamento della situazione economica del business dell’azienda, lo spirito di squadra e la collaborazione fra i colleghi nel raggiungimento di obiettivi comuni. Invece, cita il rapporto «si trovano in difficoltà quelle imprese quelle imprese che si sono chiuse a riccio sotto i colpi della crisi, pensando solo a rispondere all’emergenza con tagli, riduzioni, amputazioni». E per il futuro? «La convinzione di tutti è una sola:che per vincere la nuova competizione conteranno le persone. A questo le aziende più sensibili si stanno già preparando, puntando sulle risorse umane»
 
ECONOMIA
LA REPUBBLICA – Auto: spunta la pista cinese. Ovvero per Termini Imerese si profila un interessamento cinese, il gruppo Chery avrebbe avviato contatti. Nello stabilimento siciliano la Fiat aveva già detto che non avrebbe più prodotto auto. Ora potrebbe entrare nel nostro mercato un costruttore diverso dall’azienda Agnelli. Che si troverebbe così per la prima volta da decenni a fare i conti con un competitore interno. I cinesi da tempo stanno cercando di avviare uno  stabilimento in Europa, che funzioni da impianto scuola in un settore in cui sono piuttosto deboli.

SIMBOLI
ITALIA OGGI – Porta la fede ma lascia a casa la bandiera. In base al pezzo “La Francia vuol vietate bandiere estere“ l’Ump di Nicolas Sarkozy ha proposto una legge che mette al bando le bandiere straniere durante i matrimoni celebrati in municipio «soprattutto se a sventolare sono i colori di Algeria, Tunisia e Marocco».

CLIMA
LA STAMPA – “Al capezzale del clima dialogo fra sordi”. Al vertice di Copenhagen è stallo, scrive l’inviato de LA STAMPA: «gli Usa sono assolutamente riluttanti a impegnarsi in modo forte sulla riduzione dei gas serra entro il 2020», «Cina e India ribadiscono che Kyoto impone lo sforzo ai Paesi ricchi che hanno generato l’80% dell’anidride carbonica», Europa e Giappone sono «benintenzionati ma non vogliono essere gli unici a muoversi» e nell’Ue «c’è chi sarebbe ben felice di evitare impegni significativi e mandare in malora il protocollo di Kyoto».


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