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Ripartito il fondo sanitario

Fissate le somme da distribuire a ogni regione in base al Patto per la Salute

di Gabriella Meroni

Intesa raggiunta l’11 dicembre all’alba tra le Regioni sul Fondo sanitario nazionale 2010, una “torta” di 104,6 miliardi di euro per l’anno ormai alle porte. I criteri fissati da governatori e assessori dopo un intenso tour de force durato due giorni pieni, varranno anche per il 2011 e il 2012, dunque per l’intero triennio coperto dal Patto della Salute. Il documento, dopo l’intesa di massima raggiunta il 23 ottobre, ha ottenuto il via libera definitivo del Governo e delle Regioni la scorsa settimana. Ora giunge l’accordo sul riparto, che fissa le risorse da distribuire per ogni singola Regione.

Cos’è il Patto per la Salute

Nella seduta del 3 dicembre 2009 è stato siglato il nuovo Patto per la salute 2010-2012.  Si tratta di un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le Regioni, di valenza triennale, in merito alla spesa e alla programmazione del SSN, finalizzato a migliorare la qualità dei servizi, a promuovere l’appropriatezza delle prestazioni, a garantire l’unitarietà del sistema. Le regioni hanno il compito di assicurare l’equilibrio economico finanziario della gestione sanitaria, da parte sua, lo Stato si impegna ad assicurare 104.614 milioni di euro per l’anno 2010, 106.934 milioni di euro per l’anno 2011, un incremento del 2,8%; per l’anno 2012.

Questi i settori in cui operare al fine di qualificare i servizi sanitari regionali e garantire un maggior controllo della spesa: riorganizzazione delle reti regionali di assistenza ospedaliera; assistenza farmaceutica; governo del personale; qualificazione dell’assistenza specialistica; meccanismi di regolazione del mercato e del rapporto pubblico privato; accordi sulla mobilità interregionale; assistenza territoriale e post acuta;  potenziamento dei procedimenti amministrativo contabili; rilancio delle attività di prevenzione.


Assistenza domiciliare e LEA

«Al fine di promuovere una più adeguata distribuzione delle prestazioni assistenziali domiciliari e residenziali, rivolte a pazienti anziani non autosufficienti», si legge nel Patto, «si conviene che:

a) anche al fine di agevolare i processi di de-ospedalizzazione, nelle singole regioni e province autonome la dotazione di posti letto di residenzialità e delle strutture di semiresidenzialità e l’organizzazione dell’assistenza domiciliare per i pazienti anziani e altri soggetti non autosufficienti, sono oggetto di uno specifico atto di programmazione integrata, in coerenza con le linee prestazionali previste nel vigente DPCM di fissazione dei LEA;

b) l’ammissione alle varie forme di assistenza residenziale e domiciliare è subordinata ad una valutazione multidimensionale effettuata con gli strumenti valutativi già concordati dalle Regioni con il Ministero, del lavoro, della salute e delle politiche sociali;

c) sono definitivamente attivati i flussi informativi relativi alle prestazioni di assistenza domiciliare e di assistenza residenziale afferenti al Nuovo sistema informatico sanitario (NSIS).

Quanto al monitoraggio e alla verifica dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), si conviene di aggiornare il provvedimento relativo al sistema di indicatori di garanzia (di cui all’articolo 9 del decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56), nonché di utilizzare, nella fase transitoria, l’apposito set di indicatori, già approvato per l’anno 2007 dal Comitato permanente per la verifica dei LEA, e di monitorare l’andamento degli stessi LEA in relazione alla definizione dei costi standard in attuazione del federalismo fiscale.

Il testo completo del Patto per la Salute è disponibile qui


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