Non profit
scoviamo talenti anche dentro la spelonca
Un centro educativo di periferia contro l'insuccesso scolastico
Si chiama “Spelonca”
il quartiere dormitorio della città da cui arrivano molti dei ragazzi a cui si offre un percorso di aiuto allo studio nel Circolino. Dove si impara la geometria
con l’arte e le frazioni
con la musica. E nessuno
è mai lasciato indietro
«Facciamo doposcuola, ma non siamo un doposcuola». Se chiami doposcuola le attività pomeridiane del Circolino, il centro educativo per minori che ha sede nella parrocchia di San Pietro a Foggia, Cristian Paglia storce un po’ il naso. E non perché sia un precisino. Dietro quella puntualizzazione si cela il significato della sfida che tre anni fa, dopo la laurea in Scienze della formazione, ha avviato con alcuni volontari e operatori del terzo settore della città: costruire, in collaborazione con le famiglie, un percorso verso l’autonomia per i ragazzi delle periferie.
I ragazzi che vivono oltre i grattacieli, i due palazzoni che si stagliano a destra della parrocchia, le colonne d’Ercole dell’urbanizzazione foggiana. Al di là dei due fabbricati, unici nel panorama della zona, iniziano i quartieri-dormitorio popolari: il Cep, un nome ricorrente nelle periferie degradate, e la Spelonca, un’indicazione toponomastica ancora meno rassicurante. Cristian Paglia, del consorzio Icaro, è uno dei factotum del Circolino. Dal 2006, quando il progetto è partito grazie al sostegno della Fondazione Vodafone, si spende per questa iniziativa rivolta agli scolari delle elementari e delle medie. A lui si rivolge chiunque abbia un problema. Mentre raggiungiamo la chiesa squilla il cellulare. La mamma di una bambina chiede di procurare alla sua piccola una matita. La signora, una badante, assistite un paziente affetto da Alzheimer che fa sparire penne e matite. Più tardi sarà Cristian a contattare un’altra mamma: il suo angioletto ha deciso di incrociare le braccia e di non partecipare alle attività.
Mamme. Mai i papà. «Lo sforzo più grande che facciamo è coinvolgere i padri», lamenta Cristian. L’educazione dei figli, in questo contesto, è una funzione prettamente femminile. I padri, quando non sono separati o “ristretti”, si preoccupano soprattutto del lavoro.
Al Circolino, invece, i figli non entrano se prima non ci hanno messo piede i genitori. Il percorso di sostegno inizia infatti con l’incontro con i familiari. «È un modo per conoscersi e stabilire un rapporto di fiducia. Anche perché non vogliamo essere un parcheggio per genitori distratti», aggiunge Paglia. L’appuntamento, ogni pomeriggio, è dalle 15.30 alle 19.30. Nelle tre ore iniziali si fanno i compiti, nell’ultima si seguono i laboratori. In ognuna delle stanzette (un po’ fredde?) di San Pietro c’è un gruppo formato da alunni della stessa età. In tutto 45 minori e 9 operatori (1 ogni 5-6 scolari), fra educatrici professionali, tirocinanti e volontari.
Un quarto dei ragazzi viene invece dall’altra parte della città. Sono i pionieri: quando il centro educativo è stato trasferito dal rione Biccari alla Spelonca hanno chiesto di non essere abbandonati. Oggi il pulmino di Gandolf, una cooperativa sociale del consorzio Icaro, passa a prenderli per portarli a San Pietro. Tempio di Dio ma anche della didattica alternativa. «Noi insegniamo un metodo di studio. Non ha senso dire, come a scuola: sottolineate, leggete e ripetete. Se ci sono difficoltà di apprendimento bisogna inventarsi nuove vie», taglia corto il coordinatore. Il fulcro della pedagogia del Circolino è l’interdisciplinarità, la leva il gioco. Qui si studiano “geometrarte” e “matemusica”.
«Parecchi ragazzi faticavano a riconoscere i triangoli», racconta Paglia, «così abbiamo utilizzato le geometrie assurde dei quadri di Escher per stimolarli a scovare le figure». Idem con la musica: si parte dalla suddivisione matematica in battute musicali per arrivare alle frazioni. Oppure si utilizzano le fiabe per imparare le poesie. Metodi innovativi che hanno consentito al Consorzio Icaro e ai partner del Progetto Net (Rete di Nuova educativa territoriale) di altre otto città del Mezzogiorno di aggiudicarsi 150mila euro messi a disposizione dalla Fondazione per il Sud. Il tutto, doposcuola e laboratori, per la modica cifra di un euro al giorno. Nessun miracolo. I ragazzi hanno una vivacità intellettuale che va solo intercettata. «Si tratta», chiosa Cristian, «di trovare il sistema per far sì che un ragazzo che sa raccontare alla perfezione una puntata di Beautiful, sappia fare altrettanto con la vita di Garibaldi».
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