Sostenibilità

Clini: non si firmerà nessun accordo vincolante

il direttore generale del ministero dell'Ambiente: «Cina e Usa non sono pronti. Speriamo in un accordo politico che non si vago»

di Redazione

L’annuncio del presidente degli Stati Uniti Barack Obama di partecipare alla fase finale del summit di Copenaghen viene accolta quasi con un sospiro di sollievo dal direttore generale del ministero dell’Ambiente Corrado Clini. “Sarebbe stato assolutamente strano che gli Stati Uniti avessero partecipato al segmento negoziale tecnico del vertice. E’ normale invece che partecipi al segmento ministeriale di alto livello” afferma Clini. Una partecipazione che fa ben sperare anche se Clini spiega chiaramente che “a Copenhagen non si firmera’ alcun accordo che impegni gli stati per una riduzione delle emissioni delle CO2 dopo il 2020 perche’ la Cina non e’ pronta e neanche gli Stati Uniti lo sono. Il Senato americano infatti deve ancora decidere se esaminare il ddl che introduce in Usa un taglio alle emissioni di CO2 e poi perche’ l’accordo oltre a stabilire impegni di singoli paesi imporrebbe anche un’autorita’ internazionale per il rispetto degli impegni che non sarebbe accettata dagli Usa e Cina”. “L’appuntamento di Copenhagen e’ stato caricato di molte aspettative improprie – continua Clini – ma si spera ci sia una dichiarazione politica che stabilisca obiettivi concreti in modo che si possa arrivare alla preparazione di un Trattato entro il 2010. Ma se la dichiarazione finale rimarra’ sul vago sara’ difficile dire se se ci si arrivera’ entro sei o un anno”. Ovvero se si potra’ firmare al prossimo vertice Onu sui cambiamenti climatici che si dovrebbe svolgere a Citta’ del Messico.

 

Intanto, venerdi’ prossimo, l’11 dicembre, si svolgera’ il Consiglio europeo sull’Ambiente a Bruxelles e “l’Europa dovra’ decidere se andare avanti comunque, da sola, oppure no…” spiega ancora il direttore generale del ministero dell’Ambiente Clini. La “posizione dell’Italia e’ quella dell’Europa” precisa il dirigente, e cioe’ “cercare di avere maggiore voce in capitolo rispetto a quanto se ne e’ avuta in precedenza, si sta cercando anche di rafforzare una visione globale dell’accordo altrimenti e’ inutile farlo. L’Italia – continua Clini – ha collaborazioni molto forti con i paesi piu’ importanti del negoziato con gli Stati Uniti e la Cina, e proprio con questa ha avviato una cooperazione bilaterale molto forte, in cui l’Italia mette a disposizione nuove tecnologie”. D’altra parte la Cina si sta impegnando per ridurre le emissioni di CO2 in rapporto al Pil, senza rinunciare agli obiettivi di crescita e le imprese italiane hanno avviato oltre 200 progetti in Cina per l’efficienza energetica nelle costruzioni e nell’industria, per la diffusione delle fonti rinnovabili nelle zone urbane e agricole. Crediti pero’ che non potranno valere in Europa in quanto le imprese italiane sono tra le piu’ efficienti.


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