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castigapiattiCascine e monasteri dove si fanno cose buone

di Paolo Massobrio

Da quando ero bambino, da quando mio padre sulla sua 850 grigio topo raggiungeva dopo Binasco la barriera di Milano, quella cascina quadrata con la torretta mi sembrava un baluardo contadino che resisteva davanti all’avanzare della città. Ed ero certo, anche senza mai esserci stato, che producesse riso, secondo metodi tramandati nel tempo.
L’altro giorno, finalmente, ci sono andato, seguendo la strada per Zibido San Giacomo ed entrando proprio da quel portone dove si erge la torretta visibile dall’autostrada. Sono stato a trovare un amico, e con sorpresa ho scoperto che quella cascina è viva e produce davvero riso. È la Cascina Santa Marta e il riso che nasce è della varietà Carnaroli, la più pregiata per i piatti della nostra cucina “padana”, come avrebbe sottolineato Giuan Brera che amava follemente questi luoghi che parlano. Due chilometri prima, nel comune di Buccinasco, c’è il monastero dei Santi Pietro e Paolo della Cascinazza, un’altra costruzione contadina che oggi ha le sembianze di un vero e proprio monastero, dove 15 monaci benedettini producono birra, e da un anno hanno sbalordito gli esperti con la loro bionda “Amber”, mentre da pochi giorni è uscita la nera “Bruin”, anch’essa straordinaria, equilibrata, ad alta fermentazione e prodotta secondo i canoni delle birre d’Abbazia belghe. I monaci non vendono il loro prodotto, ma alla cascina Santa Marta si trovano entrambe le birre e la sorpresa sarà entrare dentro allo spaccio e trovare queste chicche d’autore accanto ai formaggi di Vaghi, uno dei migliori affinatori italiani, le confetture delle monache trappiste di Vitorchiano e una serie di prodotti sfiziosi e di vini scelti. Ma il bello di questo spaccio, dove verrei una volta la settimana, sono le verdure e gli ortaggi messi in vendita appena raccolti. Quando esci a guardare il torrente con l’acqua limpida che ti mostra i pesci e i gamberi, ti convinci che questo, davvero, è un posto dell’altro mondo, che da sempre sognavi e che oggi è rinato grazie a un fattore inaspettato: l’operosità della fede.

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