Sostenibilità

Un metro di meno all’anno

La testimonianza di Luca Mercalli, volto tv ed esperto

di Redazione

«È la media di spessore che scompare dai ghiacciai alpini ogni anno, negli ultimi vent’anni. È la testimonianza più evidente del global warming.
A prova di scettico: basta fare una gita in montagna. E proprio agli scettici dico: perché dovremmo inventarci questi allarmi? Non si diventa ricchi con
i libri sul clima…»
«In media negli ultimi 20 anni abbiamo perso sulle Alpi un metro di spessore di ghiaccio l’anno, con punte di 3 metri come nella torrida estate del 2003». Luca Mercalli, volto televisivo noto per la sua rubrica a Che tempo che fa su RaiTre, è un climatologo che si occupa principalmente di studi sulla storia del clima e dei ghiacciai delle Alpi occidentali. Torinese, presidente della Società meteorologica italiana, ha fondato e dirige dal 1993 la rivista di meteorologia Nimbus (www.nimbus.it). È anche membro del comitato scientifico del WWF. Ha appena pubblicato Che tempo che farà per Rizzoli e, per citare la sua biografia su Wikipedia, «abita in Val di Susa, si scalda con legna e pannelli solari, coltiva l’orto e ama le biblioteche». Preferisce viaggiare in treno ed è un convinto sostenitore dell’economia a chilometri zero. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente mentre era in viaggio (ovviamente in treno…) e gli abbiamo chiesto di farsi “testimone del clima” per Ecomondo, per avere la sua testimonianza dei cambiamenti climatici in atto. «La testimonianza più evidente degli effetti dei cambiamenti climatici è lo stato dei ghiacciai», spiega. «Pochi si rendono conto delle variazioni della temperatura, che sembrano piccole e appena percettibili. I ghiacciai li vedi, basta non solo confrontare le foto di 100 anni fa con la situazione attuale, ma anche semplicemente andare in montagna, lo percepisci di anno in anno. Noi naturalmente ne studiamo lo stato e i cambiamenti con metodo e strumenti di rilevamento scientifici».
Ecomondo: Qual è lo stato di conservazione dei nostri ghiacciai alpini? Rischiamo di accostarli a tanti panda ad alto rischio di estinzione?
Luca Mercalli: Dalla metà dell’800 abbiamo perso la metà della superficie glaciale delle Alpi. I nostri ghiacciai in media non hanno profondità elevata, a parte i grandi ghiacciai, come quelli del Monte Bianco e del Monte Rosa. Il piccolo ghiacciaio alpino è profondo in media tra i 20 e i 50 metri. Questo vuol dire che se il trend del riscaldamento globale rimanesse così com’è attualmente, tra 50 anni potremmo aver perso tutti i nostri piccoli ghiacciai alpini. Se il trend aumentasse, le cose andrebbero ancora peggio.
Ecomondo: Parliamo degli scettici del cambiamento climatico. Rappresentano la normale dinamica del dibattito scientifico o ciò cui si assiste in Italia nasconde qualcos’altro?
Mercalli: Credo ci sia dell’altro. Mettere in discussione i dati scientifici è pratica sana. Il metodo scientifico si basa sul dubbio. Nessuno di noi si fa prendere dal dogmatismo nel sostenere che ci sono forti evidenze scientifiche sui cambiamenti del clima e che la responsabilità sia in gran parte ascrivibile all’azione umana. Ma in Italia c’è qualcosa di diverso, c’è un fenomeno divenuto ideologico che contrappone la comunità scientifica a persone che non hanno competenze in materia. Questo non è più un dibattito scientifico.
Ecomondo: Allora come interpretare questa contrapposizione?
Mercalli: Propongo di fare il gioco del detective. Proviamo a cercare il movente. Da un lato non vedo il movente: cosa ci guadagniamo noi, gli scienziati, i ricercatori, il WWF a portare avanti questa tesi? È risaputo che non si diventa ricchi pubblicando un libro o qualche articolo sui cambiamenti climatici. La ricerca scientifica, poi, non può certo definirsi una grande lobby economica? Ma dall’altra parte gli interessi sono molto chiari e giganteschi, e possono essere ricondotti all’economia che si basa sulle fonti fossili.


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