Politica

Servizio civile, gli enti hanno perso la pazienza

Si compatta il fronte contro la politica del governo

di Redazione

«Così non si può andare avanti», dichiarano all’unisono associazioni ed enti pubblici. Nel mirino il taglio dei fondi, ma anche la litigiosità Giovanardi-Regioni Mai nell’ancor breve storia del servizio civile volontario si era assistito a una mobilitazione degli enti così massiccia. Il panorama è davvero vasto: si va dagli enti nazionali a quelli regionali, dalle federazioni delle associazioni di disabili alle Pubbliche assistenze, passando per la Cnesc (la Conferenza nazionale enti servizio civile, che rappresenta poco meno del 50% delle organizzazioni attive) e numerosi enti pubblici. Una levata di scudi che, pur fra mille distinguo, punta ad accendere un faro sulla profonda (ma ancora molto silenziosa) crisi in cui versa l’istituto nato con la legge 64 del 2001. Per dirla con le parole sottoscritte dal documento stilato da Arci servizio civile, Arci, Arciragazzi, Auser, Legambiente e Usip, «i tagli ai finanziamenti statali nel 2009 e nel 2010 hanno portato a ridurre a 27mila gli avvii dopo che per tre anni si erano stabilizzati intorno a 45mila unità. Senza interventi correttivi, nel 2011 non ci saranno nuovi avvii e i soldi stanziati serviranno solo a pagare i giovani avviati nel 2010».
Che la prossima possa essere l’ultima stagione per il servizio civile lo mette in conto anche Maurizio Garotti di Anpas: «Non smantelliamo, per ora, ma i grandi enti come il nostro, che ogni anno investono su questo capitolo 500mila euro, prima o poi dovranno chiedersi se a certe condizioni ne valga ancora la pena». «Anche perché», continua Garotti, «abbiamo appena saputo che in sede di valutazione dei progetti l’ufficio nazionale ha scelto di toglierci le premialità che spettavano alle associazioni che affiancavano le attività dei ragazzi in servizio a quelle dei volontari tout court». D’ora in poi, infatti, sarà l’Unsc, in modo discrezionale, a decidere se e quando attribuire dei punti aggiuntivi. E per rendere più chiaro il messaggio. le pubbliche assistenze hanno affisso, in oltre mille punti sparsi su tutto il territorio italiano, un manifesto in cui si denunciano i tagli decisi dal governo (ad oggi il documento di programmazione parla di 171 milioni per il 2010 e di 127 per il 2011).

Fate un giro a Genova
Altre 6mila locandine sono invece state stampate da Arci servizio civile. «In appena una sede su tre delle oltre 3mila sedi accreditate si sta svolgendo il servizio», spiega il numero uno dell’ente, Licio Palazzini, «così abbiamo deciso di tappezzare l’Italia di annunci in cui rendiamo noto che, malgrado la nostra disponibilità, in molte zone non si fa più servizio civile». Nella centralissima via San Luca a Genova sono, solo per fare un esempio, addirittura cinque le sedi in cui è esposto il cartello: «Qui non si fa servizio civile».
Non sorprendono dunque le oltre 15mila adesioni già raccolte grazie alle associazioni federate (con Misericordie, Anpas e Arci in prima linea) dall’appello della Cnesc «Dare un futuro al servizio civile». «Il rischio è grande», attacca il portavoce della Conferenza, Primo Di Blasio, «l’invito che facciamo a Giovanardi e alle Regioni è di seppellire l’ascia di guerra e di trovare un terreno di dialogo» prima che sia troppo tardi, «lo spazio per raggiungere un accordo c’è». Difficile però che all’improvviso torni il sereno dopo la recente bocciatura, da parte delle Regioni, della riforma firmata dal sottosegretario e a pochi mesi dalla tornata elettorale della prossima primavera quando gli equilibri fra le Regioni potrebbero essere stravolti.

In campo anche i disabili
A decollare è stato invece un altro appello – «Per la rinascita del servizio civile» – siglato ad oggi (1° dicembre) da 719 enti (sui 4.039 attivi in questo momento) e veicolato in prima battuta dall’associazione Mosaico di Bergamo, Anci Lombardia e Cesc Lombardia. Degli ultimi cento aderenti, oltre il 70% sono realtà del privato sociale e più del 30% sono enti del Sud e delle Isole. «Questo testimonia la trasversalità delle sollecitazioni che proponiamo», fa notare Claudio Di Blasi del Mosaico. Che, a chi gli chiede se questa iniziativa, distinta da quella della Cnesc, non rischi di rompere il fronte degli enti, risponde: «Al contrario, questo è un contributo che danno a questa battaglia gli enti più legati ai territori». Nel frattempo anche i due maggiori network di associazioni di persone diversamente abili, Fish e Fand, nella manifestazione nazionale del 3 dicembre scorso hanno inserito l’emergenza servizio civile fra le loro rivendicazioni.


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