Mondo

Un cooperante doc per lo sviluppo dell’Expo

Filippo Ciantìa, ex Avsi, è il responsabile dei progetti di cooperazione

di Emanuela Citterio

A gennaio si aprirà il tavolo di consultazione con le ong. Sul tavolo ci sono 20 milioni di euro che arriveranno dalla vendita dei biglietti e dei diritti tv, oltre che dagli sponsor. «Promuoveremo sinergie: non saremo
uno sportello bancario
da cui attingere fondi»
Sarà «una piattaforma». Anzi, un «catalizzatore di energie». Nell’atrio di Palazzo Reale a Milano campeggia un plastico dell’Expo. In un ufficio al primo piano Filippo Ciantìa è al lavoro per delinearne il volto internazionale e sociale, insieme a una squadra di persone dirette dal diplomatico Stefano Gatti. Da aprile Ciantìa è responsabile dei progetti di cooperazione allo sviluppo dell’esposizione universale. Davanti ha cinque anni di tempo, fino a maggio 2015, quando apriranno i battenti dell’Expo. Alle spalle, 29 anni trascorsi in Africa a lavorare come medico e cooperante, l’ultimo incarico come coordinatore dei programmi dell’ong Avsi in Uganda. Una prima assoluta per lui, ma anche per l’Expo: non era mai capitato prima che un capitolo di spesa e una sezione dell’esposizione universale fossero dedicati a iniziative di cooperazione internazionale. C’entra anche il tema scelto per l’edizione 2015: «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Sostenibilità, sicurezza alimentare e obiettivi di sviluppo del millennio hanno fatto da volàno alla candidatura di Milano.
Ciantìa ha trovato sul suo tavolo 485 iniziative, tra progetti, idee, ipotesi di collaborazione e temi di interesse manifestati dai Paesi con i quali l’Expo sta interagendo. Li ha scremati. «Alcuni erano già stati finanziati dalla Fondazione Milano per Expo 2015, creata da Assolombarda e Camera di commercio, altri dal Comune di Milano», spiega. Si tratta, per esempio, di un progetto di formazione in Togo a favore di ragazze vulnerabili, di aiuti alimentari portati ad Haiti, di iniziative puntuali come un’ambulanza donata in Guatemala. In pista sono rimasti 72 progetti, che ora sono al vaglio del comitato scientifico dell’Expo e di un tavolo di coordinamento del quale fanno parte diversi ministeri, le istituzioni milanesi e lombarde, oltre alla Fondazione Milano per Expo e a Confindustria. «Saranno anche questi attori a prendersi in carico i progetti e a finanziarli», afferma Ciantìa. In più, il dossier di candidatura prevede 20 milioni di euro ad hoc per la cooperazione internazionale. Soldi che non ci sono ancora. Che si prevede entreranno con la vendita dei biglietti, le sponsorizzazioni e la cessione dei diritti televisivi. «Dall’anno prossimo e fino al 2015 avremo a disposizione un budget annuale», anticipa il responsabile progetti. «Il nostro ufficio servirà però soprattutto a stimolare partnership e sinergie. Non siamo un’agenzia di cooperazione allo sviluppo. Non vogliamo essere siamo visti come occasione di finanziamento, come uno sportello bancario da cui ottenere dei fondi. Così non si coglierebbe lo spirito e l’opportunità che l’Expo rappresenta». Per Ciantìa infatti l’Expo è «un percorso da costruire insieme alla società civile, una piattaforma in grado di dare respiro e visibilità internazionale ai progetti di ong e istituzioni, di metterli in rete». L’Expo promuoverà sei o sette progetti flagship, di grande portata.
In programma c’è la creazione di una banca dati della cooperazione internazionale, che metta a sistema tutte le attività svolte da Regioni, Province, Comuni italiani oltre che dal governo e dalle organizzazioni della società civile, «uno strumento che permetterà di dare un volto alla cooperazione internazionale decentrata realizzata dal nostro Paese», sintetizza Ciantìa. Tra le innovazioni, Expo vorrebbe lanciare la Borsa agroalimentare telematica, una pagina web che confronti i prezzi dei beni alimentari per favorire la trasparenza e contrastare la speculazione sui prezzi. C’è anche il progetto di un Centro per lo sviluppo sostenibile, che dovrebbe restare in eredità a Milano dopo l’Expo: un luogo di innovazione tecnologica e incubazione di nuovi progetti ma anche uno spazio educativo e di formazione, che dovrebbe avere sede in un padiglione del sito espositivo. «A gennaio apriremo un tavolo di consultazione con le ong italiane», anticipa Ciantìa, «siamo aperti a ogni contributo della società civile e anche di singole persone». A partire dall’anno prossimo, attraverso il sito internet sarà dunque possibile anche a singoli cittadini mandare un messaggio o lanciare una proposta.


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