Sostenibilità

Presa diretta sul futuro

Cos'è e come funziona l'iniziativa "Testimoni del clima"

di Redazione

Contadini, pescatori, operatori turistici. Provenienti da oltre
30 Paesi. Un coro di voci
e storie, un’antenna affidabile sui cambiamenti ambientali, un allarme fatto di persone e vite concrete. Ne parliamo
con la responsabile,
Claire Carlton
109 testimoni coinvolti, oltre 30 Paesi interessati. A cinque anni dal lancio, la campagna WWF «Climate witness» conferma la bontà dell’idea iniziale: far raccontare i cambiamenti climatici da chi negli anni li ha osservati e li vive direttamente. Perché il cambiamento climatico non è un affare riservato a scienziati e ambientalisti. Per fare il punto sulla campagna abbiamo incontrato Claire Carlton, australiana e manager del Climate Witness Programme del WWF Internazionale, in Italia per partecipare al Forum di Greenaccord.
Ecomondo: Quale parte del mondo è più rappresentata dai Testimoni?
Claire Carlton: In India hanno fatto la maggior parte del lavoro. Abbiamo circa 30 testimoni, anche se non sono tutti pubblicati perché cerchiamo di mantenere un certo equilibrio tra le diverse zone. Sono stati comunque molto prolifici nella produzione di storie. Diciamo che la massiccia presenza dell’India dipende dalla quantità di persone sul territorio che il Paese offre, senza contare che la presenza dipende anche dal ruolo che questo programma può giocare nelle campagne nazionali. Abbiamo anche alcuni testimoni dalla costa orientale dell’Africa, ma non abbastanza rispetto agli effetti dei cambiamenti del clima in quest’area. Dall’Artico, regione enormemente affetta dalle anomalie climatiche ma dove è difficile trovare persone, abbiamo tre testimoni. Abbiamo testimoni dalla Russia, dal Canada, dall’Alaska, dalla Norvegia. Tra questi 109 testimoni direi che circa il 50% – forse anche qualcosa di più – sarebbero eccellenti per parlare con i media, e presentarsi anche come fonti.
Ecomondo: Quali sono le professioni e i lavori che maggiormente hanno subìto l’effetto dei cambiamenti climatici?
Carlton: Il settore agricolo e quello della pesca. E questo succede sia nei Paesi sviluppati sia nei Paesi in via di sviluppo. Un po’ in tutti i Paesi, dal Sud America all’Asia passando per l’Africa, il settore agricolo e quello della pesca sono affetti da numerosi problemi legati ai cambiamenti climatici. In terza posizione si piazza il turismo, soprattutto le diverse tipologie di turismo legate al mare. Ci sono tre approcci chiave che usiamo in questo programma: quello rivolto al pubblico, quello destinato alle comunità e quello pensato per la creazione di politiche. Si capisce quindi la necessità di una certa capacità di investire risorse, soprattutto se si vuole usare questo programma nella creazione di politiche sull’ambiente. In India, America Centrale e Brasile, questo programma viene usato per raggiungere le comunità locali e fare un lavoro sull’adattamento al cambiamento climatico. Un altro caso è quello del Sud Pacifico dove il progetto attualmente viene usato per educare le comunità locali agli effetti dei cambiamenti climatici. Nelle Fiji ad esempio, dove il problema è la siccità, hanno costruito dei serbatoi per raccogliere l’acqua, una soluzione molto semplice che però ha un effetto evidente sul problema.
Ecomondo: C’è un caso emblematico o particolare da segnalare tra le storie che avete raccolto?
Carlton: Non direi un solo caso strano o particolare. Piuttosto, abbiamo visto che tra gli elementi che i testimoni registrano ci sono aspetti che ancora non sono stati studiati dalla scienza, e quindi non sono stati oggetto di ricerca. La cosa positiva è che stiamo raccogliendo dati che in futuro gli scienziati potranno utilizzare per le loro ricerche. Perché un altro aspetto importante è che non ci sono ancora abbastanza studi su questo fenomeno, che si muove molto più velocemente e con effetti più devastanti di quello che possiamo immaginare.

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