Non profit

Torino: 12mila firme contro la privatizzazione

Saranno presentate domani in municipio

di Maurizio Regosa

 

A Torino non ci stanno. La prospettiva di privatizzare ulteriormente il servizio idrico non piace ai cittadini del capoluogo piemontese, che si preparano a far sentire la loro voce. Attraverso il Comitato provinciale Acqua pubblica che ha raccolto 12mila firme per chiedere la modifica dello statuto comunale (le presenterà domani alle 11 nel corso di una conferenza stampa, nella Sala Capigruppo del Comune, piazza Palazzo di Città).

«Il nostro obiettivo», spiega a Vita.it Simona Bombieri, «è che si inserisca una clausola secondo la quale il servizio pubblico non ha scopo di lucro e dunque non ha valenza economica». Costituirebbe la premessa per potersi appellare a una sentenza della Corte costituzionale (la 272 del 2004), secondo la quale sui servizi pubblici privi di rilevanza economica il governo non può deliberare. Per la Corte, il titolo di legittimazione per gli interventi del legislatore statale, costituito dalla tutela della concorrenza, non è applicabile a questo tipo di servizio, proprio perché in riferimento ad essi non esiste un mercato concorrenziale.

La palla dunque, secondo il Comitato, dovrebbe ripassare agli enti locali ai quali spetta l’ultima parola in materia, avendo grazie alla modifica dello statuto la possibilità di una scappatoia giuridica rispetto alla legge di recente approvata (un percorso che si sta tentando di fare anche in altre città). I promotori sollecitano anche un’altra decisione. «Chiediamo anche che la Smat, la società per azioni che gestisce l’acqua a Torino, sia trasformata in ente di diritto pubblico. In questo modo sarebbe sottratta agli effetti del decreto Ronchi».


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