Mondo

Aids, le cure avanzano

Anche in Africa i trattamenti per minori e adulti stanno coinvolgendo sempre più malati

di Emanuela Citterio

“Accesso universale e diritti umani”. E’ questo il tema della giornata mondiale per la lotta all’Aids, che ricorre come ogni anno il primo di dicembre. Al centro dell’edizione 2009 c’è più che mai l’accesso alle cure, soprattutto in Africa.

Nel dicembre del 2005 la sezione speciale dell’Assemblea generale dell’Onu sull’Aids ha adottato una risoluzione per dare assistenza ai governi, alla società civile e alle ong allo scopo di «incrementare la prevenzione, i trattamenti, la cura e il supporto agli ammalati puntando a raggiungere l’obiettivo dell’accesso universale alle cure per l’Aids entro il 2010». Con questa deadline ormai alle porte si moltiplicano in tutto il mondo le iniziative di sensibilizzazione.

PlusNews, il servizio di informazione delle Nazioni Unite sull’Aids ha diffuso una classifica dei Paesi africani in base all’accessibilità dei farmaci. Il Botswana è il Paese dove il maggior numero di persone riceve la terapia antiretroviarale: l’83,4% degli ammalati di Aids. Seguono fra i migliori performers il Ruanda (65%), il Benin (57,7%), la Namibia (57%) e il Camerun (53%). Tra i Paesi dove l’accesso è più basso c’è il Sud Sudan (1,3%), la Repubblica democratica del Congo (4,2%), la Repubblica Centrafricana (7,7%) l’Angola (8,28%) e il Ghana (15,5%).

La classifica fa un focus anche sui bambini: in Namibia e Ruanda il 95% riceve il trattamento, in Sudan solo il 2% e in Guinea Equatoriale il 3%.

Un altro rapporto lanciato oggi da quattro agenzie delle Nazioni Unite, UNICEF, UNAIDS, UNFPA e OMS dal titolo “Bambini e Aids: 4° rapporto di aggiornamento 2009”  afferma che gli sforzi a livello nazionale per combattere l’Aids, in particolar modo attraverso la prevenzione della trasmissione da madre a figlio, mostrano risultati positivi;  tuttavia molti bambini colpiti da Hiv-Aids non ricevono ancora aiuto. 

Il trattamento pediatrico per i bambini sieropositivi, nonostante sia in ritardo rispetto a quello per gli adulti, è aumentato fino a raggiungere il 38% della copertura totale, segnando un miglioramento di quasi il 40% in un solo anno. Dati recenti indicano che la diagnosi nella fase neonatale, nei primi 2 mesi di vita, e un inizio precoce del trattamento anti-retrovirale (Arv) può portare ad una significativa riduzione della mortalità infantile, ma i dati dimostrano che nel mondo solo il 15% dei bambini nati da madri sieropositive vengono sottoposti al test nei primi 2 mesi di vita.

Il trattamento di prevenzione della trasmissione da madre a figlio è attualmente distribuito in Botswana al 95% delle persone che ne hanno bisogno, in Namibia al 91% e in Sud Africa al 73% – tutti i paesi con un’alta incidenza di Hiv.

«A livello globale, il 45% delle donne sieropositive in gravidanza riceve il trattamento per evitare la trasmissione dell’Hiv ai figli, segnando un incremento di quasi il 200% dal 2005», ha affermato Ann M. Veneman, Direttore generale dell’Unicef, «La sfida è quella di aumentare gradualmente le cure in paesi come la Nigeria, in cui si trova il 15% del totale delle donne in gravidanza sieropositive nel mondo».

Attualmente solo il 10% delle donne nigeriane ha effettuato il test per l’Hiv  mentre il 90% delle donne in gravidanza affette da Hiv non hanno ancora accesso alla terapia antiretrovirale.

Il rapporto delle quattro agenzie Onu sottolineano evidenzia che il legame tra povertà, salute materna e infantile e Hiv rimane forte. Tuttavia i risultati sono evidenti laddove i governi hanno assunto impegni forti per affrontare il problema e dove disponibilità di test e cure sono state inserite nei programmi di salute materna e infantile. I progressi saranno più grandi se le concause dell’Hiv/Aids, come la povertà, la disuguaglianza di genere e la violenza sessuale, saranno affrontate.

«Non possiamo permetterci di abbassare la guardia», ha detto Margaret Chan, Direttore generale dell’Oms. «In molti paesi ad alto reddito il problema dell’HIV pediatrico è stato praticamente eliminato. Questo dimostra che ciò è possibile. L’Oms ha formulato nuove raccomandazioni in materia di prevenzione della trasmissione da madre a figlio che offrono un’importante opportunità per migliorare notevolmente la salute delle madri e dei bambini nei paesi a basso reddito». 

Anche in Italia non mancano le iniziative di sensibilizzazione. L’ong Cesvi, che ha avviato il progetto Fermiamo l’Aids sul nascere in Zimbabwe nel 2001, organizza il Virus Free Day, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Ministro della Gioventù, che si svolgerà in oltre 200 librerie in tutta Italia (Feltrinelli, Mondadori, Ubik, Fnac, Melbook e Librerie Coop) con attività di sensibilizzazione grazie ai volontari del SISM del Segretariato Italiano Studenti di Medicina. Testimonial della campagna sono Lella Costa e Malika Ayane.

Allo Iulm il 3 dicembre alle ore 12,00 studenti e professori entreranno fisicamente in un condom gigante allestito nell’università, che nei giorni precedenti sarà tappezzata di stickers e materiali informativi per coinvolgere tutto il corpo universitario su questa iniziativa.

Per approfondire: vai sul sito in inglese sull’Africa creato da Vita: Afronline.org


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