Formazione

Ogm, disastro economico. Dal biotech al biocrack

Riduzione di pesticidi? Falso. Rendimenti super? Improbabili. Una ricerca che arriva al parlamento Ue demolisce il mito delle coltivazioni ingegnerizzate.

di Giampaolo Cerri

Raccolti super, pesticidi ridotti al minimo, conti economici floridi: sono le promesse o i miti dell?ultima rivoluzione verde, quella biotecnologica. Dagli Stati Uniti, Paese dove gli ogm sono realtà ormai da oltre un decennio, arrivano dati molto meno trionfalistici. È da poco arrivato al Parlamento europeo un rapporto di Soil Association che smonta uno per uno gli sbandierati vantaggi delle piante transgeniche. Il titolo della ricerca parla da solo: Seeds of doubt, semi di dubbio. Settanta pagine Un rapporto ?di parte?, se vogliamo, perché curato da una charity britannica che dal 1946 si occupa di sicurezza degli alimenti ed è ente di certificazione per i prodotti biologici in Gran Bretagna. Non per questo un documento meno attendibile. Hugh Warwick e Gundula Meziani, autori della ricerca di 70 pagine, usano fonti scientifiche di primo piano o dati di agenzie federali americane. A essere messo sotto accusa è l?impatto degli ogm sull?agricoltura. Sono convenienti, promettono le multinazionali. “No”, obietta Patrick Holden, direttore di Soil Association, “le piante ingegnerizzate per resistere agli erbicidi e agli insetti, soprattutto nella soia, hanno sementi più costose e producono raccolti che, a causa della scarsa fiducia dei consumatori, vengono venduti a prezzi più bassi”. Anche sulla consistente riduzione dell?utilizzo dei pesticidi, cavallo ecologico ed economico dei biotecnologi, la realtà è tutt?altro che così rosea. Il caso della soia Roundup Ready-RR è preso a dimostrazione. La Monsanto ne ha manipolato il gene rendendolo resistente a un erbicida da usare in abbinamento e venduto dalla stessa compagnia, il Roundup. Per questo la soia e il mais Monsanto sono “pronti al Roundup”, traduzione letterale del brand commerciale. Lo stesso fa Aventis con le piante battezzate Liberty link, ingegnerizzate per resistere all?erbicida Liberty. Il pesticida nel primo caso è un gliphosato e nel secondo un glufosinate. Monsanto definisce il suo, biodegradabile ed ecologico, anche se il procuratore generale dello Stato di New York, per niente d?accordo, nel 98 ne ha bloccato la pubblicità, comminando 50mila dollari di multa. Meno pretenzioso il glufosinate di Aventis, che l?Agenzia federale per la protezione dell?ambiente classifica come “tossico per vari organismi del suolo e dell?acqua”. Tossicità a parte, il problema vero è che non risulterebbe vera la riduzione di applicazioni. Secondo i dati dell?United States Department of Agricolture-Usa, il grano RR, nel 2000, è stato trattato con il 30% di erbicida in più delle specie convenzionali. L?università dello Iowa ha scoperto che molti agricoltori usano aggiungere trattamenti all?atrazina (uno dei pesticidi più tossici) perché Liberty “non consente un adeguato controllo delle erbacce”. “Eppure”, dice Soil Association, “Aventis promette che il glufosinate sostituisce in toto l?atrazina”. Il rapporto elenca un altro caso di mancata riduzione di chimica nelle colture: 20% di erbicidi in più nelle colture canadesi di canola (una rapa da cui si estrae un olio). E con i pesticidi, vale a dire le sostanze chimiche che combattono funghi e insetti, non va meglio. Malgrado l?aumento di mais Bt della Novartis, ingegnerizzato per il trattamento chimico contro l?European corn borer, (la farfalla Ostrinia nubilalis), l?area trattata con pesticidi è passata dal 6,75% del 95 al 7,3% del 2000. E l?area in cui si usano pesticidi ?universali?, secondo l?Università di Iowa, nello stesso periodo non è diminuita e rappresenta il 30% del totale. Rese gonfiate Anche sul fronte delle ?rese?, il rapporto rischia di creare qualche imbarazzo al biotech. Secondo l?Agronomy Journal che cita una ricerca dell?Università del Nebraska, la soia RR avrebbe reso l?11% in meno di quella convenzionale mentre le ricerche comparative di Charles Benbrook, agronomo e consulente indipendente, che ha esaminato 10mila coltivazioni transgeniche e non, mostrano una sconfitta delle piante ogm. Nell?Indiana, la forbice negativa sarebbe del 15,5%; nello Iowa, del 19%; nell?Illinois, dell?1%. Il grano Bt, campione di produttività, si attesterebbe su un incremento del 2,6% mentre la rapa canadese RR, secondo l?ateneo del Saskatchewan, ha una resa inferiore del 7,5% rispetto alla convenzionale. Il guaio è che i coltivatori americani cominciano a perdere la pazienza. Newell Simrall, che coltiva soia in Mississipi, ha fatto causa alla Jacob Hartz Seed, controllata Monsanto, ottenendo un risarcimento di 165mila dollari, per i mancati rendimenti. Il rapporto di Soil Association ne mostra molti, di questi contadini, con nomi e cognomi, spesso con foto. “Un disastro economico”, sottolinea Soil Association, “l?export di mais americano e quello di rapa canadese sfumati per la chiusura dei mercati europei”. “E se si aggiungono i sussidi all?agricoltura che, negli Usa, sfiorano i 5miliardi di dollari, il danno complessivo all?economia”, conclude il rapporto, “raggiunge i 12”. E il biotech finisce per far rima con crack


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA