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Bimbi, è ora di sorridere

Buone notizie dalla presentazione del rapporto sulla condizione dell’infanzia nel mondo

di Maurizio Regosa

È stato presentato oggi nella sede di Unicef Italia, alla presenza di Walter Veltroni, La condizione dell’infanzia nel mondo, rapporto realizzato nel ventesimo anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Ma il nostro è un paese per bambini?

Un’occasione per fare il punto sulla situazione mondiale e italiana dell’adolescenza. «Un appuntamento», ha detto il presidente Vincenzo Spadafora, «di cui tutti coloro che sentono questi impegno possono approfittare per sensibilizzare quanti ancora non percepiscono l’importanza dei diritti dell’infanzia». Nel mondo ma anche nel nostro paese, ha aggiunto. «Ci troviamo di fronte a una emergenza sociale che riguarda moltissimi bambini italiani e stranieri, una emergenza sottovalutata in modo grave», ha continuato Spadafora, riferendosi in particolare alla mancanza di un Piano nazionale per l’infanzia (l’ultimo è del 2004, e dovrebbe essere biennale) e allo stop che ha subito l’istituzione del garante (il provvedimento è stato rimandato in commissione). «In assenza di un piano, i vari ministri e sottosegretari assumono posizioni non riconducibili a una visione complessiva su come affrontare i temi dell’infanzia nel nostro paese, mentre quanto al garante sappiamo che non è la soluzione a tutti i problemi ma dove è stato adottato si sono fatti dei passi avanti». Per questo l’Unicef si candida, oltre che a svolgere i compiti che tradizionalmente si è assegnati, a essere una agenzia culturale, che sappia essere punto di riferimento per le questioni che riguardano l’infanzia e l’adolescenza. «Non mancano, ha proseguito il presidente del Comitato allargando la prospettiva, alcune conquiste ottenute in questi 20 anni. Se negli anni 90 si stimava che circa 12 milioni e mezzo di bambini morissero prima dei 5 anni, questo dato è sceso a 9 milioni». «Risultati che», ha sottolineato nel suo intervento Walter Veltroni, sono stati raggiunti anche per merito dell’Unicef. Non si deve fare retorica sui bambini. Sono d’accordo. Ma altra cosa è il racconto di quanti hanno visto e si sono resi conto», ha proseguito l’ex sindaco di Roma (che con Unicef portò una delegazione di giovani in Mozambico prima e poi in Ruanda): «il racconto è un impegno importante, utile perché sollecita la coscienza, la responsabilità e i sentimenti».

La situazione nel mondo

E in effetti il Rapporto testimonia alcuni avanzamenti significativi. Oltre a essere cresciuta la percentuale di sopravvivenza, il tasso di mortalità sotto i cinque anni è diminuito, nello stesso periodo, da 90 decessi per 1.000 nati vivi a 65 decessi per 1.000 nati vivi. Un successo riportato in gran parte grazie ai programmi estesi di vaccinazione. La poliomielite, che provo provoca disabilità e morbilità tra i bambini, è prossima all’eradicazione, mentre tra il 2000 e il 2007, i decessi infantili provocati dal morbillo sono diminuiti globalmente del 74%, e addirittura dell’89% in Africa. Milioni di vite sono state salvate attraverso la vaccinazione contro difterite, pertosse, tetano, epatite e altre malattie.

Mentre per quanto riguarda l’Aids, dal 2000/2001, in 14 dei 17 paesi africani con adeguati dati a disposizione, la percentuale di donne in gravidanza tra i 15 e i 24 anni che convivono con l’Hiv è diminuita. In sette paesi, il calo dei tassi d’infezione da Hiv è stato pari o superiore alla prevista riduzione del 25% stabilita per il 2010 nella Dichiarazione di impegno sull’Hiv/Aids adottata dall’Assemblea generale dell’Onu sull’Hiv/Aids del 2001. Sono sempre più numerose le donne in gravidanza che accedono a servizi per prevenire la trasmissione madre-figlio dell’Hiv.

Quanto all’istruzione, il numero di bambini che non frequentano la scuola primaria si è ridotto da 115 milioni nel 2002 a 101 milioni nel 2007 e adesso circa l’84% dei bambini in età di scuola primaria la frequenta effettivamente. Ogni giorno più di un miliardo di bambini in età scolare accede all’istruzione primaria o secondaria. Circa il 90% dei bambini che entra nella scuola primaria vi rimane fino all’ultima classe. La frequenza alle elementari è salita anche per i bambini dei paesi in via di sviluppo al 90% nel 2000-2007, secondo i dati delle indagini internazionali (e sta aumentando nella maggior parte dei paesi l’indice di parità di genere nell’istruzione primaria, ora è pari al 96%).

Le sfide future

Accanto a questi risultati, però, restano da affrontare sfide importanti. Per quanto riguarda la sopravvivenza dell’infanzia, muoiono ancora 25.000 bambini sotto i cinque anni, ogni giorno, perlopiù per cause prevenibili con interventi a basso costo e di provata efficacia. La polmonite e le malattie diarroiche sono i principali killer dei bambini sotto i cinque anni, essendo responsabili di quasi il 40% dei decessi in questo gruppo di età.

Oltre 140 milioni di bambini sotto i cinque anni soffrono di malnutrizione, circa 100 milioni di bambini in età di scuola primaria non ricevono un’istruzione e si stima che 150 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni siano impegnati nel lavoro minorile. Sempre aperto il fronte dell’accesso all’acqua e a impianti medico-sanitari degni adeguati.

L’Africa e l’Asia presentano le maggiori sfide a livello globale negli ambiti della sopravvivenza, dello sviluppo e della protezione. A livello regionale, l’Africa subsahariana e l’Asia meridionale risultano molto indietro a tutte le altre regioni nella maggior parte degli indicatori. Sono, ad esempio, le uniche regioni in cui il tasso di mortalità sotto i cinque anni ha superato i 50 decessi per 1.000 nati vivi nel 2008, con l’Asia meridionale a 76 e l’Africa subsahariana a 144. Anche il tasso di diffusione del matrimonio precoce è molto più elevato in queste due regioni rispetto a qualunque altra, essendo pari al 46% per l’Asia meridionale e al 39% per l’Africa subsahariana; inoltre, la nascita di due bambini su tre non viene registrata.

Su tutte la sfida legata ai cambiamenti climatici: «I bambini», si legge nel Rapporto, «sono particolarmente vulnerabili all’impatto dei cambiamenti climatici.Si pensi che molte delle principali malattie killer dei bambini – tra cui malnutrizione (causa di oltre un terzo delle morti sotto i cinque anni), infezioni respiratorie acute, diarrea, malaria – sono altamente suscettibili alle condizioni climatiche».

 


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