Non profit

Anche il prezzo sia giusto

Perché in Italia non decollano? Una ricerca dà qualche risposta

di Redazione

Due studiose dell’università di Bari hanno analizzato
i prodotti sul mercato. Individuando che c’è margine
di miglioramento nel “pricing”. Che è questione etica…Il mercato europeo dei fondi etici ha registrato, negli anni 1999-2008, un costante trend di crescita sia nel numero di fondi esistenti (passati da 159 a 537), sia nell’entità del patrimonio gestito (passato da 11.074 a 48.720 milioni di euro). Analogamente, a livello italiano, il comparto ha mostrato un andamento in costante crescita a partire dai primi anni 90, sebbene presenti dimensioni più contenute rispetto al mercato europeo. Sulla base di tali evidenze, Mariantonietta Intonti e Antonella Iannuzzi, dell’università di Bari, hanno realizzato uno studio dal titolo Analisi qualitativa e modalità di pricing dei fondi comuni di investimento etici in Italia, presentata al convegno annuale dell’Associazione dei docenti di Economia degli intermediari finanziari. Ecco i risultati più interessanti a cui è giunta questa ricerca, secondo la valutazione fatta dalla sezione Finanza etica (diretta dal professor Francesco Perrini) aperta sull’home page del sito Borsaitaliana.it.

La ricerca si è posta due obiettivi: 1) fornire un inquadramento teorico della tematica dei fondi etici, sia riguardo alle caratteristiche di eticità, sia riguardo al pricing; 2) sviluppare due analisi empiriche integrate, la prima qualitativa, la seconda quantitativa.
L’analisi qualitativa si è concentrata sui fondi etici di diritto italiano presenti sul mercato domestico e ha avuto come obiettivo la misurazione dell’effettivo grado di eticità dell’universo analizzato. A questo scopo, le autrici hanno costruito uno specifico modello per l’attribuzione ai fondi di un rating etico, espressione sintetica di una serie di standard di responsabilità sociale appositamente individuati. In secondo luogo, hanno verificato l’aderenza dei contenuti dei documenti informativi dei fondi agli standard etici selezionati.
L’analisi quantitativa, invece, è orientata alla valutazione dell’entità del pricing degli stessi fondi etici di diritto italiano. A questo fine è stato elaborato un nuovo indicatore di costo (GER, Global Expense Ratio) comprensivo della maggior parte degli oneri che gravano sull’investimento, che è stato successivamente applicato sia all’universo dei fondi etici oggetto di indagine sia ad un campione di fondi tradizionali assunto come benchmark.

Buona eticità media. Per quanto concerne i risultati ottenuti, la prima analisi, se da un lato ha mostrato un discreto grado di eticità medio (57,58%) dei fondi analizzati, dall’altro ha messo in luce diverse aree di miglioramento. Tra gli standard etici maggiormente diffusi si segnalano: l’uso di criteri di screening ambientali e relativi ai diritti umani, la presenza di un comitato etico, l’esistenza di certificazione etica e, infine, l’adozione di politiche di azionariato attivo.

Un deficit di trasparenza. In merito alla seconda analisi, lo studio ha messo in evidenza alcuni elementi di scarsa trasparenza sia negli indicatori di costo attualmente in uso (lacune nella configurazione del TER e del Turnover Ratio), sia nella comunicazione agli investitori (assenza di distinzione tra costi di produzione e di distribuzione, opacità nell’illustrazione degli oneri). È apparsa, inoltre, notevolmente elevata la numerosità degli oneri che gravano sull’investimento.

Il pricing, una leva strategica. L’analisi del pricing dei fondi etici e l’analisi del grado di eticità, combinate insieme hanno mostrato, grazie ad uno studio di correlazione, l’assenza di legami significativi tra etica e pricing, segno che il processo di gestione etica non incide sul prezzo complessivo dello strumento. Il confronto tra il pricing dei fondi etici e quello dei fondi tradizionali ha evidenziato una minore onerosità media della prima categoria, segno che il pricing può essere considerato un elemento di differenziazione dei fondi etici e una leva strategica (da sfruttare ulteriormente) per la diffusione sul mercato di tali strumenti.

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