Famiglia

Pubblicata la Relazione sulla condizione dell’infanzia

Alla vigilia della Conferenza di Napoli, l'Osservatorio fa il punto sulla questione

di Redazione

Alla vigilia della Conferenza nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, che apre domani a Napoli, l’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza pubblicato la suabiennale “Relazione sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia 2008-2009” (leggi in allegato la relazione completa). All’interno di un quadro generalmente critico circa l’impostazione adultocentrica del sistema di protezione dei minori, ecco alcune proposte lanciate nella relazione.

 Rom: formare affidatari ad hoc

Per i rom e sinti si dà come obiettivo prioritario la formazione di tutori a cui affidare i minori che non possono rimanere in famiglia: l’affidamento omoculturale infatti in questa popolazione è ancora pochissimo sperimentato, sia perché le famiglie romanì non presentano gli standard economici-abitativi richiesti agli affidatari, sia perché gli operatori dei servizi hanno incontrato molta diffidenza nell’avvicinare e individuare le famiglie potenzialmente affidatarie, mentre i mediatori omoculturali che potrebbero occuparsene sono per ora pochissimi. «Se le politiche sociali delle Regioni e degli enti locali e le gestioni giudiziarie non tengono conto di questi punti, le tutele si riducono a fatti meramente formali. Da questo punto di vista sembra importante che, anche attraverso una collaborazione con le associazioni che si occupano delle popolazioni zingare, si proceda all’individuazione e formazione di persone che possono costituire il bacino fra cui i giudici tutelari scelgono i tutori, specie tra persone appartenenti alle stesse popolazioni, le quali possono così diventare parte del tessuto delle risorse sociali del territorio per il gruppo cui appartengono», scrivono nella relazione.

Adozioni, l’idoneità non passi più dai Tribunali

Tra le altre proposte, anche la possibilità che nei procedimenti di adozione internazionale sia ampliata l’area della protezione sociale e ridotta quella della tutela giudiziaria, affidando il compito di valutazione e dichiarazione di idoneità dei coniugi disponibili all’adozione internazionale ai servizi dell’ente locale, senza passare per il tribunale per i minorenni, con trasmissione degli atti direttamente dai servizi alla Commissione per le adozioni internazionali; mentre, nella fase del perfezionamento dell’adozione dopo l’arrivo del minore straniero adottato in Italia, la Commissione per le adozioni internazionali può disporre direttamente la trascrizione del provvedimento di adozione straniero nei registri dello stato civile, evitando un passaggio ulteriore dal tribunale per i minorenni, i cui compiti costituiscono oggi un duplicato formale inutile delle valutazioni già compiute dalla Commissione per le adozioni internazionali. «In questo modo si responsabilizzerebbero i servizi, si otterrebbe anche un effetto accelerativo della procedura, si libererebbe il tribunale per i minorenni del carico di valutazioni sociali-psicologiche che si sostiene possano essere svolte meglio dai servizi».
Nella stessa prospettiva, scrive sempre l’Osservatorio, «si devono approfondire e monitorare gli esiti delle esperienze di “adozione mite” realizzate in alcuni ambiti territoriali, basate su protocolli d’intesa tra autorità giudiziaria minorile e sociale per minori in semiabbandono permanente e in situazioni di affidamento familiare sine die».

Il Nomenclatore dei servizi sociali

In tema di integrazione tra i servizi, un punto importante è rappresentato dall’individuazione dei livelli essenziali di assistenza sociale: su questo tema è ancora poco ciò che è stato prodotto, mentre molto è oggetto di ricerca e di sperimentazione. Di fatto finora possono essere definiti livelli “possibili” di assistenza, non essendoci l’obbligatorietà delle prestazione e dei servizi sociali.

Il mutamento delle politiche sociali e i limiti delle risorse economiche, le restrizioni dei bilanci comunali, i limiti dalla spesa pubblica, anche dovuti al rispetto del “Patto di stabilità”, sono spesso causa di restrizioni diseguali delle risorse e di un esercizio differenziato dei diritti. Molto utile per orientarsi sarebbe il “Nomenclatore dei servizi sociali,” proposto dal CISIS (2009).


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