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La partita finale alla Camera

Voto decisivo sul decreto che apre ai privati per la gestione

di Francesco Dente

È approdato alla Camera il decreto 135 sulla privatizzazione dell’acqua. La maggioranza ha tempo da oggi fino al 24 novembre per la definitiva conversione in legge del provvedimento sugli obblighi comunitari che, all’articolo 15, apre all’ingresso dei privati nella gestione del servizio idrico integrato. Il 135, già approvato al Senato a inizio novembre, prevede due modalità di affidamento del servizio: l’affidamento integrale (100%) tramite gara a imprese costituite in qualunque forma (anche pubbliche) oppure il conferimento a una società mista pubblico-privato il cui socio privato, scelto tramite gara, abbia una partecipazione di almeno il 40%. Il testo ora passato in discussione alla Camera stabilisce, inoltre, che la partecipazione pubblica debba scendere al 30% nelle società quotate. La gara, dunque, diventa lo strumento ordinario di affidamento del servizio. L’affidamento diretto o in house, che al momento rappresenta la formula prevalente, sarà consentito solo eccezionalmente e solo dopo il via libera dell’Antitrust.

«L’Italia con questa legge diventa l’esempio della privatizzazione totale, insieme all’Inghilterra e ad alcune realtà dell’Europa orientale. Mentre in Francia si torna, specie a Parigi e Montpellier, alla gestione pubblica e in Germania viene bloccata ogni forma di privatizzazione», dichiara Riccardo Petrella, economista, ex presidente dell’Acquedotto pugliese, in un’intervista a Vita Non profit magazine di questa settimana (clicca qui per leggerla). «Una grossa sconfitta per la cultura dei beni comuni La politica italiana è tutto sommato omogenea su questo punto. Il Pd finge un’opposizione. In realtà è d’accordo. Lo fecero per primi col governo Prodi. Proprio Bersani cercò in tutti i modi di privatizzare l’acqua».

Su Vita Non Profit Magazine in edicola fino a giovedì un ampio servizio dedicato proprio alla questione della privatizzazione dell’acqua.

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