Economia

Stop alla Banca del Sud

Il Senato stralcia il provvedimento dalla Finanziaria

di Maurizio Regosa

Banca del Sud: il Senato blocca l’approvazione. Il presidente Schifani ha giudicato inammissibile l’inserimento nella legge finanziaria, in quanto non discusso in Commissione.  La decisione solo due giorni dopo dall’incontro  fra il Federcasse, Confcooperative e le associazioni imprenditoriali sul progetto Banca del Mezzogiorno, al quale aveva partecipato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Una disponibilità generalizzata

Da Coldiretti a Confagricoltura, da Confartigianato Confindustria. Da Confcommercio a Legacoop e Unioncamere: tutti gli interpellati hanno manifestato l’interesse e l’intenzione di partecipare all’iniziativa per il Mezzogiorno. «Hanno mostrato un grande spirito unitario, un alto livello tecnico e uno spirito repubblicano costruttivo», ha commentato il ministro dell’Economia. «Adesso si tratta di accelerare l’approvazione del disegno di legge. Se tutto va bene, dovrebbe entrare in vigore con la Finanziaria. Cioè dal primo gennaio 2010»

«In effetti», ha confermato Alessandro Azzi, presidente di Federcasse, «di fronte a questa sfida che mira a sostenere il Mezzogiorno, abbiamo raccolto una amplissima disponibilità a partecipare al Comitato promotore previsto dal disegno di legge. Il sistema delle banche di credito cooperativo intende continuare a svolgere il suo ruolo di banche del territorio e contribuire ad affrontare l’annosa questione del Mezzogiorno, che non ha bisogno solo di risposte economiche ma anche sociali. Per le Bcc del Sud si tratta di una possibilità di sviluppo». Analoga la soddisfazione del presidente di Confcooperative, Luigi Marino: «L’incontro promosso oggi da Credito Cooperativo e Confcooperative segna una bella pagina di storia scritta dall’Italia delle associazioni di rappresentanza per la condivisione e la coesione espressa da tutte le forze datoriali

Il ruolo delle Bcc

Buone notizie dunque per il progetto che vede in prima linea le banche di credito cooperative e le casse rurali (che nel Mezzogiorno sono 111, con 617 sportelli), in collaborazione con il gruppo bancario Iccrea, nella creazione di un Istituto di credito di secondo livello aperto anche ad altri soggetti economici, con l’obiettivo di favorire su basi nuove lo sviluppo di servizi creditizi e finanziari a sostegno delle Piccole e medie imprese del Mezzogiorno e di una complessiva crescita dell’area. «Siamo consapevoli che il progetto rappresenta per il Credito Cooperativo una sfida impegnativa, ma siamo convinti del ruolo che le banche del territorio, come le BCC, possono assolvere nella volontà di disegnare un nuovo percorso utile allo sviluppo del Mezzogiorno. Le Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali rappresentano, inoltre, una palestra di democrazia economica utile a diffondere cultura cooperativa, la stessa che, oggi in tempi di crisi, rappresenta un elemento di tenuta del sistema», ha precisato Azzi, consapevole che appena «delineato il percorso dovremo aprire ad altri soggetti presenti nel territorio». Non solo quindi Poste Italiane (la cui partecipazione al progetto è stata ipotizzata, ma che, ha puntualizzato Tremonti, «è da definire nelle sue forme tecniche»). Del resto perché un simile progetto abbia successo è bene una grande partecipazione. «la fiscalità di vantaggio per chi impiega la raccolta al Sud è per tutti. Anche per una banca del Nord che raccolga risparmi al Nord e li investa nel Mezzogiorno», ha spiegato sempre il ministro dell’Economia.

Cosa prevede il disegno di legge

In sintesi con questo disegno di legge lo Stato si propone di facilitare processi di iniziativa privata istituendo un Comitato promotore della Banca del Mezzogiorno (composto da membri di nomina pubblica, ma anche da rappresentanti delle categorie economiche e sociali). Al Comitato il compito di individuare i soci fondatori della nuova Banca, gli apporti minimi di capitali, le reti di banche e di istituzioni che aderiscono all’iniziativa. Entro tre mesi dall’entrata in vigore del ddl, il Comitato promotore dovrà presentare al ministro dell’Economia uno studio sull’avanzamento del progetto. Entro 12 mesi dall’approvazione del ddl, dovranno essere richieste  le autorizzazioni ai sensi del Testo unico bancario. Al termine della fase di avvio, la partecipazione statale dovrà essere ridistribuita ai soci fondatori.


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