Welfare

Chi sono gli eretici nelle file della maggioranza. La sinistra della destra

C’è chi difende la 185. Chi, come Formigoni, sfida il ministro degli esteri incontrando Aziz. E c’è chi è stato a Porto Alegre e se ne vanta...

di Ettore Colombo

Mentore politico, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni; braccio operativo, il partito più discolo (e più tignoso) della coalizione, l?Udc; padre nobile, il senatore a vita Giulio Andreotti; alleati di prima scelta (a Roma, non certo a Milano, dove sono invece in rotta di collisione, al di là delle paci di facciata?) i ?liberal? di Forza Italia, o meglio parte di essi, almeno su temi come amnistia e indulto, carcere, giustizia, Rai.
Il ruolo dell?enfant prodige (e terribile?) del gruppo spetta senz?altro, tuttavia, a Vittorio Emanuele Falsitta, 36 anni, unico esponente del centrodestra italiano che ha preso l?aereo con destinazione Porto Alegre ed è tornato felice, incolume e più convinto di prima della sua idea di fisco etico e tassa anti smog. Ma l?iperattivo Falsitta, che dentro Forza Italia ha osato l?inosabile, fondando Rivolta Etica, sorta di contraddizione in termini (e ci crede davvero) alla critica alla globalizzazione, non è solo. Luca Volonté, ad esempio, 37 anni, di Saronno (Varese), non solo guida con piglio sicuro il manipolo dei guastatori dell?Udc del gruppo parlamentare della Camera dei deputati, ma fa sentire la sua voce a tutto campo, dal tema dell?immigrazione a quello delle riforme istituzionali, dalla sponda offerta al mondo del volontariato organizzato (è stato Volonté a volere e organizzare la Tenda della solidarietà che ha visto l?Udc festeggiare don Gemini e don Benzi e le loro associazioni) alla battaglia sulle fondazioni. Infine, non si può certo non citare un non più giovane ma nemmeno vecchio protagonista della scena politica italiana, quel simpaticissimo senatore Francesco D?Onofrio che, a differenza del ministro e suo presidente di partito, Rocco Buttiglione (il quale tanto parla di pace e moderazione e tanto poco fa?) traduce in atti concreti le sue opinioni. Lo ha fatto sul federalismo, rifiutandosi di votare la legge sulla devolution, e lo fa sottotraccia, ma in modo serio, sulle modifiche alla legge 185, incontrando le associazioni del cartello che difende quella legge e sostenendo che, senza di loro, non si modifica un bel nulla, atteggiamento con cui scavalca a sinistra anche parte dell?Ulivo.
Cosa accade? Accade che esistono dei politici ?progressive? all?interno della maggioranza di governo, non un gruppo rock, ma un?area politica ben specifica che, dentro la Casa delle libertà, quella dove “ognuno fa un po? quello che gli pare” si muove, si fa notare, scalpita e, a volte, ottiene anche dei risultati. È successo, alla fine del 2002, sul tema dell?immigrazione, quando l?ostinata opposizione della nascente Udc ai bellicosi propositi dell?asse Bossi-Fini ha impedito che la nuova legge sull?immigrazione si chiudesse nei recinti dell?ottusa repressione e conciliasse regolarizzazione degli immigrati già presenti sul territorio, gestione dei flussi e accoglienza. Alfiere di questa politica il vecchio leone della Dc, l?udeurrino Bruno Tabacci; mediatore discreto e vigile, il ministro del Welfare, Maroni, ancorché leghista. D?altronde, lo stesso Maroni ha inaugurato, d?intesa con la sottosegretaria ?sociale? di FI, Grazia Sestini, una politica d?attenzione e moderazione, nell?ambito delle politiche sociali e di quelle del lavoro, che ha di fatto ?silenziato? l?opposizione di sinistra, come si è visto in occasione della presentazione del Libro bianco. E c?è da ricordare la lunga e sotterranea, ma parzialmente vinta, battaglia sull?indultino, che ha portato il Parlamento a fiaccare il fuoco di sbarramento dell?asse Lega-An, grazie al voto a favore della proposta di legge Pisapia-Buemi, di gran parte di FI e dell?Udc, con Ulivo e Prc. Né si può dimenticare il lavoro ai fianchi svolto su temi ?tecnici?, ma cruciali per il Terzo settore, come quello delle fondazioni bancarie contro l?offensiva del superministro Giulio Tremonti.

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