L’Italia dei Valori vuole abolire le ronde. Lo hanno chiesto ieri in una interrogazione parlamentare al Ministro degli Interni gli onorevoli PALOMBA, DONADI, DI PIETRO, EVANGELISTI, BORGHESI e FAVIA.
I deputati hanno detto che prima del decreto attuativo, una rapida fotografia del territorio italiano censiva circa 70 ronde attive (17 solo in Lombardia, 10 in Veneto), e che a quasi tre mesi dall’entrata in vigore delle nuove regole sono soltanto sei le associazioni di «osservatori volontari per la sicurezza» che hanno chiesto il riconoscimento ufficiale a sindaco e prefetto. Citano il Manifesto, che ha avviato un’indagine contattando telefonicamente e per e-mail le cento prefetture italiane, chiedendo di avere dati precisi sulle associazioni di volontari per la sicurezza. Delle 38 prefetture che hanno risposto, solo tre hanno dichiarato di aver ricevuto domande di riconoscimento da parte di associazioni di cittadini, per un totale di quattro associazioni: due a Roma, una a Milano, una a Treviso (nel comune di Oderzo).
«Numeri bassissimi», riassumono i parlamentari, «che evidenziano lo scarso interesse dei cittadini ad una «giustizia fai da te», dati che descrivono chiaramente lo scarso successo dell’iniziativa, e la bocciatura arriva anche dai sindaci: infatti, fino ad oggi, sono stati davvero pochi quelli a dirsi pronti ad emanare un’ordinanza che consenta loro di utilizzare le ronde».
L’IdV quindi ha chiesto a Maroni di far sapere al Parlamento quante siano le richieste di iscrizione di associazioni di volontari negli elenchi prefettizi e se non si ritenga opportuno adottare iniziative normative volte ad abrogare la legge 15 luglio 2009, n. 94, recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica», nella parte in cui istituisce le associazioni stesse.
All’interrogazione a risposta immediata ha replicato il ministro Elio Vito, che non ha fornito nessun numero e ha parlato di «una sperimentazione di sei mesi durante i quali i sindaci possono comunque continuare ad avvalersi delle associazioni preesistenti anche se queste non hanno nel frattempo ancora formalizzato l’iscrizione», essendo obiettivo «proprio quello di regolamentare un fenomeno già esistente».
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