Sostenibilità

Dieci centrali elettriche solo per gli “stand-by”

L'impronta di carbonio: così ogni giorno facciamo male al clima

di Redazione

La lucina accesa degli apparecchi elettronici europei produce 19 milioni di tonnellate di CO2. Un chilo di pomodori coltivati in serra 3,5 chili
di CO2, contro gli 0,05 di quelli cresciuti all’aperto…
A partire dalla rivoluzione industriale, la CO2 ha subìto un vertiginoso aumento che ha portato oggi la sua concentrazione atmosferica a circa 387 parti per milione: la più alta degli ultimi 800mila anni e probabilmente degli ultimi 20 milioni di anni. Se fino ad un recente passato le capacità ricettive dell’ambiente sono riuscite a far rientrare la CO2 emessa nel ciclo naturale del carbonio, oggi il 45% rimane nell’atmosfera e va accumulandosi con i quantitativi degli anni precedenti.
Comprendere il proprio legame con la produzione di CO2 è il primo passo per individuare i comportamenti che incidono maggiormente e agire su di essi per ridurre le emissioni. Per esempio per ogni kWh (chilowattora) di energia elettrica consumata nel nostro Paese si emettono circa 0,45 kg di CO2. Infatti, l’energia elettrica è oggi prodotta, in massima parte, impiegando combustibili fossili. Così ogni volta che accendiamo una luce, un televisore o un qualunque apparecchio elettrico ed elettronico dobbiamo ricordare che questo non solo ha un peso sulla bolletta ma provoca anche impatti ambientali e sanitari, i cui costi prima o poi dovranno essere pagati?
Solo gli stand-by (la lucina accesa degli apparecchi elettronici) nel settore residenziale rappresentano oltre il 9% dei consumi elettrici, circa 250 kWh l’anno per abitazione. In Europa si stima che gli stand-by degli elettrodomestici siano responsabili delle emissioni annue di oltre 19 milioni di tonnellate di CO2. In sostanza, per alimentare questi inutili sprechi è necessario tenere accese una decina di centrali a ciclo combinato a gas ognuna della potenza di 800mila kW. Quando utilizziamo gli elettrodomestici, usiamoli in maniera efficiente: ad esempio un ciclo di lavaggio in lavatrice a 40°C anziché 90°C può dimezzare il consumo di elettricità, oltre a non danneggiare gli indumenti, ottenendo lo stesso risultato.
Il settore dei trasporti in Italia è responsabile dell’emissione di 128,5 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, di cui il trasporto su gomma costituisce il 92% (118,3). Sostituire un breve tratto in macchina (circa 6 km, per esempio, il viaggio andata e ritorno dal posto di lavoro) con uno in bicicletta permette di evitare circa 240 kg di CO2 l’anno. Le biciclette non emettono gas a effetto serra né sostanze inquinanti e sono dunque il mezzo di trasporto più ecologico (secondo solo all’andare a piedi!). In auto, ridurre la velocità da 110 km l’ora a 90, anche solo per il 10% del viaggio, permette di risparmiare circa 35 kg di CO2 l’anno.
Anche l’alimentazione ha un suo “peso” e non solo in termini di calorie. Conoscere l’energia necessaria per produrre un certo alimento è importante per scegliere uno stile di vita a più basse emissioni. Per esempio consumare prodotti di stagione ha un impatto sull’ambiente molto più limitato in quanto la produzione in ecosistemi artificiali o in serre richiede un’enorme quantità di energia per il mantenimento delle temperature di coltivazione. La produzione in serra di un chilo di pomodori rilascia 3,5 kg di CO2, rispetto a meno di 0,05 kg della stessa quantità di pomodori prodotti in campo, una differenza di ben 70 volte. Senza contare che il trasporto aereo dei prodotti da un capo all’altro del pianeta (per esempio di fragole, mele, pomodori, asparagi, zucchine?) genera circa 1.700 volte più emissioni di CO2 che un trasporto in camion per 50 km. È fondamentale dal punto di vista ecologico imparare a mangiare meno carne, in particolare quella bovina. La produzione di proteine animali è infatti il settore alimentare con le maggiori emissioni di gas serra: a una bistecca di circa 250 grammi è associata l’emissione di quasi 3,4 kg di CO2, l’equivalente di un’automobile di cilindrata medio-grande che percorre quasi 16 km! Dunque? W la dieta mediterranea.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.