Cultura

Quoziente Parma. Dal 2010 rivoluzione nelle tariffe

La scelta innovativa della città emiliana

di Daniele Biella

Adeguare i costi dei servizi alla persona
a vari fattori legati alla situazione di ciascuna famiglia. Il sindaco Pietro Vignali: «È una piccola rivoluzione
nel welfare locale»
Il quoziente familiare si concretizza a Parma. Per la prima volta in Italia, l’amministrazione di una città decide di adeguare il sistema tariffario dei servizi alla persona a vari fattori legati alla situazione di ciascuna famiglia: il numero dei componenti, la presenza di figli a carico, gli eventuali affidamenti, la presenza di persone disabili e la situazione lavorativa dei genitori. «Fare famiglia non dev’essere un problema in Italia, la nostra scelta sia da stimolo al governo a rivedere il Fisco e creare il quoziente familiare nazionale», spiega a Vita il sindaco Pietro Vignali. Quello che passerà alla storia come “Quoziente Parma” ha avuto il via libera con la delibera comunale dello scorso 20 ottobre, ed entrerà a pieno regime nel corso del 2010.
Come funziona? «Non è altro che un algoritmo che va a modificare l’Isee (Indicatore della situazione economica equivalente, ndr) in funzione di alcuni parametri legati alla tipologia familiare», continua Vignali, «alla fine viene determinato un sistema tariffario diverso dal solito, che tiene conto sia dell’aspetto reddituale che di ulteriori aspetti che l’Isee oggi non contempla».
Nel calcolo del quoziente familiare parmense sono infatti inseriti coefficienti diversi da quelli canonici. A volte più alti rispetto all’Isee: ad esempio, all’opposto dell’Indicatore canonico, nel “Quoziente Parma” aumenta progressivamente il coefficiente a seconda del numero di figli e persone in affidamento, da 0,60 (valore Isee 0,47) per il primo componente a carico del dichiarante a 0,80 per il terzo (il doppio dell’Isee, che calcola 0,39).
A raddoppiare è anche il coefficiente relativo alla condizione lavorativa di entrambi i genitori dipendenti (0,23) o al caso di un nucleo monogenitoriale (0,46). Ancora, se è presente in famiglia un disabile con invalidità maggiore del 74%, il coefficiente sale dallo 0,50 dell’Isee a 0,85. Infine, la soluzione parmense inserisce anche coefficienti inediti, come lo 0,30 per valorizzare la presenza di un affido etero-familiare, lo 0,13 in presenza di un solo genitore lavoratore o lo 0,10 se in famiglia c’è un pensionato over 75.
«Dal nostro osservatorio locale abbiamo visto come dalla crisi in atto arrivi la necessità rivedere il sistema del welfare, perché la domanda cresce dal punto qualitativo e qualitativo», riprende il sindaco. «L’unica soluzione è vedere la famiglia come una risorsa, non un problema: serve rafforzarla per metterla in condizione di potere poi erogare servizi che oggi sono comunali». In città un progetto in tal senso è già attivo da un mese: «Le tagesmutter, mamme che di giorno tengono il proprio bambino e quello di altri».
La nascita del “Quoziente Parma” arriva al termine di un percorso condiviso da istituzioni (Comune, università di statistica) e cittadini, «nato due anni fa, con la costituzione dell’Agenzia per la famiglia e la collaborazione con il Forum delle associazioni familiari», spiega Vignali. Parma fa scuola anche per altre due iniziative in programma: «Il 26 novembre ospitiamo l’incontro del Network europeo delle città amiche della famiglia», annuncia il sindaco. «Il giorno dopo lanciamo una Family card pensata per agevolare i nuclei nell’acquisto di beni di prima necessità».


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