Sostenibilità

«Impegni, non slogan, perché la sfida è lo sviluppo»

Intervista al ministro Stefania Prestigiacomo

di Elisa Cozzarini

«Servono interventi concreti, mirati a obiettivi utili, misurabili per l’ambiente e sostenibili economicamente. Altrimenti si fanno pericolose promesse a uso mediatico». «Il nucleare? Fa parte del mix di energie su cui bisogna investire. E sarà gestito con le massime garanzie» «Quella di Copenhagen è una sfida globale, non solo per il clima, ma anche per quanto concerne lo sviluppo e l’energia. Il traguardo è infatti un accordo tra Nord e Sud del mondo, per consentire lo sviluppo dei Paesi emergenti e dei Paesi poveri con tecnologie a basso contenuto di carbonio ed energia pulita, per non aggravare il bilancio ambientale del pianeta». Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente, è convinta che l’Italia saprà dimostrarsi all’altezza di questa sfida. In questa intervista ci spiega perché.
Ecomondo: Ministro, qual è il ruolo dell’Italia nelle trattative sul clima?
Stefania Prestigiacomo: Il governo italiano, con la presidenza di turno del G8, ha impresso un’accelerazione al dibattito mondiale sulla lotta ai cambiamenti climatici. Al G8 dell’Aquila, poi, si è raggiunto un risultato straordinario: per la prima volta nella storia i Paesi più industrializzati del mondo e quelli in via di sviluppo hanno messo nero su bianco l’impegno di contenere le emissioni di gas serra in modo da non superare al 2050 la soglia dell’incremento di due gradi della temperatura mondiale.
Ecomondo: Prevede che i leader mondiali giungeranno a un accordo? A quale prezzo e a quali condizioni?
Prestigiacomo: Raggiungere un accordo di portata storica significherà vedere unite per la prima volta, in uno sforzo comune per la salute e lo sviluppo del pianeta, tutte le economie del mondo, impegnate ciascuna per la propria parte secondo il principio delle responsabilità comuni ma differenziate. Oggi la strada verso Copenhagen sembra meno ripida e il merito è in gran parte della “diplomazia” italiana nel porre con forza la questione della difesa dell’ambiente, coniugata però con un progetto di sviluppo ecosostenibile che possa far crescere il benessere dei cittadini e del pianeta.
Ecomondo: L’Italia, che ha contestato i costi del pacchetto clima-energia dell’Ue, sarà pronta a sottoscrivere un accordo sul clima che sia in linea con le indicazioni degli scienziati?
Prestigiacomo: Oggi sono necessari interventi concreti, mirati a obiettivi utili, misurabili per l’ambiente e sostenibili economicamente. Altrimenti, come è accaduto nel recente passato, si assumono impegni a uso mediatico che rischiano di essere pericolosissimi per il sistema-paese e per i cittadini. Per queste ragioni mi sono battuta con estrema determinazione in sede europea durante la discussione del pacchetto clima-energia per sostenere la posizione italiana. Le nostre richieste sono state accolte, ottenendo modifiche nella direzione dell’equità, della sostenibilità economica e ambientale e della tutela degli interessi nazionali nell’ambito dei condivisi obiettivi europei. Conciliare ambiente e sviluppo si può e si deve.
Ecomondo: Gli scienziati stanno rivedendo le loro previsioni e affermano che il cambiamento climatico avanza a ritmi molto più veloci e allarmanti di quanto stimato in precedenza. Ciò significa che è necessario agire subito. In quest’ottica la scelta nucleare dell’Italia non richiede tempi troppo lunghi? E non si rischia che gli investimenti ingenti che richiede il nucleare dirottino risorse utili per lanciare le fonti alternative?
Prestigiacomo: Il nostro è il Paese europeo con i maggiori incentivi per le rinnovabili ed è necessario proseguire su questa strada per potenziare un settore in forte crescita. Io credo che nessuna singola fonte sia “la” soluzione al problema energetico e per questo bisogna puntare al mix energetico. Il progetto del governo per il ritorno al nucleare si svolgerà con le massime garanzie e i massimi controlli, nei tempi richiesti dalla complessità di un simile programma. Mi rendo conto che ci possono essere delle perplessità, per quanto riguarda ad esempio l’individuazione dei siti dove costruire le centrali, e ritengo infatti che sia impensabile decidere per decreto senza il consenso delle popolazioni locali. Detto questo, ci saranno tanti vantaggi per i territori che alla fine si potrà arrivare a scelte condivise.


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