Mondo

Pacifismo alla svizzera

Al di là delle Alpi brilla la stella della pasionaria antimilitarista.

di Luca Fiore

Si chiama Micheline Calmy-Rey ed è la donna che ha dato una spallata alla abitudinaria e affidabile diplomazia elvetica. Ministro degli Esteri socialista, occupa spesso le prime pagine dei giornali locali con il suo sorriso sgraziato e il suo caschetto bruno striato di mèches bionde. Alla vigilia del World economic forum di Davos, ha dichiarato che avrebbe partecipato a condizione che Colin Powell accettasse di incontrarla. Dichiarazione poco compassata e inusuale per gli standard confederali, che ha sollevato un vespaio mai visto. Powell alla fine accettò l’incontro e stette ad ascoltare la ministra che gli ricordava come la Svizzera fosse contraria a un intervento in Iraq a meno di una seconda risoluzione dell?Onu. L’ultima mossa è stata quella di promuovere la conferenza internazionale dal titolo Humanitarian meeting Iraq prevista per il 15 e 16 febbraio a Ginevra con lo scopo di coordinare per tempo gli aiuti umanitari. Secondo la ministra il compito della Svizzera è di fare “tutto il possibile” per alleviare le sofferenze della popolazione. In patria, Calmy Rey è stata però molto criticata per aver inaugurato l’era della diplomazia esibizionista e per aver messo in moto la macchina umanitaria in anticipo.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.