Welfare

Processo breve, accordo a nervi scoperti

Compromesso fra Berlusconi e Fini sui provvedimenti per la giustizia, la tensione resta alta fra i due leader

di Franco Bomprezzi

Sorriso di facciata a denti stretti dopo l’incontro incandescente fra Fini e Berlusconi. Il frutto delle due ore di colloquio fra i due leader del Pdl è l’accordo sul processo breve, ma senza prescrizioni brevi, come voleva il premier. I giornali registrano e commentano la giornata politica.

“Accordo sul processo breve”, il compromesso fra Fini e Berlusconi sulla giustizia è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi. Esclusi gli interventi sulla prescrizione. Così via Solferino ricostruisce l’incontro: Due ore di faccia a faccia. Per parlare di giustizia. E stabilire l’agenda del governo sulla riforma dei processi. Alla fine del colloquio con Fini, Berlusconi appare soddisfatto: «È andata bene» dice il premier. Che non aggiunge altro. Poco dopo, tocca al presidente della Camera delineare, in un’intervista a SkyTg24, i punti del patto tra i due leader del Pdl. Fini annuncia innanzitutto che nei prossimi giorni sarà presentato un disegno di legge per garantire tempi brevi per i processi. «Il premier – ha assicurato il presidente della Camera – ha garantito stanziamenti in finanziaria» per il settore della giustizia. Niente «prescrizione breve», però, ha precisato Fini. «Si tratta di un’ipotesi impraticabile» ha dichiarato, spiegando che l’idea è stata scartata per l’impatto che potrebbe avere su migliaia di processi. L’ex leader di An afferma poi che parlare di immunità parlamentare non è «uno scandalo». La terza carica dello Stato osserva: «Abbiamo in Italia un assetto di tipo legislativo originale. Mentre infatti i parlamentari nazionali non godono di alcuna immunità, quelli europei sì. Già questa considerazione dimostra che discutere dell’opportunità dell’immunità parlamentare non è un’ipotesi che deve destare scandalo». Tuttavia, precisa Fini, «non deve essere impunità: bisogna garantire che vi sia per il potere legislativo la possibilità che la Costituzione definisce, cioè di agire in piena autonomia senza per questo limitare il diritto del potere giudiziario di indagare e stabilire la verità dei fatti». Interessante il retroscena di Francesco Verderami “Il premier evoca la slealtà. Ma Letta lo convince: non ci sono altre soluzioni”. Le tensioni nascerebbero in particolare dalle frasi del cofondatore sul Pdl-caserma. Intanto il Pd apre sul presidenzialismo. “D’Alema e il presidenzialismo: «Meglio del sistema attuale!”, «ma – aggiunge – servirebbe un Parlamento forte che bilanci l’esecutivo».

LA REPUBBLICA apre sulla politica: “Processi veloci, via libera di Fini”. Due ore di faccia a faccia tra il presidente della Camera e il premier per arrivare a un accordo: la riforma della giustizia sarà disegno di legge in Parlamento mentre è stata accantonata la via della prescrizione breve. Tre pagine interne, dalla 2 alla 4, per spiegare in cosa consista. La novità principale è la durata: i processi non potranno durare più di sei anni. Varrà solamente per gli incensurati (il che potrebbe aprire comunque dubbi di incostituzionalità) e anche per i processi di primo grado in corso (come appunto quelli che riguardano il premier). Nel retroscena si spiegano i toni accesi del’incontro: toni accesi per due ore tanto che alla fine Berlusconi se n’è andato furioso. «Fini è proprio un ingrato, se il clima è questo allora è meglio andare al voto» avrebbe detto a Letta. Il fatto è che questa riforma non lo garantisce dai processi come aveva sperato. «Devo dire grazie ancora una volta a Napolitano che si è messo di traverso e a Fini che si è fatto portavoce delle imposizioni del Colle». La riforma dovrebbe essere approvata prima di Natale. Quanto alle reazioni, Bersani dice no a norme cancella-processi (in corso). Mentre è d’accordo con una riforma che modifichi i meccanismi organizzativi per arrivare a sentenze rapide. Più critico Di Pietro: «spiace che al gioco criminale di questo Parlamento si sia prestato da ultimo il presidente della Camera».

IL GIORNALE non nasconde il burrascoso incontro a Montecitorio sui temi della Giustizia e titola in prima “Fini vuole affossare Berlusconi” tanto che il Premier strappa al recalcitrante alleato soltanto un disegno di legge che pone un limite di sei anni alla durata dei processi. E tra i due scende il gelo. Prima del fondo di Sallusti che scrive: «Le dichiarazioni ufficiali al termine del colloquio dicono che è andata bene. Ma non è così. Sul piano personale fra i due politici è andata male. Anzi malissimo» colpisce la lettera di Sandro Bondi che  è introdotta dal titolo “E Gianfranco nel libro dimentica il suo passato fascista e Silvio”. Il coordinatore del PdL partendo dall’analisi pubblicata ieri sul Foglio relativa al pamphlet di Gianfranco Fini scrive: «Quando si crea una dialettica politica ognuno ha il dovere di far valere le sue idee e di sostenere il proprio punto di vista, in uno spirito di solidarietà di partito e di amicizia personale». «La terza carica dello Stato non cita l’ideologia da cui nacque il Msi e non spiega il suo incontro con il Cavaliere» e infine «l’ex leader di An può rafforzare il Popolo della libertà oppure essere la causa del suo fallimento».

“Accordo sul processo breve”, titola il SOLE 24 ORE in taglio basso in prima. C’è l’accordo per il tetto massimo di sei anni per gli incensurati per i tre gradi di giudizio, ma il niet di Fini sulla prescrizione breve. Il commento di Stefano Folli sulle ricadute politiche è a pag. 23: “Ora è chiaro che la minaccia del voto anticipato non esiste”: «Un disegno di legge che prescrive tempi e modi del futuro «processo breve» (al massimo sei anni nei tre gradi) in luogo di un intervento diretto e brusco, volto a sforbiciare i tempi della prescrizione. Ecco il compromesso emerso dall’incontro tra Berlusconi e Fini. Il massimo del compromesso possibile, si potrebbe dire, fra due personaggi che non vogliono spezzare il loro legame politico, ma che ormai si guardano con reciproco sospetto. (…) La linea intransigente («o con me o contro di me») rischiava di essere disastrosa sotto il profilo politico e foriera di gravi incomprensioni sul piano istituzionale. (…) Il vantaggio per il premier è evidente, perché si avrebbe comunque la prescrizione dei processi che lo riguardano. Ma la legge in prospettiva può anche servire a dare ai cittadini un sistema processuale più rapido- (…). Nella stessa pagina Donatella Stasio misura l’impatto del provvedimento sui processi di Berlusconi: «Estinti Mediaset e Mills ma non Mediatrade-Rti», visualizzato anche in una grafica.

ITALIA OGGI dedica all’accordo tra Berlusconi e Fini sulla giustizia una pagina. Nella parte alta a firma di Franco Adriano “Berlusconi punta all’immunità” in cui si sottolinea come «l’incontro tra i due è andato proprio male sotto il profilo del rapporto personale». Secondo il quotidiano economico infatti il vis-a-vis tra i due è stato incandescente  e teatro di scambi anche pesanti. In ogni caso come era già noto niente salvacondotto per Berlusconi ma si «all’introduzione del processo breve, su cui perfino il Pd avrà difficoltà a votare contro, visto che lo ha già votato compatto con il governo Prodi». Nel frattempo i giuristi del Pdl lavorano sull’immunità parlamentare.
In taglio basso invece un articolo di Giulio Genoimo “L’accordo tra Silvio e Umberto è politicamente blindato” che sottolinea come l’uscita dagli impicci da parte del premier sia dovuta ad un baratto con posti e potere in favore della Lega. Oggi solo due prendono le decisioni secondo Genoimo «Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Tra i quali oggi intercorre un rapporto che va ormai molto al di là dell’interesse politico», sembra che il capo del governo veda in Bossi una sorta «di fratello sfortunato e saggio». Dunque oggi Berlusconi «può contare come non mai sull’appoggio del Senatur».

Al fatto politico di giornata IL MANIFESTO dedicata una nota di Micaela Bongi che inizia in Prima (dedicata all’irruzione all’Eutelia presidiata contro i licenziamenti) dal titolo significativo “Lo scudetto di Fini”, in cui la notista mette in fila tutte le questioni che dividono il premier dall’ex presidente di AN “che continua a comportarsi da leader politico più che da terza carica dello Stato”, scrive la Bongi. Questioni che oltre la partita sulla Giustizia annovera quella delle candidature alle Regionali su cui il confronto continua ad essere rimandato. Riguardo alla Giustizia scrive IL MANIFESTO “Che sia stato trovato un accordo tra i due è vero sino ad un certo punto”, visto che l’accordo sul ddl per processi brevi mette il premier al riparo sui processi Mills e Mediaset-diritti tv, ma non su quello ancora in fase istruttoria di Mediatrade. La cronaca politica di giornata di Matteo Bartocci che occupa quasi interamente pag. 5, significativamente titola “Sui processi di Silvio Fini cede a metà”.

“Solo una mini-intesa tra Berlusconi e Fini”. AVVENIRE affronta il colloquio fra il premier e il presidente della Camera in una pagina all’interno dell’edizione di oggi con richiamo in prima. I pezzi dei cronisti sottolineano la “freddezza” del rapporto fra i due: «La rottura sembra insanabile. Non c’è accordo sulla giustizia. E non c’è accordo sulle Regionali. Il vertice allargato a Bossi per chiudere la partita viene rinviato ancora». Il pezzo di apertura racconta il laborioso compromesso raggiunto ieri. «Scartata da Fini la prescrizione breve, si è cominciato a ragionare di processo breve. 

Questo significa che sarà messo un limite temporale ai processi penali, che dovranno durare – solo per gli incensurati – non più di sei anni per tutti e tre i gradi di giudizio». Fini ha ottenuto che questa norma venga presentata con un disegno di legge di iniziativa parlamentare e non con un decreto governativo, scrive AVVENIRE.  Inoltre il processo breve, secondo il presidente della Camera, dovrà essere accompagnato da un cospicuo aumento di fondi per la macchina giudiziaria, «perché in molti casi la lentezza dipende dal fatto che i tribunali sono in forte disagio». In ambienti Pdl, scrive AVVENIRE ieri si è fatta avanti l’ipotesi di provare a inserire nel disegno di legge sulla durata dei processi un emendamento sulla prescrizione breve. Oggi ci sarà il faccia a faccia tra Ghedini, presidente della Consulta del Pdl nonché difensore del premier, e l’Associazione nazionale magistrati. In taglio basso la posizione del Pd espressa da Bersani: «Siamo d’accordo su una riforma che modifichi i meccanismi organizzativi perché si arrivi a sentenze rapide nel rispetto dei diritti delle vittime» ma se la maggioranza «intende annullare i processi in corso non possiamo esserci».

“Giustizia, compromesso nel Pdl”, è il titolo di apertura de LA STAMPA. Il commento politico è affidato a Luigi La Spina “Il premier salvato solo a metà”: «Il capo del governo voleva un accordo che sostanzialmente gli consentisse di ottenere gli stessi risultati concreti che gli assicurava quel lodo Alfano bocciato dalla Corte Costituzionale, cioè l’immunità fino alla fine del mandato a Palazzo Chigi. L’intesa con Fini, se si tramuterà in legge, lo salverà dal rischio di una imminente condanna in tribunale, ma i più brevi termini di prescrizione non possono escludere, per il futuro, che sia indagato e processato per altre imputazioni. Nell’accordo con il presidente della Camera, inoltre, non figurano norme che possano eliminare o ridurre l’obbligo, da parte Mediaset, di versare a De Benedetti i famosi 750 milioni di risarcimento per la causa Mondadori. Anche per Fini non si può parlare di vittoria piena. E’ vero che ha ottenuto l’annullamento della «prescrizione breve», ma, nella sostanza, ha dovuto accogliere la tesi di Berlusconi sul suo diritto a non essere giudicato dalla magistratura italiana per i due processi che erano ormai avviati a raggiungere il traguardo della sentenza, sia pure di primo grado». Il commento più tecnico è affidato a Carlo Federico Grosso: “Tutto inutile se i Tribunali non funzionano”: «Ho l’impressione che l’obiettivo da tempo perseguito da Berlusconi sarebbe in ogni caso assicurato: nei suoi processi pendenti egli riuscirebbe, ancora una volta, a sfuggire al giudizio dei suoi giudici. Insieme a Berlusconi, sarebbero d’altronde graziati centinaia di altri imputati. Caduto il lodo Alfano per violazione manifesta del principio di eguaglianza, per salvaguardare il premier, e nel contempo l’eguaglianza, si rischierebbe un’impunità generalizzata, con buona pace delle vittime dei reati. (…) Perché una riforma dei tempi possa essere credibile, occorrerebbero tuttavia, quantomeno, due condizioni: che essa riguardi soltanto processi futuri, iniziati cioè da magistrati consapevoli fin dall’inizio della durata consentita; che l’imposizione di tempi stretti sia accompagnata da una riforma adeguata nell’organizzazione e nei mezzi, in grado di rendere possibile, nei fatti, il rispetto delle nuove durate. Altrimenti, se ci si limitasse a stabilire nuove regole, ed a disporre l’estinzione dei processi (compresi quelli in corso) in caso di loro inosservanza, sarebbe lo sfracello: centinaia e centinaia di processi estinti».

E inoltre sui giornali di oggi:

CARCERE
CORRIERE DELLA SERA – “Arrestato a Parma, muore in cella”, è il titolo di taglio basso della prima pagina. Dopo Cucchi un’altra inchiesta per omicidio. Giuseppe Saladino, 32 anni, era stato fermato dopo aver violato gli arresti domiciliari per un furto di monetine: «Giuseppe Saladino aveva 32 anni, non era uno stinco di santo, ma nemmeno un delinquente incallito. Qual­che mese fa, era stato con­dannato a un anno e due mesi di reclusione dopo esse­re stato pizzicato mentre fa­ceva incetta di monetine in alcuni parchimetri del cen­tro storico. Una condanna esemplare, come si dice in questi casi, con l’unica conso­lazione di poterla scontare a casa, agli arresti domiciliari, sotto gli occhi della madre, Rosa Martorano. Tutto è filato liscio fino a venerdì scor­so quando, a metà pomeriggio, Giuseppe, non rendendosi forse conto della gravità del gesto, è uscito di casa: di fatto, per il codice penale, si è trattato di una evasione. La sua passeggiata però è stata di breve durata. Sorpreso da una pattuglia della polizia e riconosciuto, è stato im­mediatamente portato nel carcere di via Burla. Addio domiciliari, per lui. Erano le 17 di venerdì quando le por­te del penitenziario si sono chiuse alle sue spalle. Quindi­ci ore dopo, alle 8 di sabato, in casa della madre Rosa è squillato il telefono. All’altro capo del filo c’era il direttore del carcere: voce bassa, tono di circostanza. Racconta la donna ai microfoni di Tv Par­ma: «Il direttore mi ha detto che Giuseppe era morto, che era stata una cosa improvvi­sa, inspiegabile, mi pare ab­bia parlato di un malore. Poi ha aggiunto che aveva volu­to telefonarmi di persona perché aveva preso in simpa­tia il mio ragazzo e perché sa­peva che siamo brave perso­ne… ».

LA REPUBBLICA –  Gli agenti della polizia penitenziaria (i soli che avevano le chiavi della sua cella) sono ora incriminati per omicidio preterintenzionale. La procura farà riesumare il cadavere del giovane, mentre spunta un testimone che dalla sua cella avrebbe visto il pestaggio: gli agenti trascinano Cucchi in corridoio e lo picchiano. Lui che dopo confida: «Hai visto come mi hanno ridotto?». In una breve, LA REPUBBLICA dà notizia della morte di carcere, a Parma, di un altro giovane, Giuseppe Saladino. Arrestato per aver rubato dai parchimetri e morto poche ore dopo l’arresto.

IL MANIFESTO – Il Primo piano de IL MANIFESTO è dedicato alle carceri che, dopo il caso Cucchi, apre un altro caso:  “È l’ora di Lonzi”, la madre di un altro detenuto diffonde le terribili immagini del figlio morto in carcere «per cause naturali» e mostrano un giovane sfigurato, immerso nel sangue. Si tratta di Marcello Lenzi trovato cadavere nel 2003 nel carcere di Livorno

AVVENIRE – “Cucchi picchiato. Sentiti due agenti”. AVVENIRE mette in prima pagina le dichiarazioni dell’avvocato della famiglia Cucchi, che ha confermato che c’è un testimone che dice di aver visto Stefano mentre veniva picchiato nelle camere di sicurezza del Tribunale.  Intanto la politica promuove il Comitato per la verità su Stefano Cucchi, di cui fanno parte parlamentari di destra e sinistra.

CONSUMATORI
IL SOLE 24 ORE – “Pronto il tetto alle tariffe sms – Chiusa l’indagine di Mr prezzi: i gestori si adeguano al limite dei 13 centesimi”: «L’Authority per le comunicazioni ci riprova. Domani il consiglio presieduto da Corrado Calabrò discuterà dell’intervento per fissare un tetto al prezzo degli sms. Il primo tentativo era andato a vuoto vista la forte divergenza tra i commissari. La spaccatura non si è ricomposta, c’è da dire, ma la determinazione di Calabrò stavolta potrebbe essere decisiva. In discussione c’è l’approvazione di una consultazione pubblica per introdurre su base nazionale un limite di prezzo uguale o vicino a quello già imposto dalla Commissione europea a partire dalla scorsa estate per i nessaggi in roaming 13,2 centesimi Iva inclusa)».

SLOW FOOD
LA STAMPA – Oggi giorno di San Martino si festeggia in 224 scuole il progetto “Orto in condotta”, lanciato da Slow Food. «quasi 17 mila bambini oggi, nel giorno di San Martino che segna la fine dell’anno agrario, festeggeranno con insegnanti, genitori e nonni, con merende a base dei prodotti coltivati, degustazioni di marmellate rigorosamente autoprodotte, mercatini e spettacoli teatrali. (…) il rapporto diretto con il suolo può diventare un’occasione straordinaria per educare a un diverso rapporto con il cibo, al valore della biodiversità e al rispetto dell’ambiente». «È forse il progetto meno visibile di Slow Food, ma per molti aspetti il più importante» conferma il presidente nazionale Roberto Burdese. «La nostra associazione si basa su due pilastri: la salvaguardia della biodiversità e l’educazione. Cominciare dai bambini è la cosa migliore, perché si porteranno dietro questa esperienza per tutta la vita».

NOMADI
LA REPUBBLICA – Lezioni di italiano a domicilio per i piccoli Rom del comune di Roma. Due bandi aperti dal municipio scatenano le polemiche: le associazioni delle comunità rom non condividono lo spirito del progetto. Dice Anna Luisa Longo, vicepresidente dell’Opera Nomadi: «i bambini devono socializzare e integrarsi. Questo, leggendo il bando, sembra difficile che accada se non potranno frequentare le aule scolastiche ma dovranno restare un paio d’anni nel campo, tra di loro con un unico insegnante bilingue».

ISCHIA

AVVENIRE – “Un’altra morte nel fango”. AVVENIRE apre l’edizione di oggi con la frana avvenuta ad Ischia, nella quale ha perso la vita una quindicenne travolta nell’auto con i genitori. E’ polemica sulla situazione geologica precaria del 16,5% dell’intera regione. Tra le cause: incendi, cave abusive e un’agricoltura invasiva.


IMPRENDITORI E ONLUS

IL GIORNALE – A pag.24 intervista Riccardo Garrone, il signor Erg, «petroliere per lavoro, filantropo per passione» è il presidente di Mus-e Italia associazione che si occupa di progetti nelle scuole primarie al fine di contribuire all’integrazione fra bambini italiani e stranieri. Nel 2003 la Commissione europea lo giudica uno dei migliori progetti culturali finalizzati all’integrazione. In sintesi: la onlus porta nelle classi gli artisti, soprattutto musicisti con cui coinvolge gli stessi bambini a fare musica, danza e pittura. Ma partecipano anche le famiglie. Lavora già con 15mila allievi delle elementari italiane. Un progetto  di tre anni nelle scuole richiede un finanziamento di 3mila euro. Gli sponsor sono fondazioni bancarie, imprenditori.

GAME
IL GIORNALE – Mohamed Game ha riempito le pagine dei giornali il 12 ottobre scorso: è stato l’attentatore alla caserma Perrucchetti di Milano. Oggi è ancora in ospedale: è cieco senza una mano. E nessuno va trovarlo forse per timore di finire nei guai. Il suo legale, Leonardo Pedone,  commenta «Game non è Riina. Game non fa paura, né pena».


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