Formazione

Il bidello Salvatore non c’è più. Chi consolerà gli studenti?

di Pasquale Coccia

Quest’anno il bidello Salvatore non è più addetto alle pulizie della palestra. I tagli effettuati alla scuola dal ministro Gelmini hanno fatto sì che l’istituto dove insegno dovesse fare a meno di due bidelli, uno dei quali Salvatore, precario arrivato dalla Sicilia. Approfittando della gran quantità di tempo libero, a fine ottobre è venuto a farci visita. È arrivato sulla sua macchina, lucidata di tutto punto, e con giacca e cravatta, quasi a scacciare l’incubo della precarietà. Poi ha voluto a tutti i costi farmi vedere il navigatore satellitare installato nello stereo. Premuto un piccolo tasto, ha fatto uscire dalla radio una base piatta che si è aperta, poi con una punta di orgoglio ha detto: «Professo’, prende tutte le strade d’Europa, 300 euro tutto compreso». Un giorno mi aveva confessato che aveva avuto precedenti penali, prima di mettere la testa a posto e vendere detersivi al mercato, quindi ho capito al volo quel «tutto compreso».
Parcheggiata l’auto in cortile con le portiere aperte, Salvatore ha voluto farmi sentire la qualità dello stereo; dal cruscotto ha estratto un cd e dopo averlo pulito accuratamente l’ha inserito. Si trattava di una summa di canzoni napoletane di Leo Amanti, uno che nella cerchia degli amici del paese di Salvatore va per la maggiore. La scritta annunciava prelibatezze canore assolute: «Melodie che non si dimenticano mai». Devo gratitudine eterna a Beatrice, alunna di V B, che con garbo mi ha ricordato l’inizio della lezione permettendomi di sfuggire le altre orribili canzoni di guapperìa.
Ricordo con piacere Salvatore, perché durante gli esami di maturità è stato lui a consolare Alessia, Sara, Ludovica, Mara e tanti altri studenti che piangevano per gli orali andati così così o borbottavano per le domande carogne. È stata la sua figura intermedia, né genitore né professore, a dare il giusto calore ai ragazzi, “abbandonati” da mamme e papà troppo tesi per i figli esaminandi e da docenti troppo compresi nel distacco pedagogico.

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