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I gruppi di credenti «Dov’è il peccato?»

di Redazione

La loro manifestazione di punta non è il Gay Pride, ma la Veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia. In Italia si celebra da tre anni, il 17 maggio: quest’anno l’hanno organizzata in venti città. Niente catacombe, quindi: il piccolo gregge dei credenti omosessuali, un migliaio in tutta Italia, ha fatto una scelta precisa di visibilità e di testimonianza di Chiesa.
I gruppi di credenti omosessuali in Italia sono 27, di cui 23 cattolici. Quello storico, “Il Guado” di Milano, sta per festeggiare i 30 anni e l’ultimo nato, “Ali d’aquila” di Palermo, ha cinque mesi. Il censimento del movimento sarà presentato nel primo Forum italiano dei cristiani omosessuali (ad Albano Laziale nel marzo 2010), ma un modo per conoscerlo dal di dentro c’è già: è il portale www.gionata.org. Cinquecento contatti al giorno, è gestito da trenta volontari: è uno di loro, Innocenzo Pontillo, 37 anni (nella foto, a destra), che dice: «I rapporti con i vescovi sono ottimi quando li si incontra di persona; a porte chiuse lodano l’impegno dei gruppi che hanno il coraggio di fare “quella pastorale che la Chiesa cattolica non ha ancora il coraggio di proporre”». Il fatto è che «raramente questo si traduce in risultati concreti» e il dialogo «spesso è fatica sprecata». I gruppi hanno trovato casa in una parrocchia solo a Firenze, Roma, Catania, Palermo e le diocesi che hanno avviato una pastorale con le persone omosessuali si contano sulle dita di una mano: Padova, Cremona, Firenze, Torino.
Di che si parla nei gruppi? Di fede e Vangelo molto più che di sesso e morale. Anche se, gira e rigira, si torna sempre a scontrarsi con un magistero che giudica gli atti omosessuali come peccato e invita gli omosessuali alla castità. «Stando al catechismo, un cattolico omosessuale che fa sesso occasionale con sconosciuti può essere assolto, se si pente; se invece ha una storia d’amore, stabile e duratura, con un altro uomo, no. Perché avere una storia implica che si accetti e si reiteri il peccato», spiega Innocenzo. «In realtà molti preti si rendono conto dell’assurdità di queste regole. Uno dei miei confessori, quando gli dissi che ero fidanzato con un ragazzo da due anni, mi chiese: “Lo ami? Gli sei fedele? E allora il peccato dov’è?”».

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