Non profit

Liquido amniotico: c’è chi lo conserva, ma non sa perché

Lo "strano mercato" di un'azienda di Busto Arsizio

di Sara De Carli

Con 980 euro si custodisce per 19 anni. Lo hanno già fatto centinaia di donne. Senza che ne sia stato neppure sperimentato
un uso clinico. Ma il business cresce e il Biocell Center Corporation sbarcherà
negli Usa Il business biotech, per una volta, è made in Italy. Dalla fine di ottobre la Biocell Center Corporation, azienda nata nel 2006 in provincia di Varese, ha una sede a Boston: qui nei prossimi tre anni conta di fatturare 30 milioni di euro e di quotarsi a Wall Street. Il prodotto brevettato che la Biocell lancia sul mercato statunitense è la crioconservazione delle staminali del liquido amniotico: con 980 euro si conservano per 19 anni. A Busto Arsizio lo fanno, primi al mondo, dal settembre 2008 e «le mamme che hanno aderito sono già qualche centinaia», dice Renato Colognato, responsabile Ricerca e sviluppo. «I centri che ci hanno fatto pervenire campioni sono oltre 50 in tutta Italia e l’attività di raccolta incide per il 50% del fatturato», cioè almeno 500mila euro per il primo anno.
Dopo la conservazione per uso autologo delle staminali del cordone ombelicale, è la nuova frontiere del business biotech. Ma mentre con le staminali dei cordoni ombelicali si sono già salvati 8mila pazienti nel mondo, gli studi sulle staminali del liquido amniotico «per quanto interessantissimi scientificamente» sono ancora «molto lontani dalla clinica e comunque ci sono fonti di staminali mesenchimali più semplici da raggiungere e più ricche, come il tessuto adiposo», spiega Licinio Contu, presidente di Adoces – Associazione donatori cellule staminali. «Ha senso conservare qualcosa che altrimenti va perso», replica Colognato. Quanto alla ricerca, è già assodata la capacità di queste cellule di differenziarsi e pure la loro maggiore stabilità rispetto alle embrionali, con meno rischi di degenerazione in tumore: «Le applicazioni riguardano la rigenerazione dei tessuti ossei e cartilaginei, un altro campo di applicazione a breve termine riguarda la pelle e la ricostruzione di parti lese, e a settembre 2009 è partito uno studio mirato sulla retinite che speriamo possa dare risultati nei prossimi due anni».
La conservazione del liquido amniotico non è una proposta per tutti, essendo l’amniocentesi un esame invasivo (il rischio di aborto è compreso fra lo 0,2 e il 2%): tant’è che il Codice etico dell’azienda precisa che «l’amniocentesi viene fatta per ragioni indipendenti dalla volontà di conservare le cellule» e che «per evitare ogni possibile conflitto di interesse» Biocell non fa l’amniocentesi a chi vuole conservarle. La mamma si impegna a donare il liquido, qualora servisse, e l’azienda a garantire alcune conservazioni gratuite, mentre «ogni utile operativo derivante da questo servizio» andrà alla ricerca sulle staminali. L’ultima nota: una legge su questa materia non c’è, ma «ciò che la legge non regolamenta e non vieta è liberamente ammesso», precisa Colognato. Però.


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