Mondo
Le diseguaglianze creano fame
Meno diritti per le donne, più malnutrizione. Che è ancora un'emergenza in 29 Paesi del mondo
La fame va di pari passo con la diseguaglianza fra uomo e donna. È la conclusione alla quale giunge l’Indice globale sulla fame nel mondo (Global Hunger Index 2009), che le ong di Link 2007 presenteranno nella sua versione italiana il 12 novembre alla Farnesina.
Nonostante le politiche messe in atto per combattere la fame, in 29 Paesi del mondo la malnutrizione ha ancora i contorni dell’emergenza e in 13 la fame è addirittura aumentata. Il rapporto, realizzato dall’International food policy research institute (Ifpri) di Washigton, dall’ong tenedesca Welthungerhilfe e quella irlandese Concern Worldwide, analizza i dati Paese per Paese dal 1990 fino agli ultimi disponibili, quelli del 2007.
«La mappa delinea uno scenario precedente rispetto alla crisi economica e alimentare degli ultimi due anni» spiega Stefano Piziali del Cesvi, che presenterà l’Indice al ministero degli Affari esteri, «ma proprio per questo aiuta a individuare le aree e i Paesi del mondo già di per sé vulnerabili, dove l’impatto della crisi può avere le conseguenze più gravi».
Dei tredici Paesi dove il livello di fame è aumentato, dieci si trovano in Africa. Si tratta di Burundi, Ciad, Eritrea, Etiopia, Sierra Leone e Repubblica Democratica del Congo. In quest’ultimo Paese la sicurezza alimentare si è deteriorata addirittura del 50 per cento. Colpa dei conflitti e dell’instabilità politica, sottolinea il rapporto dell’Ifpri: sono questi due fattori a incidere in modo pesante, in questo e negli altri Paesi africani.
Ma la novità più eclatante che emerge dai dati è la correlazione tra fame e disparità di genere. I ricercatori hanno sovrapposto il Global Hunger Index con il Global Gender Gap Index, che monitora la disparità fra i sessi Paese per Paese.
«Sovrapponendo i due indici emerge che dove la fame è più grave è presente anche una forte disuguaglianza di genere» riassume Piziali. «Viceversa laddove sono state introdotte politiche che favoriscono la parità fra i sessi sono stati compiuti passi significativi per uscire da una situazione di malnutrizione».
Il modo migliore per combattere la fame, concludono le ong di Link 2007, è migliorare i servizi sanitari ed educativi nelle aree più periferiche dei Paesi a rischio garantendone l’accesso a donne e bambine.
«Se si vuole affrontare in modo serio il problema della fame è necessario farlo non solo in ambito agricolo o alimentare ma portando servizi laddove le strutture statali sono meno presenti» afferma Piziali. «Il rapporto ci dice che la tendenza a individuare un problema e ad agire in modo selettivo su quel problema non paga. Le ong invece da tempo sostengono che bisogna agire in modo orizzontale per ottenere risultati duraturi».
«Il rapporto è illuminante perché evidenzia che non basta affrontare il problema della sicurezza alimentare solo in ambito agricolo con un approccio tecnico» conclude Piziali «ma che il vero salto qualità si ottiene rafforzando strutture sanitarie ed educative. E in particolare garantendone l’accesso alle ragazze e alle donne».
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.