Economia

Guzzetti: «sosteniamo il risparmio e le imprese»

Ecco una sintesi dell’intervento del presidente dell’Acri

di Maurizio Regosa

 

Si è celebrata ieri a Roma, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, l’85ª edizione della Giornata Mondiale del Risparmio, organizzata dall’Acri, l’associazione delle Casse di tisparmio e delle fondazioni di origine bancaria e dedicata a Risparmio ed economia reale: la fiducia riparte dai territori.

 Insieme al presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, sono intervenuti – fra gli altri – Giulio Tremonti, il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi e il presidente dell’Abi Corrado Faissola. Ecco una sintesi dell’intervento di Giuseppe Guzzetti sulle fondazioni, le banche  e il sostegno del risparmio.

Un periodo complesso

«Questa Giornata mondiale del risparmio si pone nella fase finale di un periodo molto difficile» – ha detto Giuseppe Guzzetti – «La speranza comune è che il fondo sia stato toccato e che una ripresa non sia ormai lontana. L’andamento di alcuni indici economici legittima qualche speranza. Ci aspetta comunque un futuro impegnativo: si dovrà drenare l’imponente liquidità monetaria immessa nel sistema in questi mesi, ridimensionare i disavanzi pubblici, avviare un’ampia riforma del sistema finanziario internazionale capace di sanare i molti punti di debolezza messi in evidenza dalla crisi recente. Tutto questo senza far mancare un adeguato sostegno all’attesa ripresa economica».

Le fondazioni

«Per parte loro, le Fondazioni di origine bancaria nel ruolo di azioniste di molte banche italiane – di grandi, medie e piccole dimensioni – in questa crisi si sono comportate responsabilmente», ha spiegato Guzzetti, «hanno sostenuto le banche anche a prezzo di sacrifici significativi, come la rinuncia all’assegnazione di dividendi o la sottoscrizione di impegnativi aumenti di capitale. Questo, peraltro, non vuol dire in alcun modo che esse possano o intendano arrogarsi un diritto di deroga al proprio ruolo di investitori istituzionali: le Fondazioni continueranno ad interpretare correttamente la propria funzione di azionisti, che hanno il dovere e il diritto di esprimersi nelle sedi assembleari deputate, distinguendo tale funzione da quella dei manager, ai quali spetta la conduzione delle banche, senza ingerenze e interferenze nella gestione».

«Oltre che una decisione basata sulle prospettive future del sistema bancario, la decisione delle fondazioni di rafforzare patrimonialmente le banche assolve una funzione sociale fondamentale, visto il ruolo di queste imprese per l’economia reale. L’articolo 47 della Costituzione assegna al credito una funzione sociale importante; allo stesso tempo l’articolo 41, relativo alla libertà di iniziativa economica, legittima una visione – e un’identità – delle banche come imprese: l’impresa banca, appunto».

Le banche e le imprese

«In questi anni una parte delle imprese italiane ha migliorato la propria struttura finanziaria, soprattutto allungando l’orizzonte temporale del passivo. Le banche hanno prima sollecitato e poi accompagnato il realizzarsi di una più equilibrata distribuzione delle scadenze. La fragilità finanziaria rimane, tuttavia, un aspetto non secondario del profilo delle nostre imprese, una caratteristica che l’attuale crisi economica evidenzia in tutta la sua gravità…». «La banca», ha aggiunto il presidente dell’Acri, «ha il dovere di accompagnare l’impresa anche nei momenti di difficoltà. Essa, però, sottoscrive con i suoi depositanti l’impegno altrettanto importante di non assumere rischi impropri. Le richieste delle imprese devono essere analizzate con rigore per stabilire se si tratta di una temporanea carenza di liquidità o, al contrario, di una crisi di prospettive difficilmente reversibile. Credo che in un contesto difficile come l’attuale le banche italiane abbiano contemperato in modo corretto il loro duplice impegno, verso le imprese e verso i risparmiatori».

«La via d’uscita è in un processo di rafforzamento patrimoniale delle imprese, che da un lato deve vedere protagoniste le imprese stesse, dall’altro può essere facilitato dal soggetto pubblico. Fra gli altri, uno strumento utile potrebbero essere appositi fondi di sviluppo, che vedano la collaborazione tra pubblico e privato, tra banche e associazioni settoriali di imprese, eventualmente con il coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti. Fondi di sviluppo che, da un lato, sostengano quelle imprese che, pur competitive sui mercati per qualità e specificità produttiva, stanno comunque pagando la crisi in termini di fatturato, dall’altro favoriscano quelle aggregazioni tra imprese piccole o medie, utili a contrastarne un’intrinseca debolezza».

«Sgombrato il campo da un improprio ruolo di supplenza di altri attori, dunque, le banche – come stanno già facendo – devono dare il loro contributo al successo dell’intero processo di rilancio del settore produttivo. I dati più recenti dicono che il ritmo di crescita del credito alle nostre imprese rimane ancora positivo, mentre negli altri maggiori paesi europei è azzerato o addirittura in territorio negativo. E questo malgrado l’Italia sia tra i paesi in cui il rallentamento economico e la flessione degli investimenti sono più accentuati».

I risparmiatori

«La crisi economico-finanziaria nella quale siamo ancora immersi ha radici profonde. Gli sforzi di questi mesi sono riusciti ad alleviarne per quanto possibile le conseguenze più immediate. Più modesto, invece, è il consuntivo per quanto riguarda la messa a punto di regole e provvedimenti volti a correggere i fattori strutturali che sono all’origine di questa crisi… Riguardo a ciò a me sembra che da parte di alcuni paesi e di alcune categorie di operatori non ci sia la giusta volontà di arrivare a risultati importanti; mi pare ci sia una certa indisponibilità a mettersi in discussione, l’indisponibilità a misurare quanto i comportamenti pre-crisi siano stati lontani dai fondamenti tanto dell’economia quanto dell’etica».

«Quanto è avvenuto porta importanti insegnamenti anche per i risparmiatori: infatti, non ci sono scorciatoie sicure per l’arricchimento; e gli alti rendimenti degli investimenti sono di norma connessi a rischi altrettanto elevati. Prima di compiere un investimento finanziario occorre che il risparmiatore sviluppi gli approfondimenti necessari a un’adeguata comprensione dei rischi; in caso contrario è meglio che si orienti su prodotti più semplici. La cultura del risparmio e quella finanziaria devono, perciò, crescere ampiamente per iniziativa sia delle banche e degli altri organismi economici e finanziari, sia dei risparmiatori stessi, ma anche dello Stato e delle istituzioni in genere. Anche noi come Acri ce ne facciamo in parte carico mantenendo viva la Giornata Mondiale del Risparmio; e in ambito associativo abbiamo avviato un approfondimento per capire quale ruolo possano svolgere anche le Fondazioni in tema di educazione finanziari»

 


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