Sostenibilità

Calabria, un giorno di ordinaria insostenibilità

Un attivista del WWF racconta

di Redazione

Sveglia, bambini, bisogna andare a scuola! Le merendine “tutto natura” della pubblicità, infarcite di grassi idrogenati, vengono inzuppate nel latte super zuccherato, tanto per dare la giusta carica di energia a chi si appresta ad affrontare una dura giornata di studio e di attività fisica.
Il papà è già al lavoro, ma per fortuna c’è l’auto della mamma che li accompagna fin sul cancello della scuola, altrimenti, con tutti quei libri, ai pargoli gli viene la scoliosi: non a caso le aree urbane dove si registra il maggiore inquinamento acustico (e non solo), sono proprio quelle dove sorgono gli edifici scolastici. Niente si salva dal parcheggio selvaggio frutto dell’amore di mamma: strisce pedonali, marciapiedi doppie e triple file; se poi cadono due gocce d’acqua, i fanciulli goffamente impermeabilizzati vengono condotti a momenti fin dentro le aule, non sia mai si prendono un raffreddore.
Poi subito a fare la spesa, con quelle scorte di alimenti come se dovesse scoppiare una guerra mondiale da un momento all’altro, con tanta carne (altrimenti i ragazzi si sciupano e non crescono più), e tanti insaccati nelle vaschette di plastica che, è vero che si usano un giorno e poi finiscono nella spazzatura, ma vuoi mettere l’igiene? Di nuovo in macchina e di corsa verso casa, tra strade costellate di cartacce, fazzoletti di carta, bottigliette e lattine scaraventate dal finestrino di auto che, a differenza dell’ambiente circostante, sono pulitissime e profumate .
Per fortuna l’allarme per il riscaldamento del pianeta è arrivato fin qui in Calabria, anche grazie all’impegno degli organismi scolastici e degli assessorati all’ecologia che promuovono articolati progetti per il risparmio energetico da presentare ai ragazzi affinché diventino ? loro, i cittadini di domani ? i protagonisti del cambiamento globale.
Ecco allora che i futuri salvatori della Terra sono chiamati a partecipare attivamente ai corsi sulla riduzione degli sprechi, con l’unico inconveniente logistico che li costringe ad aprire le finestre quando i bollenti termosifoni fanno salire la temperatura dell’aula ben oltre i venti gradi.
Un’occhiata al cellulare dopo due, interminabili, ore di astinenza da messaggini, con tante “cappa” che neanche il “placito capuano”, e di nuovo in classe a sfoggiare ombelichi sopra jeans che resistono incredibilmente al prorompere di posteriori e rotoli di grasso .
Va molto meglio nell’ufficio pubblico dove lavora papà: qui il ricambio d’aria è assicurato grazie allo spiraglio lasciato aperto proprio sopra il termosifone, con il duplice risultato di disperdere, insieme al calore in eccesso, anche il fumo delle sigarette che, si sa, a qualcuno potrebbe dar fastidio, tanto da indurre un sensibile addetto allo sportello (è capitato al sottoscritto), ad invitare i più brontoloni fra gli utenti non fumatori, a presentarsi per il disbrigo delle pratiche nei momenti di pausa, tra una sigaretta e la successiva.
Finalmente, come in ogni famiglia che si rispetti, anche quella calabrese a sera si riunisce a tavola, con la tivù sempre accesa per i bambini che conoscono a memoria le sigle dei cartoni e degli sceneggiati persino in inglese o in spagnolo; e poi dicono che i giovani italiani non conoscono le lingue straniere!
Alla fine della giornata il secchio della spazzatura è stracolmo e tocca di solito al povero e stanco genitore andarlo a depositare educatamente nel cassonetto. A patto che non sia troppo lontano, altrimenti, specie se si abita in zone sopraelevate, c’è ancora chi preferisce sbarazzarsene direttamente dalla finestra: è più comodo e si risparmia tempo.
E la raccolta differenziata? Sì, qualche cassonetto c’è, ma separare costa troppa fatica e poi qualcuno che magari non sa leggere o si confonde, butta la plastica in quello della carta e viceversa e quando anche questi sono pieni perché nessuno si preoccupa di svuotarli per giorni, ecco che ci pensa il piromane di turno a bruciare tutto, così si fa nuovo spazio.
Per liberarsi dei cosiddetti ingombranti, non c’è che l’imbarazzo della scelta: per gli amanti del fai da te basta caricarseli in macchina e scaricarli nell’alveo di un fiume (tra i siti preferiti), in attesa della prossima alluvione che si porta via tutto, oppure ai bordi delle strade, oppure ancora, approfittando della favorevole orografia della regione, nel primo burrone che capita.
Chi, al contrario, vuole avere la coscienza pulita, chiama direttamente il proprietario di un furgoncino (il cosiddetto “lambrettista”) e si affida alla sua profonda conoscenza del territorio e della mappa dei siti. Lui saprà di certo dove smaltire quel vecchio frigorifero, la lavatrice ormai arrugginita, il televisore che ha ceduto il posto alla tecnologia al plasma, ma anche i calcinacci e il cesso rotto del bagno ormai ristrutturato.
Ci penseranno poi gli zingari, con le loro moto “Ape” a recuperare tutto il possibile.
Loro sì che sono veri esperti di riciclaggio.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA