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Preoccupazione della Corte dei Conti sulla Finanziaria
La magistratura contabile è stata ascoltata in un'audizione al Senato il 15 ottobre. Pesante critica alla lacunosità dei documenti programmatici
Nell’ambito dei lavori parlamentari relativi all’esame dei documenti di bilancio per il 2010-2012, il 15 ottobre scorso la Corte dei Conti ha svolto l’audizione sul disegno di legge finanziaria 2010 dinnanzi alle Commissioni bilancio riunite del Senato e della Camera.
INADEGUATEZZA DEI DOCUMENTI PROGRAMMATICI
“Premesso che il giudizio della magistratura contabile “sconta anche quest’anno l’inadeguatezza dell’impianto informativo dei documenti programmatici ora all’esame del Parlamento”, si legge in un estratto della newsletter della magistratura contabile, “la Corte osserva che su una manovra di bilancio adottata in condizioni di crisi si devono privilegiare considerazioni sulla tenuta e sulla sostenibilità di medio termine della finanza pubblica, piuttosto che verifiche di breve periodo”.
STIME DI CRESCITA
In linea con il DPEF “la manovra di bilancio rispecchia la scelta di cautela, adottata dal nostro governo, di disporre interventi con effetti nulli sui saldi per il 2009 e il 2010 prevedendo correzioni degli andamenti tendenziali di finanza pubblica solo a partire dal 2011”. Con la nuova Relazione previsionale e programmatica il governo per la prima volta dal giugno 2008 rivede le previsioni in senso migliorativo, con un decremento del Pil più basso del previsto, ma la ripresa dell’Italia in anticipo rispetto al resto dell’area europea (super-indice Ocse) non fa escludere nuove correzioni migliorative da qui a fine anno.
Rimane immutato il quadro di medio periodo, che ipotizza una crescita del Pil del 2 per cento, mentre “qualche elemento di ottimismo”, che poggia sulla considerazione degli effetti positivi sulla crescita attribuiti al programma di riforme strutturali, potrebbe essere contenuto nelle nuove previsioni che ipotizzano – dopo il forte scarto negativo nel 2009 – non solo un rapido recupero dei ritmi di crescita, ma addirittura, per il medio periodo (2011-2013) un saggio di crescita costante del 2 per cento, superiore di circa lo 0,5 per cento annuo alla stima pre-crisi.
MANCANZA DI UN DISEGNO SUL PATTO DI STABILITA’
La revisione migliorativa apportata al quadro macroeconomico non trova, però, immediato riflesso nelle quantificazioni dei saldi di finanza pubblica. Solo a partire dal 2011 il valore tendenziale dell’indebitamento viene abbassato rispetto alle stime contenute nel Dpef di giugno. Il minore disavanzo corrente atteso per il 2010 – 2013 deve essere attribuito quasi esclusivamente alla spesa per interessi. Tutte le altre voci di spesa sono invece previste in aumento. Manca, per ora, “un chiaro disegno di modifica dei meccanismi di funzionamento del Patto di stabilità interno”, su cui nel 2009 si è dovuto intervenire più volte proprio per attenuarne gli effetti distorsivi sulle scelte di investimento delle amministrazioni locali.
COPERTURE INDEFINITE E DAGLI ESITI INCERTI
Dal lato delle entrate correnti, si osserva un riallineamento alle previsioni del Dpef a partire dal 2010, fino ad arrivare a un maggior gettito di 1,2 miliardi nel 2013. La perdita permanente di imposte indirette (1,5 miliardi) è infatti compensata da un aumento di 2,5 miliardi dei contributi sociali. Un incremento non trascurabile di cui, però, i documenti non forniscono una adeguata motivazione. La Corte avverte, inoltre, che “il ricorso a forme di copertura tuttora indefinite (scudo fiscale) o dagli esiti incerti (lotta all’evasione ed elusione fiscale) ripropone una questione già in passato sollevata dall’Istituto: il rischio di coprire maggiori spese o minori entrate strutturali (come quelle recate dall’art. 2 della finanziaria 2010) con maggior gettito frutto di quantificazioni ex ante inadeguate e poco trasparenti e non verificabili a consuntivo”.
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