Non profit

Sì a una cooperazione più “verde”

La sostenibilità ambientale deve essere al centro delle relazioni internazionali e non un settore a parte, dicono i promotori della Carta di Trento

di Redazione

Promuovere uno sviluppo sostenibile che non fa incetta di risorse ambientali, inverte il processo di riduzione della biodiversità, preserva la capacità ri-produttiva degli ecosistemi naturali, dimezza il numero di persone che non ha accesso all’acqua potabile. È uno degli obiettivi principali della “Carta di Trento”, per una nuova visione e una nuova pratica della cooperazione internazionale.

Il testo della Carta è l’esito di un’elaborazione comune avvenuta tra attori della cooperazione internazionale. Ciò è avvenuto all’interno della World Social Agenda (WSA) e, quindi, di un programma di eventi, appuntamenti, laboratori ed iniziative rivolti alla società civile, alle scuole e agli enti locali del Veneto e del Trentino Alto Adige. La WSA è promossa dalla Fondazione Fontana Onlus. Dal 2008 fino al 2015 intende promuovere riflessioni ed azioni per contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio indicati nel 2000 dalle Nazioni Unite.

«La cooperazione internazionale che vorremmo promuove la sostenibilità ambientale, riconosce la reciproca relazione degli esseri viventi nello spazio (attenzione e responsabilità verso ogni parte del mondo) e nel tempo (attenzione e responsabilità verso le generazioni future) e transita da una logica di sfruttamento ad una di conservazione e rigenerazione delle risorse» scrivono gli organizzatori in un comunicato. «La Carta di Trento ci propone un’inversione di pensiero circa la sostenibilità ambientale nei processi di cooperazione internazionale: non ritenere più la questione ambientale un argomento per specialisti, ma un tema trasversale che riguarda tutti, e tutte le relazioni internazionali».

La Carta suggerisce degli “Orientamenti Verdi” per fare cooperazione contribuendo alla sostenibilità ambientale, come “la riappropriazione, da parte dei territori, del tema dello sviluppo e della gestione ambientale, mediante processi partecipativi”, “l’introduzione di criteri di sostenibilità ambientale tra i requisiti per la selezione dei progetti di cooperazione internazionale” e la “promozione dell’educazione ambientale e delle buone prassi”.

«L’aspetto interessante della Carta di Trento» dice Marco Rovero del Museo Tridentino di Scienze Naturali «è che per la prima volta l’ambiente viene trattato come un tema trasversale sia nel locale che nel globale. Adesso il nostro auspicio è che non ci si fermi agli intenti ma che questa Carta si traduca in un modus operandi».

«Per quanto il Trentino sia una realtà abbastanza virtuosa dal punto di vista ambientale» afferma Luciano Rocchetti, del Servizio Solidarietà internazionale della Provincia di Trento, «è stato calcolato che abbiamo un debito di 300.000 tonnellate di Co2 emesse pari ad un milione di euro. Vogliamo che il 10% di questa cifra sia destinato, attraverso un bando ad hoc, a progetti di riforestazione o di lotta alla deforestazione per arrivare ad essere una Provincia ad emissioni 0. Il nostro intento è studiare la modalità affinché venga inserita la valutazione d’impatto ambientale in ogni progetto di solidarietà internazionale».

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