Non profit
Avib: «è finita l’epoca degli aiuti umanitari»
A pochi giorni dal meeting sulla cooperazione Italia/Bielorussia, il documento di AVIB
di Redazione
«L’epoca dei cosiddetti “aiuti umanitari” va conclusa». Così scrive il presidente di AVIB, Raffeale Iosa, alla vigilia del meeting sulla cooperazione Italia/Belarus che si terrà a Minsk il 2 e 3 novembre 2009.
“Dagli aiuti umanitari alla cooperazione”, è il titolo del documento. «È finita l’epoca degli aiuti umanitari se questi vogliono dire aiuti usa e getta o di soluzione di emergenze (dal cibo alle siringhe per fare un esempio), e soprattutto culturalmente conclusa perché vorrebbe altrimenti dire continuare a considerare la Bielorussia subalterna a fronte di un popolo invece orgoglioso», scrive Iosa. «E’ giunta l’epoca della “cooperazione a tutto campo”, reciproca e bilaterale. I nuovi rapporti tra Italia e Bielorussia vanno su questa strada: dalla demonizzazione alla cooperazione bilaterale, economica, sociale, culturale. Non più carità o disinteresse, ma amicizia a reciprocità».
Vuol dire che è finita la solidarietà in Bielorussia, il ruolo del volontariato? «No, l’opposto! Vuol invece dire individuare contenuti, modalità e obiettivi diversi dal passato». Perché oggi, spiega Iosa, «il problema della Bielorussia non è tanto legato alla ricchezza interna o al tasso di sviluppo, ma ad alcune grandi contraddizioni sociali che pesano ancora per uno sviluppo di vero benessere di tutta la società. Bisogna trovare un “cuore vero” al nostro impegno, che parta da loro non da noi».
Il cuore dell’impegno sociali dell’Italia in Bielorussia è per Avib legato ai bambini e giovani e agli interventi sociali di de-istituzionalizzazione. È qui che «l’esperienza italiana può essere di aiuto, senza ricatti: la nostra pratica trentennale di inclusione (es. chiusura orfanotrofi, integrazione scolastica disabili in scuole normali) ci dà un valore aggiunto che possiamo offrire agli amici bielorussi con una cooperazione non colonialista».
Efficacia
Il diverso approccio di Avib, d’ora in poi, arriva alla fine del documento: «Da 20 anni le iniziative di volontariato italiano in Belarus pullulano. Ma non vi sono reali riscontri di efficacia su quello che abbiamo finora svolto. Anzi: ricordiamo con disappunto come la pressante richiesta dell’ex ambasciatore Norberto Cappello di raccogliere più dati possibili sulla cooperazione andò quasi deserta, come se il volontariato volesse “nascondere” quello che fa. Di fatto nessun dato ci dice la qualità del nostro impegno né sono attendibili i dati autoreferenziali interni senza indicatori imparziali».
E ancora: «L’idea di cooperazione a tutto campo vale con stili nuovi per le nostre istituzioni ma anche per le associazioni. Una buona cooperazione si fonda su tre principi: il co-finanziamento (no regali a perdere), la co-progettazione (no a offerte chiavi in mano colonialiste) e la prospettiva (non regalare un pesce, ma insegnare a pescare). Dopo 20 anni di volontariato pur encomiabile, è ora di fare un passo in avanti.
Come?
«Ritentiamo giunta l’ora che l’Europa, l’Italia, e le nostre Regioni attivino la cooperazione decentrata per la Bielorussia con finanziamenti strutturali di vicinato, nei quali il terzo settore sia protagonista di progetti finalizzati, condivisi e fuori da frammentazione e casualità, ispirandosi anche al lavoro svolto dalla Regione Autonoma Sardegna, che da 5 anni è fortemente presente in Bielorussia con progetti innovativi sia per contenuto che per forma di realizzazione concreta».
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.